POERIO, POMIGLIANO, ETERNO: LA VOCE CHE ANCORA CI CHIAMA - IL LIBRO DI ANNA POERIO RIVERSO

Felice Massimo De Falco • 3 novembre 2025

Anna Poerio Riverso non scrive una biografia: tesse un arazzo familiare dove ogni filo è un documento inedito, ogni nodo un’emozione trattenuta. Con rigore accademico e pudore affettivo, l’autrice ci guida tra lettere autografe, poesie manoscritte, atti processuali, fino a farci toccare la carta ingiallita su cui Carlo, incatenato, annotava: «La catena è pesante, ma più pesante è il silenzio di chi sa e tace». In sole 128 pagine, dense come un distillato di storia vissuta, il volume si articola in capitoli che si intrecciano come i rami di un ulivo secolare, radicato nel suolo meridionale proteso verso l’epica nazionale. Ma un solo luogo accoglie per sempre i resti di una Famiglia di Patrioti: Pomigliano d’Arco. Potremmo chiamare Pomigliano in mille modi: Stalingrado del Sud per le sue lotte operaie, città di solerti lavoratori, terra di grandi figli come il presidente della Repubblica Giovanni Leone e tanti altri. Ma quando il sole tramonta dietro il Vesuvio e il vento passa tra le croci del cimitero, Pomigliano d’Arco resta la città dei Poerio e degli Imbriani. Perché qui non è sepolto solo il loro corpo: è sepolta la parte migliore di noi.

I fratelli Alessandro e Carlo Poerio. Libertà, patria e poesia
di Anna Poerio Riverso (Palepolis, Armando De Nigris Editore, 2023)


“Viva l’Italia!” gridava Alessandro Poerio, quando nel 1848 fu ferito sul campo di battaglia a Mestre, mentre i suoi compagni recitavano i versi del suo famoso inno “Il Risorgimento”. Carlo lo lesse in catene a Montesarchio, rispondendo con un’altra dichiarazione: «Io non mi pento di aver amato la libertà più della vita» – lettera dal carcere, 1853. Due fratelli, un solo battito. 

Un solo luogo accoglie per sempre i resti di una
Famiglia di Patrioti: Pomigliano d’Arco. Nel cimitero comunale – tra le cappelle gentilizie e le lapidi consunte dal sole campano – riposano Carlo Poerio, il padre Giuseppe, la madre Carolina e la sorella Carlotta, sposa di Paolo Emilio Imbriani. Non semplici tombe: reliquie vive di un patriottismo che ha le radici nel Sud.

Anna Poerio Riverso – pronipote di Carlo, storica per vocazione, pittrice per grazia – non scrive una biografia: tesse un arazzo familiare dove ogni filo è un documento inedito, ogni nodo un’emozione trattenuta. Con rigore accademico e pudore affettivo, l’autrice ci guida tra lettere autografe, poesie manoscritte, atti processuali, fino a farci toccare la carta ingiallita su cui Carlo, incatenato, annotava: «La catena è pesante, ma più pesante è il silenzio di chi sa e tace».

In sole 128 pagine, dense come un distillato di storia vissuta, il volume si articola in capitoli che si intrecciano come i rami di un ulivo secolare, radicato nel suolo meridionale proteso verso l’epica nazionale.


La prima parte introduce l’eredità giacobina del padre Giuseppe, con focus sulla Repubblica Napoletana, sui moti costituzionali del 1820 e sull’esilio fiorentino, dove i Poerio seminarono i semi di un liberalismo meridionale.


Poi Anna Poerio Riverso ci immerge nel mondo poetico di Alessandro, analizzando la sua poesia “intensa”, imperniata sul conflitto interiore tra l’aspirazione all’assoluto e la coscienza dei limiti della condizione umana. Grande rilievo viene dato alle amicizie letterarie di Alessandro (con Leopardi, Giusti, Tommaseo ed altri illustri letterati italiani e stranieri), al suo viaggio di studio in Germania e all’incontro con Goethe a Weimar.


La terza parte- cuore pulsante del testo – esplora gli ideali di Carlo e le sue lotte politiche in difesa della Costituzione, concessa e poi tradita da Ferdinando II di Borbone nel 1848.
La persecuzione da lui subita, l’ingiusto processo, l’atroce prigionia fecero sì che Carlo Poerio divenisse, come scriveva
Benedetto Croce, il simbolo delle aspirazioni napoletane alle libertà.


In Europa si parlava di Carlo Poerio e della sua ingiusta condanna: Victor Hugo e William Gladstone perorarono la sua causa. “Le due lettere al conte di Aberdeen sui processi politici del governo napoletano”, scritte nel 1850 dal Gladstone, dopo che questi a Napoli aveva assistito al processo di Carlo Poerio, ebbero il merito di far conoscere la triste condizione dei prigionieri politici del Regno delle Due Sicilie. Anna Poerio Riverso, dall’analisi di documenti inediti custoditi presso l’Archivio di Stato di Napoli, ci fa conoscere la genesi delle due famose Lettere di Gladstone a Lord Aberdeen e il loro valore storico.

Il libro non è solo storia: è archeologia del sentimento patriottico meridionale.


L’autrice, con una prosa precisa come un bisturi e calda come un abbraccio fa emergere la tragicità delle vite di due eroi romantici e anche il dolore di una madre che non può più riabbracciare i propri figli perché uno morto eroicamente in battaglia e l’altro rinchiuso in carcere, in catene. Eppure, da ogni pagina emerge una luce gentile: quella di chi crede che la poesia possa essere più forte delle baionette.

Il volume attinge a fonti primarie inedite – lettere, diari, poesie manoscritte – per offrire una prospettiva meridionale del Risorgimento. La prosa unisce rigore accademico e calore narrativo.

Potremmo chiamare Pomigliano in mille modi:
Stalingrado del Sud per le sue lotte operaie, città di solerti lavoratori, terra di grandi figli come il presidente della Repubblica Giovanni Leone e tanti altri.

Ma quando il sole tramonta dietro il Vesuvio e il vento passa tra le croci del cimitero, Pomigliano d’Arco resta la città dei Poerio e degli Imbriani.


Perché qui non è sepolto solo il loro corpo: è sepolta la parte migliore di noi.

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