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Sergio Rastrelli (FdI): "Giustizia, serve una svolta. Bene il ministro Nordio"

Felice Massimo De Falco • 7 aprile 2023

L’Italia ha disperatamente bisogno di una serie di riforme strutturali che le consentano di superare un atavico immobilismo e tornare centrale nel panorama europeo. E in questa prospettiva un ruolo centrale, nella prospettiva di legislatura, lo giocheranno le riforme di assetto istituzionale e quelle relative alla amministrazione della giustizia le cui inefficienze determinano ad oggi uno spreco di 40 miliardi all’anno, pari a circa il 2% di PIL.

- Il ministro Nordio annuncia il ddl su prescrizione e intercettazioni. Come sarà?

 

“Utile al Paese. L’Italia ha disperatamente bisogno di una serie di riforme strutturali che le consentano di superare un atavico immobilismo e tornare centrale nel panorama europeo. E in questa prospettiva un ruolo centrale, nella prospettiva di legislatura, lo giocheranno le riforme di assetto istituzionale e quelle relative alla amministrazione della giustizia le cui inefficienze determinano ad oggi uno spreco di 40 miliardi all’anno, pari a circa il 2% di PIL. Il ministro Nordio interpreta con grande coraggio una visione di riforma che avvicini realmente la giustizia a cittadini ed imprese, ed ha già individuato un cronoprogramma delle più urgenti riforme della giustizia penale che, sul tema dell’intercettazioni consentiranno di affermare finalmente il necessario equilibrio tra le esigenze investigative e la sacralità del rispetto della sfera di riservatezza dei cittadini mentre su quello delle impugnazioni e della prescrizione individueranno una coerente riforma dell’attuale improcedibilità prevista dalla riforma Cartabia che rischia di impaludare i processi che vorrebbe semplificare, generando situazioni di complessità ingestibili. La riforma Cartabia, pure andando nella giusta direzione, si sta rivelando di fatto, sotto taluni aspetti, una riforma di compromesso, al ribasso, caratterizzata da limitazioni imputabili alla debolezza della coalizione che sosteneva il precedente governo”.

 

- In pochi giorni dalla Francia sono arrivati due segnali opposti riguardo la loro idea di giustizia. Uno, dal nuovo libro di Emmanuel Carrère, dedicato al processo per gli attentati di matrice islamica a Parigi nel 2015, allo Stade de France, al Bataclan e ad alcuni bistrot. L’altro, dalla Cassazione francese che ha negato all’Italia l’estradizione dei terroristi rossi. Una nazione bipolare?

 

“Entrambe le questioni incidono sul terribile tema delle radici dell’odio e dell’assurdo di una umanità sempre più feroce. La vicenda del Bataclan, che ha risvegliato lo spirito nazionale francese, pone l’attenzione sui drammatici rischi dello jaidismo. La vicenda delle mancate estradizioni, che ha indignato l’Italia, impone mozioni parlamentari con cui impegnare l’esecutivo a proporre alla Francia la possibilità di ricorrere alla espulsione dei terroristi italiani come persone non gradite alle autorità francesi. E’ poi necessario dare il massimo sostegno, attraverso l’esecutivo, ai parenti delle vittime dei reati, nell’intenzione di rivolgersi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo contro la decisione della Corte di Cassazione, il diritto dell’Italia di pretendere l’applicazione delle condanne. Per quanto mi riguarda, la stagione degli anni di piombo può essere chiusa solo garantendo giustizia”.

 

- Come cambia la giustizia con la rivoluzione digitale?

 

“Una corretta e dinamica amministrazione della giustizia rientra nella necessità di creare occasione di rilancio economico: la digitalizzazione dei processi può garantire una delle precondizioni del piano di resilienza che impone la riduzione del 40% dei processi civili ed il 25% del contenzioso penale. Naturalmente, sarà necessario porre la massima attenzione sulla reale, concreta e capillare accessibilità degli strumenti digitali a tutti per scongiurare il rischio di creare ulteriori divari nell’amministrazione della giustizia”.

 

- L’Onu approva la giustizia climatica con la firma dell’Italia. Di che si tratta?

