Benvenuti e bentrovati su
sTRUtto & parruCCO.
Oggi ospite della mia rubrica abbiamo la somma Lina Sastri.
Benvenuta Signora Sastri e grazie per essersi resa disponibile a questo “incontro”.
Mi piacerebbe introdurla, ai nostri lettori, proprio con una biografia tratta dal suo libro
La casa di Ninetta:
“Lina Sastri nasce a Napoli e da giovanissima si dedica al teatro. Artista a tutto tondo, lavora come attrice con Eduardo De Filippo, Giuseppe Patroni Griffi, Armando Pugliese e molti altri, passando dal teatro di ricerca alla commedia musicale, fino a Filumena Marturano, con Luca De Filippo e la regia di Francesco Rosi. In televisione partecipa a numerose fiction, tra le quali La vita promessa e Vincenzo Malinconico, avvocato d’insuccesso. Nel cinema vince tre David di Donatello e due Nastri d’Argento. Il suo ultimo film è Napoli velata di Ferzan Özpetek. Nel 2011 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano le ha conferito l’onorificenza di commendatore della Repubblica. Il suo teatro cantato è conosciuto in tutto il mondo. Le è stato conferito il diploma honoris causa in recitazione dal Centro sperimentale di cinematografia. Con Guida editori ha pubblicato la raccolta di poesie Pensieri all’improvviso, il libro intervista Mi chiamo Lina Sastri e il diario fotografico Il tempo non esiste”. Questa è la Terza edizione de “La casa di Ninetta” il libro scritto da Lina Sastri edito da Guida Editori srl. “DA QUESTO ROMANZO IL FILM PRODOTTO DA SALINA, RUN FILM, RAI CINEMA CON IL CONTRIBUTO DEL MINISTERO DELLA CULTURA E DELLA REGIONE CAMPANIA”.
- Ha recentemente debuttato come regista di cinema, ha scritto, diretto, e in parte, prodotto il suo film tratto dall’omonimo romanzo, già testo teatrale sotto forma di monologo: “La casa di Ninetta”. Un omaggio a sua madre scomparsa a causa di una malattia degenerativa, l’Alzheimer. Il suo, ci ha tenuto a precisare, non è un film sulla malattia piuttosto un omaggio alla sua figura di madre. Il film è un tributo alla casa in Via dei Zingari, a Napoli, dove lei è cresciuta, è “Un flusso di memoria” come lei stessa lo ha definito, un’ultima serenata d’amore alla voce, e con la voce, a cappella, di una madre musicalmente melodica, maestosa, potente, ma allo stesso tempo, “Leggera”, “Mia madre camminava come se danzasse”, “Mia madre era mille cose” … ha dichiarato.
● Posso chiederle cosa, secondo lei, sua madre NON era?
Mia madre non era colta, ma era intelligentissima, non era invidiosa, non era vigliacca, non era ordinaria né prevedibile, non era autoritaria, non era tradizionalista in nulla, pur essendolo in tutto, non era superficiale, non era tutto quello che erano le donne e le madri nella sua epoca.
- Il film è stato girato in esterna a Napoli. La Lina Sastri, bambina, ha vissuto in Via dei Zingari, a Napoli, e la Lina donna, ha ammobiliato, di toccanti ricordi in prosa, la sua casa nei quartieri spagnoli; quella che acquistò, anni fa, proprio per sua madre, e che è diventata, per l’occasione, “teatro” della sua poetica lettera aperta, di quella che qualcuno ha definito, anche, essere una sorta di “preghiera”, il set del suo film.
- Nel 1969 la psichiatra svizzera Elisabeth Kübler-Ross, pioniera negli studi sulla pre-morte, e autrice del libro più venduto a livello internazionale “On Death and Dying”, ha elaborato una teoria, secondo la quale, il lutto si suddivide in cinque fasi; queste sono: negazione, rabbia, contrattazione, depressione e accettazione. La fase della contrattazione è, forse, la meno conosciuta e riconosciuta, detta anche di “patteggiamento” è quella, caratterizzata da una sorta di “baratto inconscio”. In questa fase, il dolore, è ancora troppo forte, e non essendo stato, del tutto, elaborato, può dare luogo a, numerosi, sbalzi d’umore. La persona, durante la fase di contrattazione, tende a fare promesse, o scendere a patti, con sé stessa, o con forze superiori, sperando così di poter cancellare la sofferenza, per una perdita, ritenuta insopportabile. “Sarò meno egoista se…”, “Se… ti prometto che…” eccetera.
