Avrebbe detto Palmiro Togliatti di lui: “è un bravo amministratore ma un pessimo politico”. Non siamo in grado di smentire il vate comunista, le cui radici non muoiono tra i suoi sodali dem, ma possiamo dire senz’altro che Eduardo Riccio è quel campione di ciclismo che macina km e fatica ma deve passare sempre la mano quando c’è odor di traguardo. Eduardo è un bravo Amministrativista forse anche amministratore ma mastica poco di politica reale, di quella corredata di cattiveria politica. D’altronde lo dimostrano la sua storia e le sue radici di ex factotum gestionale dell’impero politico messo in piedi da Michele Caiazzo, la sua crescita professionale accarezzata dal partito, il PDS, la sua cinerea collocazione nelle retrovie del potere, quello che contava però. Non annoveriamo significative gesta politiche nel suo ampio curriculum di manovale di prim’ordine della politica. Anzi, ne cogliamo una deminutio, allorquando Eduardo si contendeva la primogenitura di fedelissimo di Caiazzo con Onofrio Piccolo, ora uscito di scena. Quando ci fu da scegliere il nome che avrebbe sfidato Lello Russo nel 2010, la ditta Michele&Michelino gli preferirono proprio Onofrio Piccolo, poi perdente. Michelino ebbe a dire: “Eduardo è un bravo avvocato, crescerà”. E molto probabilmente è cresciuto professionalmente e, dopo essersi liberato di quella tara ancestrale che era Caiazzo, è ripartito da solo a far politica e gli è andata piuttosto bene, se non fosse stato per una papera compiuta dagli sfidanti alle ultime elezioni.
E come ha fatto? Erano i tempi del campo largo, Pd e 5 stelle assieme col bacio del totem romano Luigi Di Maio. Eduardo diventa vicesindaco di Del Mastro, una figura retorica nel lessico della politica. Ma l’idillio non dura molto a Roma, Conte e Letta si danno addio e Di Maio si mette in testa di poter fare per conto suo uscendone a pezzi. Le ricadute su Pomigliano sono state pirandelliane: gli ex 5 stelle erano e, lo sono ancora, in cerca d’autore, sballottati di qua e di là. In mezzo però c’è il dato più importante: il fatturato amministrativo, davvero deludente. Ora non sappiamo se Eduardo abbia tuttora ambizioni da sindaco, ma si vede stretto in una morsa. Fa cadere l’amministrazione? OK, e dove trova la giustificazione presso gli elettori? Non ha il partito alle spalle? E dove trova la linfa per librarsi da eterno secondo e lanciarsi verso il primus inter pares? Eduardo, intanto, ha gettato la spugna e se ne va. Proverà a smentire il suo destino. "continuerai a farti scegliere o finalmente sceglierai?" direbbe De Andrè.
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