Rubrica emozionale a 360 gradi
Make-up Cucina Styling
Benvenuti e bentrovati nella mia famelica rubrica, mettetevi comodi ho una storia da raccontarvi.
"Cameriere? Chiedo scusa, gradirei giusto un antipasto, qualcosa che possa accompagnare un calice di buon vino e una manciata dei miei pensieri".
"Certo signora, posso consigliarle il pescato del giorno, abbiamo una delicata tartàre di orata, rigorosamente al coltello, condita con olio evo, sale, pepe nero e limone oppure una frittura di paranza con alici di Cetara, calamaretti, gamberi e triglie, servita nel tipico
cuppetiello napoletano.
"Guardi, credo che per ingentilire i miei pensieri opterò per qualcosa che, sappia farmi godere appieno di questo tramonto in riva al mare. Per me un cuppetiello napoletano e un calice di vino bianco, grazie". Nell'attesa decisi di accompagnarmi in una distensiva e curiosa lettura. Tirai su il mio lungo vestito bianco in pizzo Sangallo, tolsi con fierezza il mio cappello in giunco intrecciato a mano, da sapienti artigiani pugliesi, e mio inseparabile cimelio di viaggio, misi le dita sottili tra i capelli ancora sporchi di salsedine, quasi a voler districare qualche sospiro di troppo, levai i sandali in cuoio e dopo aver messo i piedi nella sabbia inizia a sfogliare, in versione Kindle, l'articolo di una tale Marianna Marra e della sua rubrica
sTRUtto & parruCCo sulla testata giornalistica di www.lavoceimpertinente.it.
Titolava: "Apollodoro il 'truccatore' di Kim Kardashian", esplosi in una fragorosa risata, questa qui dev'essere matta, ma se lo sanno tutti che il truccatore di Kim Kardashian è Mario Dedivanovic inventore del contouring. Dev'essere senz'altro squilibrata e anche piuttosto fuori dal mondo. Avevo fortunatamente ancora del tempo a mia disposizione prima della partenza così decisi di proseguire la lettura. Intanto, non so perché, forse a causa della noia, canticchiavo improbabili filastrocche nella mia mente, quando improvvisamente questa tizia, Annamaria o forse Marianna, come si chiama lei, incalza nel suo delirio sostenendo che: "L'arte del make-up, termine la cui invenzione è da attribuirsi al genio creativo del celebre Max Factor già nel lontano 1920, le cui innovazioni gli valsero addirittura un Oscar, è l'arte di: scolpire, smussare, evidenziare, appiattire, dare profondità, allungare, accorciare, avvicinare, distanziare, tramite l'uso sapiente di colori chiari e di colori scuri, giochi di luci e di ombre. Quella del chiaroscuro però era una tecnica già nota nel V secolo a.C. grazie pare al pittore ateniese Apollodòro detto lo "skiagràphos" che significa letteralmente "pittore di ombre", è per questo epiteto, a lui attribuito, che viene indicato, dalle testimonianze, come l'inventore dell'ombreggiatura. La tecnica del chiaroscuro fu in seguito rispolverata "nel 300 dal Cavallini a Giotto, da Duccio a Masaccio, Leonardo teorizzò il concetto di chiaroscuro trasfondendolo in quello di "sfumato", per Michelangelo invece il chiaroscuro serviva a staccare violentemente le figure dal fondo". (1)
"Il pittore irrequieto innamorato della luce e del vero". (2)
Michelangelo Merisi, questo il suo vero nome, fu in tal senso un grandissimo innovatore dando vita a due principali rinnovamenti, la resa nuda e cruda del vero e dal vero e l'utilizzo della luce anche come metafora divina, fu colui "che osserva la natura con occhio imparziale, riprendendo con precisione analitica anche ciò che è brutto o rozzo, poi utilizza la luce per dare evidenza alle forme e concentrare l'interesse su alcuni punti focali". (3)
"Caravaggio sembra volerci dire che solo attraverso la realtà si può giungere alla divinità". (4)
"La luce del pittore squarcia le tenebre e arriva improvvisa agli uomini". (5)
Di punto in bianco smisi di cantare, forse era per davvero un pizzico bizzarra questa Marianna ma citava il vero, il contouring è quindi più semplicemente una tecnica chiaroscurale, eppure non ci avevo mai pensato. È arrivato il cuppetiello, a proposito sapete perché si chiama così? La nascita del cuppetiello o il coppo pare risalire al 1800 circa, nato Napoli, veniva utilizzato dai venditori ambulanti come sorta di involucro contenitore per vendere piccoli pezzi di frittura con lo scopo di sfamare, a prezzi modici, anche le persone meno benestanti, aveva la forma di un cono proprio per poterlo portare agevolmente a spasso tenendolo tra le mani ed era fatto di carta assorbente, pare si chiamasse anche
"oggi a otto" perché tra il venditore e il suo acquirente vi era una tacita intesa, la promessa di poterlo pagare, anche a rate, saldando il debito al massimo entro otto giorni dalla vendita.
Lo omaggiava parlandone già nel lontano 1884 Matilde Serao scrittrice e giornalista, la prima donna italiana ad aver fondato e diretto un quotidiano, il Corriere di Roma, poi il Corriere di Napoli dove creò una rubrica mondana chiamata "Api, mosconi e vespe" che divenne presto famosa. Negli anni venti, la Serao fu numerose volte candidata, addirittura sei, al Premio Nobel per la letteratura ma senza mai riuscire a ottenerlo.
Matilde nel "Il Ventre di Napoli" a proposito del cuppetiello così raccontava: "Dal friggitore si ha un cartoccetto di frittura che si chiama 'fragaglia' e che sono il fondo dei paniere dei pescivendoli, e dallo stesso friggitore, per un soldo, quattro o cinque panzarotti, vale a dire delle frittelline in cui vi è un pezzetto di carciofo, o un torsolino di cavolo, o un frammento di alici". (6)
La frittura di paranza, con la cui terminologia si è soliti indicare i pesci, i costracei e i molluschi contenuti nel coppo e la loro pezzatura, invece prende il nome da una imbarcazione da pesca costiera. Quanto ho chiacchierato.
"Ecco, a lei il conto signora".
Venti euro per un cuppetiello? Mi sa che lo pagherò a otto. Adesso scusatemi, debbo proprio salutarvi perché ho ancora tanta strada da percorrere dinanzi a me, il mio viaggio non finisce qua. Vi spedirò certamente una cartolina. Come sempre grazie per essere stati in mia compagnia, a presto!
● 1 Fonte Sapere.it
● 2 Fonte TRECCANI
● 3 Fonte TRECCANI
● 4 Fonte TRECCANI
● 5 Fonte TRECCANI
● 6 Fonte "Il Ventre di Napoli" di Matilde Serao
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