È importante ricordare, che queste fasi, non sono necessariamente lineari, e non tutte le persone sperimentano tutte le fasi. Inoltre, i tempi di elaborazione del lutto variano da persona a persona.
● Posso chiederle se il libro prima, e questo film dopo, le sono serviti a elaborare una o più fasi del suo lutto?
● Se sì, pensa di averle attraversate tutte?
Il libro è nato da una istintiva necessità, e sicuramente, mi ha aiutato a dichiarare peccati e virtù, mancanze e ricchezze, e in parte, mi ha regalato un piccolo distacco, il film, invece, è nato da un desiderio, ed è stato una avventura non solitaria, (tranne che all’inizio), che ha richiesto padronanza, conoscenza, controllo e chiarezza di visione. E questo mi ha definitivamente messo fuori dalla storia, per guardarla… per poterla raccontare con sincerità.
● E con la vita oltre la morte, che rapporto ha?
Credo nella vita oltre la morte, in assoluto.
- C’è molto di sua madre nel libro, ma c’è anche molto di Alfonso, che lei chiama sempre per nome, come a voler sigillare, a ceralacca, un'evidente distanza. Oltre a quel senso di tensione, di incompiutezza, di disgregazione, “Del non essere mai tutti insieme”, “Del non essere mai una famiglia”, oltre a quel senso di impotenza, di paura “A volte portava anche la violenza”, ”Quando c’era lui si smuoveva l’aria” ha dichiarato in un’intervista.
● Posso chiederle se Alfonso, con le sue inadeguatezze, le ha insegnato anche a fare fatica ad affidarsi?
Certamente il mio difficile, e per tante ragioni, traumatico rapporto con Alfonso, ha condizionato la mia fiducia negli uomini, ma, nel contempo, è la stessa ragione per la quale ho sempre cercato chi mi potesse proteggere e accompagnare nella vita, prendendosi cura di me senza ferirmi. Non l’ho trovato, e forse, se l’ho sfiorato… non mi piaceva. Non ho capito, se non, forse ora, nella maturità, che l’uomo non può capire, se non forse nell'innamoramento, ma poi… non oltre… ora lo so, ma non mi serve a molto. Continuo a sperare nel sogno d’amore. Irrealizzabile credo.
● E se è, forse, proprio a cagione di quella grande “stanchezza”, di quella “fatica”, che lei ha fatto a rimanere “intatta”... se è per quella necessità, che è divenuta urgenza, a potersi fidare di chi ha di fronte, proprio a causa di quella sua natura, che lei stessa ha definito essere, più che ingenua “Innocente”, e dunque buona e violabile, se è per questa capacità che ha sviluppato di setacciare, finemente, le persone al fine di provare a proteggersi, come non sa fare, forse, ancora a dovere, o magari, neppure vuole… alla fin fine. Se è per tutte queste ragioni insieme, che presumibilmente, chi non ha saputo leggere oltre ha, troppo spesso, equivocato la sua “fragilità” (che io preferirei definire tenerezza), in freddezza e/o alterigia?
● Questo essere così fraintesa, questa approssimazione grossolana, e superficiale, sulla sua interiorità, questa mancanza di tempo, di introspezione che le persone hanno, o scelgono di avere… posso chiederle se, questa ulteriore e ingiusta “umiliazione” di non essere neppure riconosciuta nella sua verità, nel suo dolore, ha inciso a farla sentire non vista, e a non vedersi, (bella, com’è realmente), piuttosto che “bruttina” come lei si è definita?
● Quanto la mancata giustizia subita nel corso della sua vita, che però lei sempre, e per fortuna, ricerca… “Credo ancora nel miracolo”... Quanto le inadempienze di altri hanno preso le sembianze di una sua solitudine?
Sì, oggi, la solitudine è la mia condizione, in passato non lo è stata proprio per tutte queste ragioni, che alla fine, mi hanno stancato, vinto, sono sola. Non mi sono rassegnata, ma… il mondo va da un’altra parte.
● Quanto spesso, Lina Sastri, ha affidato, incautamente, ad altri la sua sensibilità, e la misurazione, del proprio valore?
Sempre, sempre mi sono affidata, con tutti che dicevano che ero diffidente… e la cosa mi fa ridere. Sempre la mia fiducia è stata tradita, tranne che in rari casi di preziosa amicizia, ma nel lavoro e nella quotidianità sempre, il mio valore è stato, sotto sotto, mentre mi si incensava, diminuito e non rispettato.
