Ne vedremo delle belve - di Marianna Marra
"Vorrei che potessimo parlare più a lungo, ma sto per avere un vecchio amico per cena stasera".

Si è da poco concluso lo Show, ideato e condotto da Carlo Conti, “Ne vedremo delle belle” andato in onda su Rai Uno, in prima serata, e attualmente disponibile, su Rai Play. Il format, da lui stesso definito come “sperimentale”, ha voluto riunire, per sua volontà, dieci donne dello spettacolo in una gara, aggiungo io, all'ultimo sangue. In Ordine alfabetico hanno partecipato: Adriana Volpe, Angela Melillo, Carmen Russo, Laura Freddi, Lorenza Mario, Matilde Brandi, Pamela Prati, Patrizia Pellegrino e Veronica Maya. Non si può certo dire che lo show abbia beneficiato di un buon riscontro di pubblico lo share ne ha, di fatto, decretato la chiusura anticipatamente. Carlo Conti ha dichiarato: “È mancato il pepe”. Moltissime le critiche mosse sia al programma che allo stesso Conti, da parte di diverse testate giornalistiche e vari blog. Non è piaciuto il suo tentativo di deresponsabilizzarsi, seppure elegantemente, dal flop e neppure il suo scegliere di rivestire il ruolo di “mediano” nella sperimentazione, né abbastanza spregiudicata né tradizionalmente lontana dal trash nel quale, Conti, ha sempre scelto di non cadere; insomma, ci hanno impiattato un qualcosa che non si è ancora ben capito cosa volesse essere e cosa si proponesse di ottenere, ma che stiamo, ancora, digerendo e molto sta facendo discutere. Abbiamo assistito a uno spettacolo ego riferito, e soprattutto, ego ferito. Non credo sia mancato il pepe piuttosto, più probabilmente, una coerenza e una linearità di fondo. Gli stessi giudici: Christian De Sica, Frank Matano e Mara Venier, sono parsi essere piuttosto imbarazzati da ciò che gli si palesava innanzi e che erano chiamati a giudicare. Esterrefatti e dissacranti in alcuni casi e titubanti in altri per, forse, non offendere o incrinare rapporti umani e lavorativi. La trasmissione era stata pubblicizzata come una celebrazione del varietà, della femminilità, del talento e della determinazione, si leggeva in una nota della RAI, ma purtroppo, si è rivelata essere molto più simile a uno zoo Safari. Avete presente quelle scimmiette “dispettose” che esasperate dalla cattività assaltano i trenini con i visitatori che siedono all’interno? Ecco. Per elevare il tutto direi che mi è parso di leggere qualche passo de “Il silenzio degli agnelli” (sì è così, che agli albori, avrebbe dovuto chiamarsi quello che poi si è chiamato il silenzio degli innocenti), uno dei libri facente parte della saga di racconti, in serie, dello scrittore Thomas Harris.
Le agguerritissime showgirl nella loro ostentazione di coesione e amicizia sono, infatti, apparse credibili e affidabili al pari di Hannibal Lecter (nel film) in una delle sue più celebri
espressioni: «Vorrei che potessimo parlare più a lungo, ma sto per avere un vecchio amico per cena stasera». Avventatesi anche sui giurati che le hanno talvolta derise e altre incensate si sono mostrate ben disposte a incassarne, umilmente, i giudizi come: «Uno che faceva un censimento, una volta, tentò di interrogarmi. Mi mangiai il suo fegato con un bel piatto di fave e un buon Chianti». Hannibal Lecter.

Chiaramente la mia è un’iperbole, eppure sulla celebre locandina, di quello che poi è divenuto anche il film più premiato nella storia degli Oscar, appariva un volto di donna con una falena sulle labbra il cui dorso, sembrava, rappresentare un’immagine simile a un teschio; non molti sanno, che quella immagine fu il risultato di un lavoro creativo, di “fusione/rielaborazione”, che avvalendosi di uno scatto artistico risalente al 1951 ad opera di Salvador Dalì e del fotografo Philippe Halsman, nella sua illusione ottica, in realtà, rappresentava non un teschio bensì sette donne. Ecco che tutte le similitudini si intrecciano…
A parte essere state messe al patibolo come agnelli e proprio a ridosso dell’imminente Pasqua (tra l’altro), a parte essersi cibate l’una dell’altra come delle vere e proprie cannibali, l’unica differenza pare risiedere nel surplus a livello numerico, le “cannibali” piuttosto che in sette erano addirittura in dieci, uno scempio che neppure Harris avrebbe potuto rappresentare meglio nei suoi libri horror. Non è certamente una colpa o una vergogna stonare se non si è un cantante, o ballare male non essendo un ballerino, non saper recitare se non si è attore, non sapere condurre se non si è un conduttore, ma non avere avuto contezza della mancanza di determinate doti artistiche è forse la cosa più triste che si sia vista, fatta eccezione per qualcuna il cui talento si è reso palese agli occhi di tutti. Sarebbe stato molto più piacevole assistere a una gara in cui, con self deprecation e consapevolezza delle donne si fossero messe in gioco, ma essendo mancata la centratura questo non è avvenuto. No, non ci sono piaciute per niente e il pubblico sovrano non si può ingannare. Nonostante tutto, penso che queste dieci bellissime donne, ciascuna con le proprie peculiarità, a noi non avrebbero dovuto dimostrare, a mio avviso, un bel niente; purtroppo è, forse, a loro stesse che sentivano di dover dimostrare ancora qualcosa, e questo ha preso il sopravvento sulla maturità e sulla realtà, peccato!
Pagelline:
Voto 10 a Ivana Sabatini autrice TV
per essere riuscita a tenere a bada (per quanto possibile)
la nursery, voto
10 alla completezza di Lorenza Mario, voto
10 alla classe di
Adriana Volpe, voto
10 alla sincerità di Veronica Maya con il suo: “Non facciamo le stronze stasera…”, voto
10 a Pamela Prati e Valeria Marini
per l’avvenuta
riconciliazione, neppure Brooke Logan e la compianta Stephanie Douglas in Beautiful
c’erano riuscite in così “pochi anni” di soap, voto
10 a Carmen Russo
di cui
l’osteoporosi
ha
sicuramente paura, voto
10 a Laura Freddy e Angela
Melillo per essere state così brave nel
fingersi buone per ben quattro puntate, voto
10 a Patrizia Pellegrino
per aver sbagliato con costanza la temperatura del rossetto da abbinare all’outfit e per il suo “Matta-ta” che non fa una ruga e a suo dire: “Apre ancora le serate in discoteca”,
forse sull'isola che non c'è con il dj set di Peter Pan;
in fine, voto
10 con lode a Matilde Brandi per il suo: “Levati, cazzo”
rivolto al ballerino su cui, poco dopo, è inciampata… che fosse una brava ballerina, la Brandi, lo aveva già ampiamente dimostrato ma il suo saperci leggere, addirittura, nel pensiero chiosando così lo Show l’ha resa un profeta.


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