Castellone (M5S): "Abbiamo cose in comune coi Verdi, la nostra stella polare è la transizione ecologica"
Intervista a Maria Domenica Castellone (M5S), vicepresidente del Senato: "Abbiamo cose in comune coi Verdi, la nostra stella polare è la transizione ecologica"

Senatrice Castellone, che effetto le fa tornare ai banchi dell’opposizione? È la vostra collocazione ideale?
La nostra collocazione ideale è quella di stare dalla parte dei cittadini e lavorare mettendo al centro il bene comune. Anche la nostra opposizione è costruttiva ma questo governo è chiuso a qualsiasi proposta che arrivi dalle opposizioni e sembra impegnato a piantare bandierine elettorali che hanno poche o nessuna speranza di migliorare la vita delle persone.
- Che differenze ci sono tra il vecchio Movimento e quello targato Conte?
Il Movimento a guida Giuseppe Conte è una forza politica più matura, aperta alla società civile e attenta ad ascoltare i cittadini, gli ultimi, i giovani, con una visione di futuro lungimirante e coraggiosa. Siamo in una fase di radicamento sui territori con la formazione dei gruppi territoriali per essere ancora più incisivi nella raccolta ed elaborazione di proposte che rispondono alle reali esigenze del paese. Le battaglie che portiamo avanti però sono quelle di sempre ed hanno al centro i temi della dignità del lavoro, della tutela della salute e della scuola pubblica , dell’equo accesso ai servizi su tutto il territorio nazionale, della transizione ecologica.
- In Europa vi collocate con le istanze ambientaliste? Siete quelli della transizione ecologica d’altronde…
Noi siamo collocati nel campo progressista e abbiamo tante battaglie in comune con i Verdi. Costruire un soggetto sempre più ampio che faccia dell’ambiente la propria stella polare è una priorità e speriamo che venga condivisa poiché le sfide comuni sul tema della transizione ecologica, che deve essere la chiave per una nuova visione di futuro, anche nei settori produttivi, hanno un ampio margine di collaborazione ed impegno condiviso.
- Il governo stravolge il RdC, vostro bottino elettorale e cavallo di battaglia. Secondo lei in che modo andava rivisto?

Il RdC faceva parte di quella riforma del mercato del lavoro che abbiamo provato ad attuare nella scorsa legislatura ed è stato uno strumento fondamentale di sostegno al reddito. Uno strumento che tutti gli altri Stati europei stanno rafforzando, com’è logico che sia quando si vivono momenti storici di particolare difficoltà, nei quali occorre sostenere le fasce più fragili. La riforma del mercato del lavoro però prevedeva altri due tasselli: in primis le politiche attive del lavoro e cioè quei servizi, finalizzati ad implementare l’incrocio tra domanda ed offerta di lavoro, che non sono mai partiti in quanto i centri per l’impiego sono in capo alle regioni. Lì ci siamo scontrati proprio con la volontà politica delle regioni di centro destra che hanno boicottato la riforma evitando di assumere personale. Infine c’è il tassello del salario minimo, un tema che sembra essere sparito dal dibattito politico. In questo momento abbiamo oltre 5 milioni di poveri assoluti e 4,5 milioni di lavoratori poveri. La cosa più ragionevole da fare sarebbe puntare ad aumentare i salari, che sono i più bassi d’Europa. È una battaglia che però abbiamo sempre fatto da soli, poiché nella scorsa legislatura anche il PD ha presentato gli stessi emendamenti di FI, con l’intento di abbassare la soglia minima di 9 euro lordi l’ora che per noi invece è fissata come soglia di dignità.
- Lei dice che la destra ha in mente uno Stato di polizia. Dove coglie questa cosa?
Questa è una affermazione che risale agli inizi di novembre a proposito del provvedimento anti-rave. Ma è chiaro a tutti come il governo abbia un approccio estremamente ideologico poiché è davvero anacronistico che in un Paese con tantissime urgenze determinate dalla crisi economica ed energetica il primo decreto di questa legislatura sia stato quello con cui si volevano punire delle feste musicali abusive assimilandole quasi a reati di mafia e terrorismo. Poi però si strizza l’occhio ai corrotti e agli evasori, aumentando il tetto al contante e togliendo i reati contro la pubblica amministrazione da quelli ostativi ai benefici penitenziari.
- Decreto Ong: si vuole porre un freno al trasporto illecito di gente diseredata. Che posizione avete?
La posizione del M5S è chiara: abbiamo sempre detto che anche in termini di immigrazione l’Europa deve agire in maniera solidale e quindi i meccanismi di accoglienza e di redistribuzione devono essere condivisi e comuni a tutti gli Stati europei. Inoltre va superato quel criterio del Paese di primo approdo presente nel regolamento di Dublino perché l’Italia non può gestire da sola questa grave emergenza umanitaria. Quindi auspichiamo che ora, con la destra al governo, sia più semplice convincere quei paesi meno inclini alla solidarietà europea come Austria ed Ungheria che sono molto amici della nostra attuale maggioranza.
- Siete contro l’invio delle armi, ma senza armi come si difende l’Ucraina dall’ invasore in assenza di filoni diplomatici?
La nostra posizione sulla guerra è chiarissima. Dal primo giorno di questo conflitto siamo accanto al popolo ucraino che abbiamo appoggiato nell’esercizio del diritto alla legittima difesa dando il nostro assenso anche all’invio di strumenti militari finalizzati a tale scopo. Ora però, a un anno dallo scoppio della guerra, si rischia di passare da una strategia difensiva ad una offensiva, con l’utilizzo di armi sempre più sofisticate e inseguendo una corsa al riarmo, anziché rafforzando la tragedia di difesa comune europea. Occorre far partire quel canale diplomatico che finora è mancato; l’Italia, paese a vocazione pacifista, deve avere un ruolo da protagonista nella diplomazia e deve farsi portavoce della richiesta di una conferenza internaz

- Come sta andando in aula dopo la vostra riforma di dimezzare i parlamentari?
Diciamo pure che chi è abituato a lavorare sodo non avverte tanto la differenza. Noi stiamo continuando a lavorare come abbiamo sempre fatto; il Senato è sicuramente più snello anche se alcune commissioni sono un po’ più appesantite, come la commissione sanità che ora include anche il lavoro, ma in generale non stiamo trovando particolari difficoltà.
- Che pensate dell’autonomia differenziata?
Siamo nettamente contrari. In questo momento storico, con i divari che sono aumentati, è davvero anacronistico parlare di autonomia differenziata con bozze che si susseguono con variazioni continue e confuse. Noi pensiamo che sia un progetto pericoloso che rischia di spaccare l’Italia accentuando le disuguaglianze sia sociali che territoriali, tradendo anche gli obiettivi del PNRR.
- È felice di avere una donna premier?
Sono felice che sia stato infranto il tetto di cristallo. Ma sarei più felice se la premier facesse cose concrete per le donne, per esempio aiutandole a conciliare vita lavorativa e familiare; se intervenisse concretamente sui salari e sulle misure di sostegno alle fasce fragili; se investisse in questi servizi che devono essere omogenei su tutto il territorio nazionale come la sanità e la scuola pubblica.

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