- “Crescendo ho accettato questa mia natura, che più che leggera è innocente, che sorvola sulle cose, che va veloce, che ride, che va e che viene, scombinata, un poco “Scugnizzella” ha detto.
● Cosa fa, oggi, più rumore nella vita di Lina Sastri: la scomparsa di una madre sempre presente, ma infelice, o l’assenza di un padre “scugnizzello” che c’è stato, forse, sempre troppo poco?
Oggi il rumore assordante è la mancanza di mio fratello Carmine, morto di Covid tre anni fa, a cui ho dedicato un corto, dal titolo La Mancanza, che sto ultimando.
- Lei ha dichiarato: “Ho pronunciato troppi no, ho rifiutato proposte che non ritenevo in linea con determinati parametri. Sono stata rigida e un poco arrogante… se potessi tornare indietro accetterei qualche copione in più”.
● È stata veramente arrogante verso quelle proposte oppure è stata, chissà, troppo esigente, e intransigente, con sé stessa?
● Non le chiedo quale copione non accetterebbe. Vorrei chiederle, se lo trova possibile, piuttosto quale, se potesse tornare indietro, accetterebbe?
Ho qualche rimpianto… ma non mi piace parlarne, per fortuna dimentico molte cose, e preferisco vivere il presente e sperare nel futuro, piuttosto che pensare al passato.
- È attualmente in tournée con “Voce 'e Notte” uno spettacolo teatrale “essenziale” ma mai povero. Uno spettacolo in cui lei è accompagnata, al pianoforte, dal maestro Adriano Pennino, con il quale non solo si esibisce, ma proprio “coabita” offrendo uno spettacolo intimo, ma chiassosamente vivo. Credo di aver capito, da alcune sue dichiarazioni, che temesse questo spettacolo potesse annoiare proprio perché fondato sul necessario.
Di fatto sta ottenendo un ottimo riscontro di pubblico, è sold out, a ogni tappa.
● Più in generale, perché, oggi, secondo Lina Sastri il necessario, rischia di annoiare? Perché si fa così fatica a connettersi, e ad apprezzare, le cose fondamentali della vita?
Voce 'e Notte, la mia voce e il pianoforte di Adriano Pennino, e in sua vece, anche di Ciro Cascino, è musica e poesia… e basta, e certamente, questo spettacolo è controtempo, in un mondo sempre più affollato di effetti speciali. Anche questo spettacolo certamente sarà, come tutti gli altri miei spettacoli in musica che ho creato e diretto, di ispirazione per molti artisti napoletani. Il pubblico, che affolla i teatri, anche se non promoziono in TV nulla, e che si alza in piedi per applaudire, dimostra che merita molto di più di quello che crediamo si aspetti, un grande regalo questo per me, una risposta alla quale, chi produce teatro, dovrebbe dare ascolto.
- C’è una parte del suo spettacolo “Voce 'e Notte” in cui lei sgambetta friccicarella, va avanti e indietro irrequieta con indosso un abito, spesso bianco, non un abito qualunque, non un abito di un tessuto qualsiasi ma un abito, forse, non a caso “leggero” e che riflette la “luce”. C’è anche un momento in cui lei, rivolgendosi al maestro Pennino, si toglie, improvvisamente, le scarpe con una sorta di disprezzo e di liberazione insieme ripetendo: “... me le tolgo eh, non era previsto, ma me le tolgo perché non le posso sopportare, non era previsto, pure ballare dopo senza scarpe, non fa niente”; e se le toglie davanti a tutti quelle scarpe, senza pudore, ma con lealtà, con coraggio (e non “di nascosto”, come facevano, invece, gli uomini della vita sua e di sua madre). In punta di piedi Lina Sastri saltella sul palco mettendo e togliendo lo “scialletto bianco”, e accarezzando, un pianoforte a coda nero. Canta con il corrugamento della fronte Lina, con gli occhi schiusi e chiusi, muove le mani in un guizzo, sogghigna e poi balla, scalza, in punta di piedi, adagio ma sempre in modo assordante. Forse è tutto un caso, forse è tutto un libro, forse è tutto un film, forse è tutto un teatro, forse è tutto un filo rosso, forse è tutta vita.
● Forse, e la prego di scusarmi prima, e di correggermi poi, mi sto sbagliando, ma sento sul palco una eco. Sento ancora quella voce, a volte è la sua, a volte si sovrappone a quella di Anna, straordinaria Ninetta. Lina sta ripercorrendo, chi lo sa, quello che fu il viaggio, in vita, di mamma sua per poterle regalare/e/o regalarsi, magari, un finale differente?
