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Intervista al regista di SHREK il Musical Graziano Galatone - di Marianna Marra

Marianna Marra • 17 gennaio 2025

Graziano Galatone: “Con Shrek ho cercato di mantenere intatta la leggerezza e l’ironia che ne caratterizzano la storia, pur affrontando temi sociali profondi come l’emarginazione, il pregiudizio e il concetto di bellezza. La chiave è stata trattare questi argomenti con sensibilità, senza appesantire la narrazione, ma lasciando che il messaggio emergesse attraverso il divertimento e l’umanità dei personaggi. L’umorismo e la favola diventano strumenti potenti per parlare di inclusione e accettazione, permettendo al pubblico di riflettere con il sorriso, senza mai perdere la magia del racconto.”

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Ideata e a cura di Marianna Marra

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Benvenuti e bentrovati su sTRUtto & parruCCO.


Oggi ospite della mia Rubrica abbiamo Graziano Galatone: attore, musicista, cantante, regista.

Benarrivato Graziano e grazie per essere intervenuto.

Mi piacerebbe iniziare, questa nostra intervista, partendo proprio dalle tue radici.

Graziano tu nasci sotto un cielo benedetto di bellezza, nella terra rossa e cocente degli ulivi argentei, una terra che è zolla ma è anche mare, mare ma anche vento, terra gravida di meraviglie, la Puglia.


  • Graziano Galatone è più cielo, più terra, più mare o più vento?

  In quale di questi 4 elementi ti identifichi maggiormente e perché?

 

Credo di identificarmi in tutti e 4 gli elementi perché il mio lavoro mi ha portato a usare necessariamente il cielo per volare, il mare per raggiungere posti e luoghi dove potermi esibire grazie alla mia arte che serba, grandiosa e inalterata, la voglia di potermi mettere in gioco in ogni posto  e in ogni momento. Cerco di trovare qualcosa che abbia a che fare con il vento e credo di averlo trovato in un collegamento, quello di spingermi sempre oltre le mie aspettative, e questa, è una cosa che mi diverte e mi eccita tantissimo.

 

  • Graziano parte, più precisamente, la prima volta da Palagianello quando, perché e per recarsi dove?

 

La mia prima partenza è stata verso un villaggio turistico, dopo diversi tentativi a Roma di trovare una strada e delle soluzioni per realizzare i miei sogni. In quel momento, quelle opportunità non erano ancora arrivate, così ho scelto un lavoro retribuito in un villaggio turistico. Questa esperienza è stata preziosa, poiché mi ha permesso di crescere e prepararmi ad affrontare grandi palcoscenici. Spesso il lavoro di animatore viene considerato un impiego minore, ma per me, è stato fondamentale: mi ha aiutato a superare alcune difficoltà sceniche e oggi affronto con sicurezza i più importanti palcoscenici in Italia e nel mondo.

 

  • Nasce prima la tua passione per la musica, quella per il canto o quella per la recitazione?

 

Il mio amore per l’arte nasce prima dallo strumento del tamburo, un’eredità ricevuta da mio padre, poi dal canto e infine dalla recitazione. È chiaro che queste tre passioni viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda, e in ogni progetto teatrale, spettacolo o costruzione di uno show, esse si fondono perfettamente. Questo intreccio crea risultati piacevoli, dinamici, pieni di ritmo e capaci di raggiungere un grande successo.

 

-Entriamo nel vivo della tua carriera.

Raggiungi la popolarità con il Musical Notre Dame de Paris” (o come preferisce, più correttamente, definirlo lo stesso Riccardo Cocciante opera popolare”); scritta da Luc Plamondon con musiche di Riccardo Cocciante,  libretto in italiano di Pasquale Panella,   annovera tra i produttori Davide Zard  e Charles Talar, opera tratta dal celebre  Romanzo di Victor Hugo. Con Notre Dame de Paris avete vinto  il titolo di “Guinnes world Record” come Musical di maggior successo, nel primo anno di rappresentazione nell’edizione francese, raggiungendo nel corso degli anni un pubblico complessivo di oltre 4 milioni di persone. In Italia, in 17 anni, avete visitato più di 47 città per un totale di 145 appuntamenti e 1246 repliche complessive, vantando in tutto il mondo, il superamento di oltre 15 milioni di spettatori con 5000 repliche rappresentate. Un successo abnorme.

