In pochi anni nel mondo l’utilizzo di internet è cresciuto enormemente. Un fenomeno già ampiamente in atto a cui però anche la pandemia ha dato un notevole impulso. Ma oltre a offrire molti lati positivi le tecnologie digitali portano con sé anche insidie e rischi, soprattutto per i minori.
In questo contesto i minori stranieri rappresentano un segmento particolarmente vulnerabile. Sia come potenziali vittime di gravi reati, come il traffico di esseri umani o gli abusi sessuali, sia come potenziali vittime di cyberbullismo.
Il bullismo, sia nella vita reale che attraverso i mezzi digitali, prende infatti spesso di mira le minoranze. Inoltre, l’utilizzo anche da parte di media e politici, di un linguaggio che tratta esplicitamente il fenomeno migratorio come un problema pone questi ragazzi in un contesto socio culturale sfavorevole, li espone a discorsi d’odio e li rende potenziali vittime di bullismo, online e non.
Per analizzare il “cyberbullismo” bisogna innanzitutto prendere coscienza che si tratta di un fenomeno con caratteristiche specifiche, proprie di un comportamento svolto attraverso i nuovi mezzi di comunicazione: i dispositivi digitali, le chat e i social network.
A differenza che nel bullismo tradizionale dunque un aspetto tipico del cyberbullismo è quello della ripetitività. Mentre un ragazzo che subisce atti di bullismo a scuola, può ritrovare dei momenti di serenità in casa propria o in altri contesti, il cyberbullismo affligge le vittime indipendentemente da dove si trovano e attraverso canali differenziati. La vittima si trova dunque nella difficile posizione di non avere un posto sicuro.
Una definizione molto più dettagliata e di stampo giuridico è stata comunque data da una legge italiana del 2017: (…) per «cyberbullismo» si intende qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo.
Secondo i dati Istat più recenti (2014) sono le ragazze ad essere più spesso vittime del cyberbullismo. Per quanto riguarda le fasce di età invece da un lato il fenomeno sembra proporsi più di frequente tra i ragazzi più grandi. Dall'altro la ripetitività delle azioni di cyberbullismo risulta più presente nei ragazzi sotto i 14 anni.
Per affrontare questo fenomeno dunque è fondamentale prima di tutto una forte attenzione all'educazione dei ragazzi, che devono essere guidati nell'apprendimento degli strumenti digitali e nello sviluppo delle capacità necessarie ad evitare le minacce che questo strumento presenta. Da un'indagine condotta da Unicef a livello internazionale emerge infatti come gran parte dei minori abbiano imparato da soli ad usare internet.
Fenomeni di bullismo sono molto diffusi tra i giovani in Italia come negli altri paesi europei. Secondo i dati di Istat nel 2015 il 42,2% dei ragazzi con cittadinanza italiana avevano subito almeno un atto di bullismo nell'ultimo mese.
Un dato molto significativo che tuttavia raggiunge quasi il 50% se vengono considerati i coetanei con cittadinanza straniera. Come accennato infatti i minori stranieri sono più esposti alla discriminazione, ai discorsi d'odio e dunque anche ad episodi di bullismo e cyberbullismo.
Il 49,5% la quota di ragazzi delle scuole secondarie con cittadinanza estera che hanno subito almeno un atto di bullismo nell'ultimo mese (2015).
Alcune nazionalità in particolare sono maggiormente esposte a questo tipo di comportamenti. Si tratta dei ragazzi provenienti dalle Filippine, dalla Cina o dall'India.
I dati insomma mostrano come il bullismo e il cyberbullismo insistano sulle fragilità, sulle minoranze discriminate e dunque anche sui ragazzi stranieri.
Occorre quindi una riflessione che coinvolga da un lato il fenomeno del cyberbullismo nel suo complesso, e dall'altro la discriminazione e i discorsi d'odio nei confronti degli stranieri.
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