È stata una festa democratica. A riprova che quando il Pd si mette nelle mani del popolo ne nascono scelte “impopolari”. Non era facile battere Bonaccini partendo da - 20 punti di differenza coi voti degli iscritti al partito. Nel momento in cui la tolda delle decisioni è passata al militante o cittadino qualunque, la situazione si è ribaltata. Vince il partito dei diritti contro il partito della nomenclatura, delle correnti, delle posizioni di comodo. Vince una donna, la prima donna alla segreteria dem. Vincono le istanze radicali e “inedite” a fronte di una guida salda rappresentata da Stefano Bonaccini. Vince un orientamento spostato più a sinistra a ridosso del populismo grillino con il quale si tornerà a confrontarsi per non farsi risucchiare nella bolgia del terzomondismo. Non sono mancati da subito i cenni di congratulazione di Conte e della sua squadra di parlamentari e l’invito a riconsiderare le istanze degli ultimi. La vittoria della Schlein è anche strategia delle alleanze per battere la destra. Rifare un campo largo 2.0? C’è da chiederselo, magari ce lo aspettiamo, ma prima vediamo come si muoverà la nuova segretaria e su quali temi insisterà.
C’è poi una potenziale conseguenza di questa vittoria. Tanti amministratori che hanno votato Bonaccini non vedrebbero di buon occhio un’alleanza coi 5 Stelle ma non solo. Uno spostamento dell’asse verso i Fratoianni e company metterebbe in discussione la loro natura di moderati e liberali, giungla vasta nel Pd. E non è da scartare l’ipotesi che costoro bussino alla porta del Terzo Polo, cercando in Renzi e Calenda quel riformismo tenue che la Schlein non interpreterebbe. C’è chi dice anche che lo spostamento verso una sinistra-sinistra avvantaggerebbe Giorgia Meloni e la parte moderata della sua coalizione. Ci sono tante tessere del mosaico Pd, si vedrà come le sistemerà la Schlein.
Ad ogni modo, oggi è la festa della democrazia e della storia del Pd. Al resto si penserà strada facendo.
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