Graziano, tu hai fatto parte di questo sommo cast interpretando uno dei personaggi principali nel ruolo di Phoebus de Châteaupers, il capitano degli arcieri reali.

Hai dovuto superare ben 7 provini e convincere tra circa 5000 aspiranti.

 

  • A quali emozioni hai attinto per aggiudicarti la parte?

 

Non ci crederete, ma prima di prepararmi per il provino di Notre Dame de Paris non conoscevo affatto questo spettacolo. In quel periodo avevo quasi abbandonato il canto dedicandomi, principalmente, alla musica e lavorando come percussionista nei turni di registrazione. Un giorno, frequentando lo studio di alcuni colleghi, ho conosciuto un insegnante di canto che mi ha proposto di partecipare a questo provino, e incredibilmente, sono stato subito contattato. Da lì è iniziato tutto. Forse ciò che mi ha permesso di superare il provino è stato proprio il fatto di non conoscere, fino in fondo, la grandiosità e la maestosità di questo spettacolo. L’ho affrontato con leggerezza e serenità, senza il peso delle aspettative. A volte, è proprio questo approccio che ti aiuta a superare muri che sembrano essere insormontabili.

 

-Febo  è un personaggio che possiede un forte charme, oserei dire una fascinazione immediata, ma incarna, anche, una certa ruvidezza di pensiero (superficialità, cinismo e meschinità).

  • Come hai lavorato per rendere comprensibile la complessità di questi suoi tratti?
  • In che modo sei riuscito a delinearne, più ampiamente, l’intero “perimetro” caratteriale facendo sì che il pubblico riuscisse a coglierne anche l’umanità nonostante i suoi discutibili comportamenti?

 

La preparazione di questo personaggio è stata un crescendo continuo. Ho iniziato documentandomi, leggendo alcune informazioni tratte dai libri sulla storia, e cercando di comprendere, come un personaggio così ambiguo potesse affrontare una situazione drammatica come quella narrata in Notre Dame de Paris. I tratti scenici del personaggio sono molto evidenti, anche grazie al fatto che Riccardo Cocciante li ha delineati in modo perfetto. Per questo mi sono semplicemente messo a disposizione dell’autore, del regista e del coreografo, lavorando insieme per ottenere un risultato soddisfacente. Non mi sono mai sentito simile a Febo nella vita reale, ma se mai dovessi trovarmi in una situazione similare, penso che mi comporterei in modo completamente diverso.

 

-Febo   è, altresì, un personaggio di forte impatto visivo: un soldato, una figura che necessita di forza e dinamicità.

  • Come ti sei preparato, a livello atletico, e come ti prepari tuttora sul lato fisico dei tuoi personaggi?

 

È un personaggio atletico che richiede una preparazione fisica importante, soprattutto per quanto riguarda il fiato, poiché è stato concepito per muoversi dinamicamente e cantare contemporaneamente. Direi che si tratta di un esercizio complesso ma fondamentale nel mondo dell’opera e del Musical, soprattutto per chi, come me, ha scelto di intraprendere questa strada impegnativa, ma ricca di soddisfazioni.

Chi svolge questo lavoro è come un atleta: deve essere in forma ogni giorno, prepararsi costantemente per mantenere il proprio corpo allenato, ma anche la mente pronta ad affrontare nuove storie e sfide. Questo è fondamentale per essere sempre tempestivo, in qualsiasi momento e situazione scenica. Tuttavia per chi, come me, da vero pugliese ama il buon cibo è ancora più importante prestare attenzione alla linea!

 

-Nel 2022 con il cast originale (tra cui ricordiamo Giò di Tonno  nel ruolo di Quasimodo, Vittorio Matteucci nel ruolo di Frollo  e Lola Ponce nel ruolo di Esmeralda), vi siete nuovamente esibiti al compimento dei 20 anni dalla prima messa in scena dello spettacolo.

  • Reinterpretare Febo, dopo così tanti anni, alla luce della tua avvenuta crescita personale e artistica, ti ha più facilitato o più vincolato in questo compito? L’esperienza maturata ti ha reso più semplice entrare nel personaggio oppure no?

 

Assolutamente no, e' uno spettacolo scritto nei minimi dettagli, scenicamente non si ha molto spazio per nuove interpretazioni tranne che per l'intensita' e l'interpretazione dei brani. Anche lì poco margine per l'improvvisazione.

