Il Fatto Quotidiano ha chiesto le dimissioni del ministro Nordio. Qual è il “capo d’accusa”?
Lo abbiamo spiegato nella nostra petizione. Nordio ha dichiarato ripetutamente il falso davanti al Parlamento sulle intercettazioni nelle indagini di mafia e di corruzione. Ha calunniato i magistrati e le forze dell’ordine sostenendo che usano manipolarne e strumentalizzarne politicamente le trascrizioni. Poi ha polemizzato alla Camera con la Procura di Palermo, “rea” di aver catturato Matteo Messina Denaro e di aver spiegato di averlo fatto proprio grazie alle intercettazioni. Ha invitato i parlamentari a non rendersi “supini dei pm” che “vedono la mafia dappertutto”. E stendiamo un velo pietoso sulle controriforme giudiziarie e (in)costituzionali in parte minacciate e in parte già avviate. E’ un ministro imbarazzante, soprattutto per i cittadini onesti. Prima se ne va, meglio è.
Eppure il ministro non ha detto di voler eliminare le intercettazioni ma solo regolamentarle per prevenirne gli abusi.
E ci mancherebbe altro che volesse eliminarle del tutto, per costringere pm e inquirenti a indagare con le lenti d’ingrandimento, di fronte a boss e mafie che utilizzano tecnologie avanzatissime per i loro affari criminali, come le piattaforme web criptate con le quali comunicavano tra loro i narcos del boss Raffaele Imperiale. E poi quali sarebbero gli abusi? In Italia le intercettazioni sono chieste da un pm e autorizzate da un giudice con procedure di garanzia per le parti superiori a quelle di altre democrazie occidentali, dove a disporne modi e tempi è direttamente la polizia senza dover renderne conto a nessuno. La nostra legislazione sul punto è tra le migliori del mondo.
Cosa c’è che non va nel voler separare le carriere?
A parte che i casi di passaggio dalla funzione inquirente a giudicante si contano sulla punta delle dita, sganciare il pm dalla giurisdizione significherà trasformarlo, come dice Davigo, in un pm che non sarà più disposto a perdere, che non ragionerà più come un giudice, che non cercherà le prove a discolpa dell’imputato. E finirebbe prima o poi per diventare uno strumento del governo di turno.
Molti magistrati sono sul piede di guerra ogni qualvolta la politica tocca la loro giurisdizione. Con Berlusconi la guerra è durata vent’anni. Secondo lei perché c’è attrito tra politica e magistratura?
Non c’è attrito tra politica e magistratura. C’è attrito tra certi politici e la magistratura che si occupa di loro applicando l’articolo della Costituzione sull’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge.
Cos’è l’esatto equilibrio di poteri dello Stato?
E’ un principio di diritto sul quale si fondano le democrazie. L’equilibrio si raggiunge quando il potere legislativo, quello esecutivo e quello giudiziario non si prevaricano l’un l’altro.
Cosa pensa dell’uso improprio delle intercettazioni e della perversa catena di montaggio tra certa stampa e certa magistratura?
Sembra di ascoltare le balle raccontate da Nordio in questi mesi. L’uso improprio? Quale? Quello nelle indagini? Abbiamo già detto che c’è un ampio sistema di garanzie, il perimetro dei reati per i quali sono disposte e possono essere utilizzate processualmente è tracciato con chiarezza. Perversa catena di montaggio tra certa stampa e certa magistratura? Chi, quale? Da quando sono in vigore le leggi Orlando e Bonafede, finiscono negli atti a disposizione delle parti solo ed esclusivamente le intercettazioni che hanno attinenza con le indagini, e con le ipotesi di reato per cui si procede. Se un giornale le pubblica, esercita un diritto-dovere di cronaca. Ed infatti negli ultimi anni le violazioni accertate dal Garante della privacy sono state zero. Zero!
L’arresto di Matteo Messina Denaro mostra una cintura sociale vasta attorno a cui ruota il malaffare. Come si è evoluta la mafia?
E’ diventata transnazionale, investe in tutto il mondo. Spara di meno e guadagna di più.
Cos’è la giustizia giusta per lei?
Quella che non dimentica le parti lese dei reati.
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