Silvio Berlusconi e uomo di mondo. E conosce bene gli italiani. Perciò, sbaglierebbe chi credesse che la sua recente uscita pubblica sull’Ucraina e sulla Meloni che si prepara ad andare da Zelensky, sia da ricondurre ai problemi legati all’avanzata età del Cavaliere di Arcore.
Berlusconi innanzitutto fiuta gli umori, e comprende che la maggioranza degli italiani, pur con vari distinguo e innumerevoli varianti, e comunque scontenta di vedere l’Italia appiattita sulle posizioni dell’Unione Europea e della sua presidente Ursula von der Leyen. Soprattutto se in Europa a dettare la linea sono Francia e Germania, i cui primi ministri non nascondono affatto di sentirsi più titolati di altri, di noi, nel decidere quali carte giocare sul tavolo del conflitto con la Russia.
Ma potrebbe anche esserci un’altra chiave di lettura, un po’ più globale. A Berlusconi non è mai piaciuto perdere, in nessun campo. Mentre l’Unione Europea, sul versante della politica estera, sono anni che non centra un solo obiettivo, piuttosto inanellando una dietro l’altra debacle ben poco esaltanti. Difficile, per chi ha occhio allo scacchiere internazionale, non accorgersi che tutti i grandi interventi militari occidentali degli ultimi vent’anni sono falliti: Afghanistan, Iraq, Libia, Mali. Ma anche gli interventi piccoli, magari sotto mentite spoglie, come quello in Siria, non hanno dato i risultati sperati dalle élites occidentali.
E senza contare che anche sul fronte per così dire un po’ più diplomatico, i cavalli su cui ha puntato l’Unione Europea non sono affatto andati lontano, Guaidó in Venezuela, tra tutti. Insomma, è possibile che dietro l’ultima esternazione del Berlusca ci sia qualcosa di più vasto e profondo. Una insofferenza, forse non solo sua personale, cresciuta col tempo. Un disappunto accumulatosi fino a far sbottare il politico di vecchia tempra, più abituato a immaginare successi popolari che a progettare ritirate strategiche
di Francesco Cristiani, avvocato
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