-Nel 2019  sempre con Riccardo Cocciante  hai partecipato, come ospite,  insieme a Giò di Tonno  e Vittorio Matteucci cantando “Bella”  (brano tratto dall’opera popolare “Notre Dame de Paris”)   sul palco di uno dei più importanti, e longevi, Festival musicali al mondo; il palco dell'Ariston durante il Festival di Sanremo  (nell’edizione condotta da Claudio Baglioni, Claudio Bisio  e Virginia Raffaele).

Il Festival della canzone italiana ha una caratura mondiale.


  • Che ricordo hai della tua partecipazione?

 

Essere ospite a Sanremo è stata un’esperienza che porterò per sempre nel cuore, un’emozione unica e irripetibile. Il palco dell’Ariston, con la sua magia, il suo prestigio e la sua storia, è un luogo che ti fa sentire minuto ma al tempo stesso incredibilmente vivo. Grazie a Notre Dame de Paris, un’opera straordinaria che continua a regalarmi momenti indimenticabili, ho avuto l’onore di condividere la mia arte su uno dei palcoscenici più importanti del mondo. È stata una serata carica di emozione, gratitudine e bellezza: un ricordo che custodirò gelosamente per sempre.

 

-Sei stato Renzo Tramaglino  nel musical  I Promessi Sposi-Opera Moderna

(tratto dal celebre Romanzo di Alessandro Manzoni), nella versione scritta e diretta da Michele Guardì, con le musiche di Pippo Flora, la consulenza musicale di Sergio Cammariere, Noemi Smorra  nel ruolo di Lucia, Giò di Tonno in quello di Don Rodrigo e Vittorio Matteucci  nel ruolo de l’Innominato. Spettacolo accompagnato da un corpo di ballo che ha saputo incantare e in cui si ergeva, solenne, la bravura del celebre coreografo Luciano Cannito. Musical che è riuscito a mettere d’accordo il parere di pubblico e critica e che è stato trasmesso, anche, in prima serata su rai uno.


  • Nel Romanzo molti sono gli spunti di riflessione offerti dai personaggi, tra questi la capacità di adattamento. Come sei riuscito a palesarla in Renzo?

 

Nel lavoro su I Promessi Sposi, mi sono concentrato soprattutto sull’adattamento fisico e gestuale per dare vita a un Renzo che fosse autentico, un ragazzo ingenuo e spontaneo, ma sempre in armonia con il contesto storico delineato nel romanzo. Ho cercato di rispettare le note storiche e l’essenza del personaggio, dando spazio alla sua naturalezza e ai suoi slanci emotivi affinché emergessero, con sincerità e credibilità, sulla scena.

 

  • C’è un ruolo che hai interpretato, e che ti ha fatto scoprire, qualcosa su te stesso che non conoscevi e che non ti piace? Se sì quale?


  • C’è un ruolo in particolare che ambisci a interpretare? Se sì quale?

 

Ogni ruolo che ho interpretato mi ha lasciato qualcosa ma non c’è stato un personaggio, in particolare, che mi abbia fatto scoprire un lato di me che non mi piace. Al contrario, ciascuno mi ha aiutato a conoscermi meglio, affrontando sfide diverse. Da Febo in Notre-Dame de Paris a Cavaradossi nella Tosca di Lucio Dalla, passando per Renzo  ne I Promessi Sposi e Lorenzo il Magnifico  nella straordinaria opera di Riz Ortolani, ogni esperienza mi ha arricchito come artista e come persona. Tuttavia, il ruolo che sogno davvero di interpretare nella mia vita non è ancora arrivato… o forse arriverà. Mi piacerebbe misurarmi con il Fantasma dell’Opera, un personaggio enigmatico e complesso che sento molto vicino al mio modo di vivere e interpretare l’arte. E poi c’è Rodolfo Valentino, una figura che mi ha sempre affascinato, un’icona che rappresenta il mito, il carisma e la forza dell’espressività. Chissà, forse un giorno avrò l’occasione di raccontare una di queste storie.

 

  • Graziano a che punto è della sua crescita personale e artistica?

 

La mia crescita artistica è un viaggio continuo, un cammino in evoluzione, che a mio parere, non dovrebbe mai arrivare a una meta definitiva. Penso che l’arte sia un processo di scoperta e trasformazione senza fine, e spero di poter continuare a imparare, esplorare e migliorare sempre, senza mai fermarmi o sentirmi arrivato. È proprio questa ricerca infinita a dare senso al mio percorso.