 

“L’Italia è tra i firmatari di un documento che chiede alla Corte Internazionale di Giustizia di verificare il mancato rispetto degli accordi climatici che stanno producendo drammatici effetti in molte regioni del pianeta dall’Europa al Pakistan, sino al corno d’Africa. Siamo chiamati a fare di più e velocemente, per proteggere il territorio dal mutamento climatico. Nell’ottica di una giusta transizione energetica l’Italia ha aumentato i propri finanziamenti, triplicando l’impegno finanziario con un apporto imponente di per i prossimi cinque anni. Ma tutto questo va fatto evitando che le nazioni maggiormente impegnate su questi obiettivi paghino un prezzo a discapito di quelli realmente responsabili della maggiore emissione dei gas a effetto serra. Gli sforzi, quindi, dovranno andare nella direzione di riduzione di questo squilibrio e raggiungere la neutralità climatica. in questa prospettiva il Governo Meloni ha già rafforzato la propria capacità di energia rinnovabile, sta accelerando il trend in linea con gli obiettivi di REPoweEu e sta rafforzando l’impegno comune con i Paesi in via di sviluppo, riunendo governi, investitori privati e gli Istituti multilaterali di sviluppo, per condividere investimenti e rischi”.

 

 

- Perché è tanta dibattuta la riforma della giustizia in Israele?

 

“La proposta del governo di Netanyahu è contestata perché toglierebbe poteri alla Corte Suprema per affidarli al governo. Il tema, in realtà, è quello dell’equilibrio dei poteri dello Stato, per un loro nuovo bilanciamento dopo una fase che ha probabilmente favorito eccessivamente il potere giudiziario- Si tratta di un Paese senza Costituzione e senza contrappesi al governo e con un parlamento unicamerale. La Corte Suprema israeliana ha assunto nel tempo un ruolo dominante con una serie di sentenze che, di fatto, le hanno dato il potere di abolire qualunque legge approvata dal parlamento”.

 

- Dal 19 al 21 aprile i penalisti scioperano contro l’inerzia del governo nel fare le riforme. Cosa può dire ai colleghi?

 

“Al fianco della responsabilità del Munus Publicum io rivendico sempre l’orgoglio della toga. Gli avvocati legittimamente devono continuare a esercitare il proprio ruolo sociale di stimolo, di contrasto e di denuncia purché nella responsabilità. Prendo con piacere atto che all’esito di un ulteriore confronto con il Ministro le Camere Penali abbiano espresso apprezzamento e ribadito la disponibilità al confronto per soluzioni che siano quanto più ragionevoli e condivise”.

 

- Si muore per poco a Napoli, ma non solo: come il pizzaiolo 18enne ucciso a Mergellina da un coetaneo. Come può intervenire lo Stato nel proliferarsi della baby criminalità?

 

“Come gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia stiamo predisponendo un piano articolato di proposte di intervento: sul fronte legislativo, attraverso proposte di adeguamento dell’impianto normativo e del codice penale minorile del tutto inadeguati all’emergenza; sul fronte amministrativo, attraverso un piano coordinato di intensificazione dei controlli; sul fronte educativo, provando a potenziare trasversalmente l’offerta scolastica. In tale ambito, anche il tema dell’adeguamento dell’età imputabile va preso in considerazione, purché in stretta correlazione con l’esigenza di affrontare e risolvere le drammatiche condizioni delle carceri minorili che sono divenute fucina di professionisti del crimine. Nell’immediato, la situazione emergenziale impone misure drastiche di contrasto, magari prevedendo anche la sospensione della patria potestà, l’allontanamento dei minori da un contesto familiare inadeguato, l’affidamento di minori a rischio in istituti in regime di semi convitto, ovvero individuando anche altre misure di ordine coercitivo, quali la libertà vigilata o i lavori di pubblica utilità orientati al la responsabilizzazione dei minori ed al loro reinserimento in funzione rieducativa. Sul tema specifico e delicatissimo delle baby gang, è urgente a mio avviso intervenire sull’automatismo dei benefici, della diminuzione della pena e della sospensione condizionale o del perdono giudiziale, subordinandoli a pene alternative di carattere sociale: intervenire quindi non solo con l’inasprimento delle sanzioni ma anche sotto il profilo della prevenzione prevedendo anche l’arresto in flagranza di reato o il fermo di indiziato. La sicurezza dei cittadini deve ritornare ad essere una priorità assoluta”.

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