- On. Rastrelli qual è lo stato di salute della giustizia italiana anche alla luce della Riforma Cartabia?
Da molti anni la giustizia in Italia appare purtroppo come un malato terminale, incapace di reagire a qualunque stimolo di rigenerazione. Lo scandalo Palamara, con la mefitica invasività delle correnti interne, ha fortemente minato l’indipendenza e l’autorevolezza della magistratura ed ha definitivamente corrotto persino la percezione esterna del lavoro della autorità giudiziaria, pur a fronte della stragrande maggioranza dei magistrati che servono le istituzioni con fedeltà ed onore. E’ ormai quindi indifferibile una riforma quanto più organica possibile della giustizia che non solo metta fine alle storture a cui abbiamo assistito negli ultimi decenni, ma che sappia soprattutto coniugare le necessarie garanzie con l’equità e la velocità dei processi.
- Nordio ha tracciato la linea: meno intercettazioni inutili, separazione delle carriere dei giudici. Molti di essi sono in subbuglio, si tocca la loro autonomia, e Travaglio chiede la testa del Ministro. Come si oppone a questo clima?
Il clima avvelenato va affrontato con la sobrietà dei ruoli e con la fermezza delle posizioni. In quest’ottica, separazione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante, con concorsi distinti e impossibilità di passaggio di funzioni, riforma del Csm con il sorteggio dei membri per sconfiggere la lottizzazione correntizia, stop alle porte girevoli tra magistratura e politica e revisione del criterio della obbligatorietà dell’azione penale sono tra le prime priorità della nuova maggioranza di Governo.
- La guerra tra toghe e politica con Berlusconi durò 20 anni, voi avete intenzione di ingaggiare un nuovo braccio di ferro?
Assolutamente no. Uno Stato moderno impone il reciproco riconoscimento tra i poteri dello Stato. Una magistratura autonoma e indipendente ne è un presupposto indispensabile. Almeno quanto una politica autorevole e rispettosa delle leggi.
- La vicenda Cospito cosa insegna alla politica?
Di là del caso concreto, la vicenda Cospito impone che , a fronte di attacchi alla personalità dello Stato o alla sicurezza dei cittadini, il fronte della risposta debba essere quanto più trasversale, coeso e convinto.
Secondo le loro prerogative, alcuni parlamentari di sinistra sono andati a sincerarsi delle condizioni dell’anarchico. Ha mai pensato che ci fosse contiguità tra una parte politica e l’anarchismo insurrezionale?
Mai. Ma proprio perché non può esservi alcuna contiguità tra Stato e antistato, credo non debbano crearsi zone d’ombra tra le forze politiche e chi attenta alla pubblica sicurezza dei cittadini.
Il magistrato Catello Maresca afferma che per certi versi l’antimafia è peggio della mafia: girano tanti soldi e fa scena avere uno scudo da faccia pulita. Come commenta?
La mafia è per sua natura camaleontica, ed in grado di incunearsi ovunque: persino tra i file dei suoi avversari. Un governo politico, coeso e legittimato dal consenso popolare, ed in grado di sviluppare reali azioni di contrasto, quale quello preceduto da Giorgia Meloni, è l’unico antidoto possibile a questo cancro sociale.
Il giornalista Alessandro Barbano definisce nel suo nuovo libro l’antimafia come una macchina che produce dolore umano. Lei che opinione ha di quest’organo?
Come denunciato da numerosi osservatori, è un dato oggettivo che la legislazione antimafia in Italia, da eccezionale sia divenuta progressivamente ordinaria. Occorre senz’altro operare una nuova riflessione sulle procedure relative alle misure di prevenzione, senza però mai cedere sui temi di una lotta senza quartiere al terrorismo ed alla criminalità organizzata.
Matteo Messina Denaro godeva di uno scudo sociale vasto che gli ha consentito una latitanza di 30 anni. Secondo lei la mafiosità è un fenomeno culturale con il quale la gente convive inavvertitamente?
Il tributo di sangue pagato dalle forze dell’ordine e da magistrati coraggiosi, ad una lotta senza quartiere alla criminalità organizzata mi consente di escludere che in Italia possa esistere una qualche adesione generalizzata ai valori velenosi dalle mafie. Ciò detto, va compiuto ogni sforzo per disarticolare definitivamente ogni forma di sostegno sociale, diretto o indiretto, alla mentalità mafiosa.
Qual è la sua idea di giustizia giusta?
Occorre in Italia una nuova giustizia di prossimità, che sia quanto più vicina a cittadini ed imprese. E che sia finalmente in grado di dare risposte certe, rapide, giuste ed equilibrate. Questo è uno dei principali impegni della Destra di governo.
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