 

-Hai debuttato alla regia nel 2015 con il prestigioso “Premio Valentino”. Hai firmato anche la regia di Shrek il Musical, su licenza ufficiale della DreamWorks, THEATRICALS e MTI Europe LTD. Il Musical è un riadattamento del film, che nel 2001, vinse un Oscar come miglior film d’animazione tratto dal libro, del 1990, di William Steig. La produzione del Musical è made in Puglia, nella parte dell’orco troviamo Michele Savoia, attore pugliese conosciuto, da grandi e piccini, grazie anche alla notorietà riscossa nel ruolo di Pongo; Savoia, che insieme a tutto il cast e al regista del film “Me contro te-il mistero della scuola incantata”, ha vinto un prestigioso David di Donatello. Reduce del grande successo, nella sua prima versione, Shrek il Musical  ritorna a calcare le scene in una rinnovata versione. Una conferma per l'allestimento messo in opera dalla società pugliese AncheCinema di Andrea Costantino che ha voluto investire in un progetto ambiziosissimo e coraggioso che si prepara a una tournée nazionale  che si prolungherà fino a maggio.

 

  • Graziano quanto è stato difficile, e al tempo stesso importante, aver realizzato una produzione di questo calibro in una regione del Sud Italia?

 

Sono profondamente felice e grato per il percorso che mi ha portato a sperimentare la regia, un’esperienza che mi sta regalando importantissime gratificazioni. Dopo il Premio Valentino e il lavoro su I Promessi Sposi, oggi ho avuto l’opportunità di fare un salto nel musical internazionale con Shrek, che ho riadattato completamente secondo una mia nuova visione. Questo progetto rappresenta per me una tappa entusiasmante e stimolante, e non potrei essere più appagato dal risultato. Ogni esperienza mi ha arricchito profondamente, alimentando il mio desiderio di continuare a crescere e mettermi alla prova.


  • Perché hai scelto di firmare proprio la regia di una Fiaba?

 

La scelta di firmare la regia di una favola, in realtà, è stata del tutto casuale, ma devo dire che è stata un’esperienza che mi ha notevolmente arricchito. Lavorare con storie fiabesche ti porta inevitabilmente a tornare un poco bambino riscoprendo, quella meraviglia e quella semplicità, che sono fondamentali per entrare, a pieno, nello spirito del racconto. Credo che solo abbracciando questa leggerezza e spontaneità si possa fare un buon lavoro, rendendo giustizia alla magia che le favole portano con sé.

 

-In Shrek il Musical   vengono trattati temi delicati come, per esempio, l’emarginazione.

  • Come lavori per mantenere la profondità emotiva, richiesta da temi così sensibili, in una storia che deve riuscire a esprimere comunque leggerezza e buon umore?

 

Con Shrek ho cercato di mantenere intatta la leggerezza e l’ironia che ne caratterizzano la storia, pur affrontando temi sociali profondi come l’emarginazione, il pregiudizio e il concetto di bellezza. La chiave è stata trattare questi argomenti con sensibilità, senza appesantire la narrazione, ma lasciando che il messaggio emergesse attraverso il divertimento e l’umanità dei personaggi. L’umorismo e la favola diventano strumenti potenti per parlare di inclusione e accettazione, permettendo al pubblico di riflettere con il sorriso, senza mai perdere la magia del racconto.

 

  • Da regista: come si gestisce l’egocentrismo di ciascun artista, quando si lavora in team, per fare sì che si crei una motivazione corale?

 

Gestire l’egocentrismo degli artisti in un team creativo è una sfida che si affronta solo con competenza e preparazione. Quando gli attori percepiscono che il regista ha una visione chiara e una profonda conoscenza di ciò che si sta costruendo insieme, si crea naturalmente un clima di rispetto e fiducia. È fondamentale anche far capire che ogni contributo individuale è prezioso, ma che lo spettacolo è il risultato di un lavoro corale, dove ognuno mette il proprio talento al servizio di una visione comune. Solo così si riesce a trasformare le singole energie in una forza collettiva.

 

-Nella messa in scena di un Musical come Shrek costumi e scenografia sono aspetti a cui prestare particolare attenzione. Ho letto che i costumi sono stati interamente realizzati a mano; un’iniziativa, che ho piacere di sottolineare, perché denota una particolare attenzione ai dettagli, e la volontà, di ricollocare l’uomo al centro del processo creativo, restituendo lustro all'artigianato e alle competenze di settore che il mondo intero ci riconosce.   Una   scelta ammirevole. Il tuo Shrek è un’esplosione di tulle, velluti cangianti, rasi, vistosi cappelli, cristalli, paillettes, trine dorate e sogni.  So anche che   per Shrek il Musical  è   stato realizzato il puppet più grande al mondo, quello della Dragona.


