La borghesia in salsa pomiglianese che influenza le maggioranze da decenni

Francesco Cristiani • 27 febbraio 2023

La borghesia in salsa pomiglianese che influenza le maggioranze da decenni

Karl Marx diceva che l’ideale borghese, diversamente da altri come quello cavalleresco o quello religioso, e ispirato essenzialmente da un valore di opportunismo. Cosa ci guadagno? è la domanda che in fondo si pone il borghese, inquadrando le cose dalla propria ottica mercantile, prima di fare una scelta. Questione di convenienza personale, quindi. Per cui, senza andare troppo per il sottile in termini di coerenza, si orienterà verso chi o cosa gli farà ottenere maggiori vantaggi.


In molti, tra gli osservatori e gli attori della politica locale, dicono che è andata così quando l’allora ministro Luigi Di Maio, al culmine della sua parabola di potere, riuscì improvvisamente a convincere alcuni esponenti del civismo borghese pomiglianese ad abbandonare la coalizione elettorale che sosteneva Elvira Romano, e a girarsi verso Del Mastro, integrando la massa critica che consentì la riuscita dell’esperimento del laboratorio recentemente saltato per aria. Una giravolta (o un voltafaccia, per i meno eleganti) che nei comizi elettorali si cercò di coprire con qualche alibi che chiosava lo slogan del “voltiamo pagina”, ma che in effetti non aveva alcuna sostanza concreta, né politica né programmatica.


  Dicono che Lello Russo ci restò assai male, che si rimproverava di aver fatto peggio di Caligola, l’imperatore romano che almeno aveva elevato a senatore il proprio cavallo, animale sicuramente più nobile di altri equini. In disappunto, quello di Russo, che oggi può essersi un pochino raffreddato, ma che non si sarebbe del tutto sopito. Fino a poco tempo fa, a chi gli chiedeva se fosse disposto a perdonare, rispondeva con un netto: chi tradisce una volta, tradisce sempre. Chissà se la pensa ancora così.


Fatto sta che questa vecchia e piccola borghesia nostrana (senza offesa per Claudio Lolli) occorrerà fare i conti anche stavolta. Perché il bacino elettorale in cui pesca è sempre lì, non troppo vasto ma consolidato in anni di relazioni personali e magari fraterne (alcuni di essi in segreto si chiamano fratelli). Lei, la borghesia in salsa pomiglianese, lontano dal potere non ci sa stare. Perché è da lì, dai palazzi del potere, che trae la propria linfa vitale, la sua ragione di sopravvivere. Perché infondo è una borghesia sui generis: mira al vantaggio personale: ma a spese pubbliche. E anche stavolta, c’è da scommettere, aspetterà la migliore offerta.



di Francesco Cristiani - avvocato

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