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Leopardi e Poerio nel film di Sergio Rubini - di Anna Poerio

Anna Poerio • 10 gennaio 2025

La miniserie “Leopardi. Il poeta dell’infinito” è stata liberamente ispirata alla vita del grande poeta, tuttavia, sarebbe stato opportuno non trascurare alcuni elementi che avrebbero potuto arricchirla. Nel film vediamo Poerio proferire solo poche parole; le uniche di rilievo sono quelle con cui prende le difese del Leopardi, offeso dal Tommaseo, definendolo giustamente il più grande poeta del tempo. Nelle poche scene in cui appare il poeta napoletano, egli è sempre silente, sembra quasi un personaggio ininfluente, cosa che non gli rende giustizia, in quanto a Firenze il Poerio era preso molto in considerazione e godeva di notevole rispetto e ammirazione.

di Anna Poerio

 

Dopo la messa in onda su RAI Uno della miniserie televisiva “Leopardi. Il poeta dell’infinito,” di Sergio Rubini, si sono susseguite, come era prevedibile, numerose recensioni che ne hanno messo in evidenza pregi e difetti. Da molti è stato rilevato che, specialmente nella seconda puntata, la trama del film è stata incentrata soprattutto sul rapporto amoroso tra Antonio Ranieri e Fanny Targioni Tozzetti, trascurando inaspettatamente Leopardi e gli aspetti del suo soggiorno a Napoli. Ma questa non è l’unica incongruenza. Non vediamo, ad esempio, nella città partenopea, insieme al Leopardi e al Ranieri, il loro più caro amico, il patriota, poeta, letterato e poliglotta Alessandro Poerio, rappresentato nel film dal giovane e valido attore Giovanni Amura, che vanta un buon C.V. cinematografico e teatrale e che ha anche vestito i panni di Stefano Carracci nella serie TV “L’amica geniale.”


A questo proposito è doveroso evidenziare che a Napoli, con Leopardi e Ranieri, Alessandro trascorreva molto tempo, anche quando essi andavano in villeggiatura sul Vesuvio. Inoltre, egli frequentemente si prestava a facilitare ai suoi amici lo scambio dei libri con il bibliografo svizzero Ludwig De Sinner.

Nel film vediamo il barone Poerio solo vagamente a Firenze, nel Gabinetto letterario del Vieusseux e nel salotto di Fanny Targioni Tozzetti, ma successivamente la sua figura scompare del tutto.



Certamente si deve riconoscere il merito a Sergio Rubini di aver dedicato un po’ di spazio alla figura del Poerio nella miniserie televisiva da lui diretta, a differenza di Sergio Martone, il quale invece, nel film “Leopardi. Il giovane favoloso” lo ha totalmente e immeritatamente ignorato. 


Nel film di Sergio Rubini ha avuto maggiore spazio, rispetto al Poerio, il Tommaseo, acerrimo nemico del Leopardi e nello stesso tempo amico di Alessandro Poerio. Egli viene difatti più volte inquadrato, lo vediamo dialogare con gli altri protagonisti del film e lo vediamo scontrarsi aspramente con il Leopardi. Su questo nulla da dire. Ma nella ricostruzione cinematografica Alessandro Poerio ed il Leopardi non solo non dialogano mai tra di loro, ma viene addirittura stravolto il loro rapporto di amicizia. Bisogna ricordare che a Firenze fu proprio Alessandro Poerio a presentare al Leopardi sia il Ranieri che Fanny Targioni Tozzetti. Per quanto riguarda quest’ultima, il primo incontro con il Leopardi avvenne precisamente il 15 maggio 1830, negli appartamenti di via Ghibellina, grazie proprio ad Alessandro Poerio.


In una lettera indirizzata al mecenate e patriota Niccolò Puccini, scritta qualche giorno dopo quell’incontro, il Poerio parla di un Leopardi sempre travagliato da problemi di salute. Come osserva il critico Silvio Pasquazi, Poerio probabilmente presentò Fanny a Leopardi spinto da un sentimento di umanità verso l’amico, che amava e stimava moltissimo, considerandolo, vittima di un destino spietato. Ritenne, forse, che la familiarità con una donna colta, bella e gentile potesse procurargli un sollievo.


Tutti gli studiosi di Leopardi e Poerio riconoscono che tra i due poeti si instaurò subito un forte e duraturo rapporto di stima ed affetto. Come osserva sempre Silvio Pasquazi nell’articolo “Storia di un’amicizia: A. Poerio e G. Leopardi,” «del gruppo di esuli napoletani, lo interessò specialmente il giovane Alessandro Poerio, fresco ancora del suo viaggio in Germania e della visita a Goethe. Quasi coetanei, blasonati ambedue, dotati da natura di un corpo debole e infermiccio: ma se il Leopardi appariva malinconico, Poerio era d’animo forte e sereno: aveva una trepidante fiducia nell’avvenire».


Nel film vediamo Poerio proferire solo poche parole; le uniche di rilievo sono quelle con cui prende le difese del Leopardi, offeso dal Tommaseo, definendolo giustamente il più grande poeta del tempo. Nelle poche scene in cui appare il poeta napoletano, egli è sempre silente, sembra quasi un personaggio ininfluente, cosa che non gli rende giustizia, in quanto a Firenze il Poerio era preso molto in considerazione e godeva di notevole rispetto e ammirazione.


Per quanto riguarda il rapporto tra Leopardi e Poerio, lo stesso Vieusseux, che vide entrambi i poeti molto spesso conversare nel suo Gabinetto, era consapevole di quanto entrambi fossero legati da profonda amicizia. Vieusseux, inoltre, sapeva benissimo che il Poerio aveva il privilegio di leggere le poesie del Leopardi prima che queste fossero mostrate agli altri e venissero date alle stampe.


A tal proposito, è particolarmente significativa una lettera di Alessandro, scritta da Pistoia il 3 agosto 1830 ed indirizzata a suo padre, da cui risulta evidente non solo l’amichevole e solidale rapporto tra i due poeti, ma anche la fiducia che il Leopardi riponeva nel Poerio, tanto da affidargli l’unica copia di un suo manoscritto prima che questo venisse pubblicato.


Anche Giacomo Leopardi leggeva con piacere le poesie del Poerio, così come si evince dalla lettera da lui scritta all’amico da Recanati il 30 novembre 1828: «Ti scrivo, mio caro, per desiderio d’intendere delle tue nuove, e di quelle del Papà e degli altri amici. Fammi grazia, prima di tutto, di parlarmi di te, de’ tuoi studi, e in particolare de’ tuoi versi, i quali desidero e spero di leggere, conforme alla tua promessa».


La profonda ammirazione nutrita dal Poerio nei riguardi del conte Leopardi viene ampiamente manifestata anche in due sue poesie a lui dedicate. In particolare, nella poesia intitolata a “G. Leopardi”, scritta dieci anni dopo la morte del poeta recanatese, il Poerio pone per la prima volta il problema, che sarà poi frequentemente dibattuto dalla critica leopardiana, del contrasto tra la materia pessimistica e dolorosa e la vitalità sentimentale della sua poesia.


Una poesia «priva di fede e suscitante fede», come evidenziava Croce, che corrisponde perfettamente a quell’ideale di «poesia intensa», cui spesso e ardentemente faceva riferimento il Poerio, il quale «giudicava ben diversamente dal Tommaseo la sostanza civile e religiosa del sentimento leopardiano».

 

La miniserie “Leopardi. Il poeta dell’infinito” è stata liberamente ispirata alla vita del grande poeta, tuttavia, sarebbe stato opportuno non trascurare alcuni elementi che avrebbero potuto arricchirla.


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