Un finale differente, perché no… certamente sarà così, ogni vita è una evoluzione di un’altra vita, ora riesco a mostrare in palco anche la danza, che amo molto, ora, in palco, quasi sempre, mi sento libera, ma leggera come Ninetta… Impossibile!
- “Ninetta è grande, ha un potere immenso” lo ha detto lei, è finita in America come mai avrebbe immaginato.
- Signora Sastri, mi consenta, ho pensato, che questo cammino, stia servendo a mamma Ninetta a perdonarsi di essere stata così tanto grande, così tanto bella, leggera, paziente e infelicemente felice da procurarle, involontariamente, con la sua abnegazione, un debito da saldare.
- A proposito di maternità…
Ha dichiarato:
“Forse sarei stata una pessima madre, troppo protettiva, probabilmente se avessi avuto figli avrei lasciato le scene, ma ora sono sola”.
● Pensa che una pessima madre si sarebbe mai posta queste domande?
Mi manca la maternità, e, ripeto, forse non sarei una buona madre, troppo protettiva, troppo tutto.
● Ha mai preso in considerazione di poter essere, più probabilmente, una persona risolta, una donna che per quanto si veda, o la facciano sentire, “scombinata” possiede, in realtà, un forte senso di responsabilità e di concretezza?
Ha mai provato a vedere sé stessa sotto questa luce?
No, non sono risolta… e, sono molto vigliacca, ho paura di tutto… ogni tanto ho coraggio, ma solo sul palco.
- A proposito della solitudine…
A una buona madre, prima o poi, tocca misurarsi con la propria solitudine; i figli non dovrebbero, mai, rappresentare un'estensione del sé genitoriale. Ninetta è stata una grande mamma, per sua stessa ammissione; non ha mai chiesto, ai suoi figli, di sostituirsi al suo “marito traditore” le bastava che voi foste felici per essere felice, mai vi ha fatto pesare la sua solitudine.
- Più che sola come si ritiene, Lina Sastri, ha mai riflettuto sul fatto, che verosimilmente, è una donna coraggiosa più di quanto lei stessa creda?
- Lina Sastri, nel suo libro parla di “maledizione compiuta”, ma ha contezza di quanto coraggio ci voglia a spezzare una catena disfunzionale? E di quanto lei sia stata forte e lungimirante?
- Lei sa, che in pochissimi, saranno in grado di capire veramente chi è Lina? E che la Signora Anna, “Con il rispetto che sapeva naturalmente guadagnarsi” e che le porto, oggi anche io… non ha mai avuto niente da perdonare a sua figlia?
● Piuttosto, Lina Sastri, si è perdonata?
Non credo di essermi perdonata, e il senso di colpa, purtroppo, anche se ne sono cosciente oggi, credo sia quello che mi fa rifiutare la felicità.
- Lei ha detto: “Io ho avuto un regalo dal cielo, io non mi ricordo niente… Il non ricordare niente ti aiuta a cominciare”.
- Perché tra cominciare e ricominciare c’è una differenza che non è soltanto semantica, è profondamente concettuale.
● Le chiedo: c’è qualcosa, che Lina Sastri vorrebbe cominciare, e di cui sente di volerci rendere partecipi?
- Se Lina Sastri potesse salutare i nostri lettori con quella sensibilità che è soltanto sua.
● Cosa vorrebbe dire loro?
Vorrei cominciare a essere felice, ad accettare la felicità, a far risplendere di luce quello che ho e non pensare a quello che non ho. Ed è quello che auguro a tutti.
Grazie
Lina Sastri.
Ci terrei a esprimere la mia personale gratitudine alla Sig.ra Lina Sastri per avermi accolto con benevolenza, tempestività, serietà e umiltà. Credo che questo possa, e debba, essere di esempio a molti.
Dalla mia rubrica sTRUtto & parruCCO per oggi è tutto.
Prima di salutarci però avrei piacere di portare, alla vostra attenzione, che il film "LA CASA DI NINETTA" vi aspetta al cinema. La Sig.ra Sastri vi aspetta, anche, a teatro con il suo spettacolo VOCE 'E NOTTE, che sta riscuotendo un plauso straordinario. Potete trovare tutte le informazioni di cui necessitate sul suo profilo
Instagram Lina Sastri Official.
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Marianna Marra,
dove troverete altre interviste, storytelling e approfondimenti di costume.
Come sempre grazie per essere stati in mia compagnia e a presto.
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