  • Terminato il tour che fine fanno gli abiti di scena?
  • Quanti dei materiali utilizzati in scena risultano essere compostabili?

 

Nel mettere in scena un musical come Shrek, costumi e scenografia rivestono un ruolo fondamentale per immergere il pubblico nella magia della storia. Sono orgoglioso di sottolineare che i costumi sono stati interamente realizzati a mano, un lavoro artigianale che non solo valorizza la creatività, ma sostiene anche l’importanza dell’unicità e della cura dei dettagli.

Per quanto riguarda la sostenibilità, siamo molto attenti al riutilizzo e al riciclo dei materiali. Al termine del tour, i costumi e gli oggetti di scena vengono conservati, riutilizzati o donati, evitando sprechi. Inoltre, abbiamo scelto, ove possibile, materiali compostabili e sostenibili per la scenografia, cercando di ridurre al minimo l’impatto ambientale del nostro lavoro.

  • Perché i nostri lettori dovrebbero venire a vedere il tuo Shrek?

 

Perché venire a vedere il nostro Shrek? Perché è uno spettacolo che unisce leggerezza e profondità: fa ridere, emozionare e riflettere. È una favola moderna che parla di diversità, accettazione e amore, con una messa in scena che è un tripudio di colori, musica ed energia. È un’esperienza che coinvolge grandi e piccoli, regalando momenti di pura magia.

 

-Ricordiamo ai nostri lettori che nel giorno 28 Dicembre 2024 con Shrek il Musical, da te diretto, siete andati in scena a Catania, il 3 Gennaio 2025 a Trento, per poi proseguire in direzione Bologna, Lugano (Svizzera), Martina Franca, Roma, Milano, Mantova, Sanremo presso il Teatro Ariston, Alba, Ferrara e Prato. A chi volesse immergersi nella magia di Shrek il Musical diciamo che è possibile visionare il calendario e acquistare i biglietti  sul sito ufficiale: www.shrekilmusical.it

 

Graziano, visto che sono Napoletana, mi piacerebbe salutarti con una nostra usanza che è un poco una promessa di accoglienza: lasciarti “un caffè sospeso”... Augurandomi e augurandoti di poterti incontrare presto nella mia città Napoli, e perché no, proprio con il Fantasma dell’Opera e magari al Teatro San Carlo: uno dei teatri d'opera più famosi, antichi e ancora attivi al mondo. Teatro che rappresenta un’istituzione millenaria profondamente legata alla tradizione operistica italiana, ma che negli ultimi anni, ha ospitato anche progetti speciali, e ha dimostrato un’apertura importante, testimoniata dall’iniziativa “Officine San Carlo”, verso nuovi linguaggi e formati; sono stati, qui realizzati, anche concerti di opere rock o pop e concerti di grandi artisti internazionali che hanno arricchito il palco con sonorità più moderne e popolari, sperimentando già diverse forme di spettacolo che molto si avvicinano al genere del musical. Il Teatro San Carlo pare essere pronto a lasciarsi andare a nuove forme di spettacolo. Chissà che questo desiderio, che sentiamo ora anche un poco “nostro”, non venga accolto, noi te lo auguriamo vivamente.


Dalla mia rubrica sTRUtto & parruCCO per oggi è tutto. Da Graziano Galatone  e da me un caro saluto. Noi ci rivedremo, spero presto, per parlare con Graziano (se lo vorrà) di un altro musical, attualmente in tournée, che lo vede protagonista, insieme a Giò di Tonno e Vittorio Matteucci, ne “I tre moschettieri” un’opera pop tratta dal celebre romanzo di Alexandre Dumas, e ancora una volta, con un cast degno di nota. Mi fa piacere, inoltre, portare alla vostra attenzione l’uscita del nuovo singolo di Graziano Galatone: “Mia Anima” disponibile dal 17 Gennaio  su tutti gli store digitali  accompagnato da una clip realizzata in fase di registrazione. Come sempre grazie di essere stati in mia compagnia, e se vi è piaciuto leggere la nostra intervista, vi aspetto anche sul mio profilo e a presto.

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