Che quello del creator/influencer sia un lavoro, non lo scopriamo certo ora. Soprattutto su queste pagine, dove oltre un anno fa abbiamo raccontato della scuola che insegna a farlo, abbiamo parlato delle agenzie che curano le carriere di chi svolge questa professione e anche fatto l’esempio di una giovane americana che solo da YouTube guadagna 225mila dollari l’anno.
Il dato era riferito al 2020, ma il discorso resta valido. Perché il discorso dei soldi è sempre valido: se quello del creator/influencer è un lavoro vero, quanto se ne ricava? Quanto ci si può mettere in tasca? Tanto, come conferma il recente report di DeRev, società di strategia e comunicazione digitale, che ha aggiornato ai valori del 2022 il listino prezzi del cosiddetto influencer marketing in Italia.
Sfogliandolo si capisce che i compensi più alti spettano a chi è attivo su YouTube e TikTok, mentre rispetto al 2021 è crollato il rendimento di Facebook; i settori più attivi sono quelli della moda, dei viaggi e del cibo, mentre aumentano i profili dedicati a economia e finanza e ci si inizia ad affacciare sul metaverso.
Nel dettaglio, c’è una crescita imponente per chi lavora su YouTube (+60%), TikTok (+22%) e Instagram (+33%) e un crollo vertiginoso delle quotazioni per Facebook (-35%) e l’aumento dei compensi riguarda tutte le tipologie di influencer, piccoli, grandi o vere e proprie celebrità; di più: se nel 2021 si poteva pagare fino a 60mila euro per un post, nel 2022 un video su YouTube può arrivare a valere anche 80mila euro.
Come ha fatto notare Roberto Esposito, CEO di DeRev, “il mercato è sensibilmente in crescita e il listino fotografa un’economia in piena regola capace di rispondere agli stimoli esterni”, come dimostra il dato di Facebook: “I compensi calano perché sono in flessione le performance stesse della piattaforma”.
In generale, comunque, il mercato dell’influencer marketing è decisamente in crescita, dopo che già nel 2021 aveva registrato un +15% rispetto all’anno precedente, raggiungendo in Italia un volume d’affari di circa 280 milioni di euro e generando 450mila posti di lavoro. A livello mondiale, nel 2021 si era attestato sui 13,8 miliardi (contro i 9,7 del 2020), di cui 3,7 negli USA, con un +26% rispetto al 2020.
E il 2022? Secondo l’analisi di DeRev, si attesterà su un +20% rispetto al 2021, portando il giro d'affari italiano oltre i 335 milioni di euro, con una prospettiva di crescita che punta a superare il mezzo miliardo entro 3 anni. L’andamento è in linea con il trend globale, che aumenterà i volumi fino a 16,5 miliardi di dollari, con oltre 960 miliardi di vendite attraverso i social entro fine 2022.
Per capire di quali cifre si sta parlando a livello di singolo creator, è utile dare un’occhiata alla tabella qui sopra, con la distinzione fra nano, micro, mid, macro e mega-influencer, fatta a seconda delle soglie di follower, leggermente diverse da social a social.
Come detto, le tariffe di Facebook sono in notevole flessione, e un creator può arrivare a guadagnare mediamente il 35% in meno rispetto al 2021: tradotto in euro, significa che chi l’anno scorso portava a casa 15mila euro per un post, quest’anno arriva a malapena a 5mila. Molti creator stanno abbandonando il social di Zuckerberg, dove (secondo DeRev) “l’influencer marketing sopravvive soltanto quando è legato a celebrità come i The Jackal, Maccio Capatonda e il Milanese Imbruttito”.
All’estremo opposto c’è YouTube che, forse anche grazie a Shorts, è il canale che registra l'aumento dei compensi più alto rispetto allo scorso anno (+60%): una menzione di 60 secondi in un video (dunque, non un video dedicato) da parte di uno youtuber che ha intorno al milione di follower arriva a costare 15mila euro. Insomma: dal punto di vista commerciale, 50mila follower su YouTube valgono più di 1 milione di follower su Facebook.
A crescere tantissimo sono pure TikTok e Instagram, che forse è quello che più cerca di rincorrere la piattaforma di ByteDance (rispettivamente, +22% e +33%), con una differenza: su Instagram i creator totalizzano meno interazioni rispetto a TikTok, ma di maggior valore commerciale. Semplificando: su TikTok si raggiungono mediamente numeri più alti, anche e soprattutto in virtù di un algoritmo molto efficace, che però difficilmente si trasformano in azioni concrete da parte del pubblico. Che è il motivo per cui il social cinese sta cercando di spingere sul cosiddetto social shopping.
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