Lo scrittore Domenico Dara, autore del bestseller Malineverno edito da Feltrinelli, in più occasioni ha definito la morte come uno degli ultimi tabù dell’umanità, ma origliando attraverso le pareti delle case, delle scuole e delle chiese pare che il sesso non sia da meno. Eppure, rivolgendo uno sguardo alla storia è paradossale che nell’era moderna se ne parli, lo si raffiguri e si pratichi il sesso con censure più stringenti rispetto al passato. Le testimonianze che arrivano dal lupanare di Pompei, dalle raffigurazioni sulla coppa Warren esposta al British Museum di Londra, per non parlare degli antichi egizi che avevano un rapporto a dir poco sereno con l’eros, fino al medioevo che nasce sulla spinta di una libertà sessuale (come afferma il professore di Psicologia Clinica Angelo Giuseppe de Micheli), repressa poi dalla chiesa.
Se è idea comune, quindi, che i tabù sessuali sono costruiti su dogmi e credenze ecclesiali e altrettanto vero che negli ultimi tempi le istituzioni religiose hanno iniziato a sciogliere i nodi sull’argomento se non altro per evitare che molti adolescenti, spinti dai primi impulsi naturali, possano rimanere impigliati in una rete d’esperienze traumatiche. Non sono rari i casi di gravidanze precoci che hanno trasformato ragazze giovanissime in neomamme a causa di una scarsa conoscenza del proprio corpo, dei meccanismi di fecondità o atti di violenza sessuale spesso attuati di maschi adolescenti incapaci di gestire le proprie pulsioni in relazione all’altro sesso.
Ma non soltanto gli aspetti dell’eterosessualità impattano sulla vita dei giovani, sulle loro relazioni e sulla vita comune. Nella società moderna si richiede una revisione non solo sulle meccaniche fisiche del sesso, ma in particolare su quella emotiva e sociale affinché individui la cui identità di genere è differente dall’impostazione naturale del proprio corpo non vengano discriminati. Malgrado dal 1968, anno della libertà sessuale, siano stati fatti grossi passi avanti per scardinare tabù e false credenze, e per sciogliere il vincolo della pratica sessuale agganciata unicamente all’atto riproduttivo che emarginava il piacere a una sensazione di vergogna, sembra che i consigli di mamma e papà o parlarne in famiglia non basti più a fornire alle nuove generazioni e adeguare le vecchie ai nuovi usi in materia di sesso e relazioni di coppia.
Così le voci di esperti e educatori si sollevano sottolineando quando sia indietro l’Italia, rispetto al resto d’Europa, in materia di educazione sessuale. E se in Olanda si inizia a introdurre nelle scuole l’argomento a partire dai quattro anni di età con giochi e filmati appositamente realizzati, nel nostro paese non vi è alcuna norma per disciplinare una materia di fondamentale importanza, dal momento che dal giusto equilibrio tra l’individuo e il sesso si garantisce la salute fisica e psicologica della popolazione, oltre a ridurre gravidanze indesiderate e malattie sessualmente trasmissibili. Tutti concetti che dovrebbero entrare nelle classi delle nostre scuole con la naturalezza che contraddistingue l’argomento, affidandolo ad esperti in materia capaci di esporre e far comprendere agli alunni l’importanza di conoscere a fondo gli ingranaggi fisici ed emotivi del sesso.
Oltre alle lezioni sulla contraccezione, alla liceità dell’autoerotismo, sulla struttura e il funzionamento degli organi riproduttivi, alle pratiche del piacere e come interagire nel rispetto dei desideri del partner, sulla conoscenza di malattie veicolate dai rapporti intimi; diviene di fondamentale importanza la gestione della propria identità sessuale e comprendere quanto sia essa necessaria per creare una società senza costrizioni e libera di vivere il proprio corpo lontani dai sensi di colpa del passato.
Mario Volpe
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