Le giornate si fanno calde, i telefoni roventi, prende forma il cicaleccio della politica.
Nel caleidoscopio delle crudeli strategie elettorali c’è probabilmente un’unica certezza: Eduardo Riccio è il candidato del centro-sinistra. Le sue dimissioni da vicesindaco, la messa al muro di Del Mastro con la sfiducia notarile, fanno di lui l’attuale dominus delle narrazioni politiche. D’altronde era sua dichiarata velleità quella di scalare le vette di Piazza Municipio. Ha dalla sua l’aver governato, nel bene e nel male, e dunque ha intessuto rapporti di potere e di consenso che lo rendono appetibile a chi aspira a spartirsi il potere ma anche a dare la spallata finale a chi c’era in precedenza, duro a perire (politicamente).
Perno portante di questa inedita struttura di potere dovrebbe essere il centro moderato (in cui ci puoi ficcare chiunque), che in sostanza è composto da ex amministratori delle giunte Russo. In più ci potrebbe essere il sostegno di Forza Italia e Forza Pomigliano, grossolana anomalia in un agglomerato ex comunista. Così come stramba appare la liason d’intenti tra chi è stato figlio del Pci/Pds/Ds/Pd e giovani avventurieri liberali che hanno ammainato la bandiera dell’ anticomunismo contraccambiando la loro libertà per la fregola del potere. Mettiamoci pure che c’è la voglia di comminare una lezione di politica a chi ha dato loro i natali politici. Ma in politica, specie locale, tutto è possibile, tutto è lecito, e indignarsi diviene una virtù da conquistare a fatica. La coerenza in politica è merce rara. Oggi la incarna la borghesia "produttrice".
Per chiudere il discorso nell’emisfero sinistro, Rinascita e Verdi rappresenteranno la sinistra-sinistra con l’incalzante flemma guevarista dei suoi rampanti dal facile sdegno talvolta. Bravi ragazzi.
Ma chi va alla ricerca spasmodica di un quid è quel che fu prima centrodestra e poi mistura di civismo e partitismo capeggiato da un infuocato Lello Russo, dopo gli ultimi accadimenti al Comune. Tutti hanno un’ambizione, nessuno che la dichiari. C’è un riserbo che sfiora la paura di interpretare un ruolo più grande di loro. Blocchi di consenso detenuti e sbandierati che si intersecano tra loro senza ancora arrivare al dunque. Chi esclude chi? Sono tanti i pretendenti e tanti gli assetti che ne potrebbero scaturire. C’é chi se lo meriterebbe come chi lo pretenderebbe. Si va avanti con lentezza per la paura di non ripetere un 2020 calcolato male.
Bisognerebbe privilegiare un profilo innovativo per rompere con la "storia infinita", ma il problema è sempre lo stesso: la ricerca del quid, del conducator carismatico capace di assemblare bianchi e neri e portarli a condividere un progetto. C'è, è voluto dal popolo, meno dalla nomenclatura. Perché quello servirà: un’idea nuova di città e un reticolo di rapporti istituzionali di vertice. Il cicaleccio va avanti qui e nei bar, ma si faccia presto. si arriverà ad una reductio ad unum per il bene della città? Speriamo di sì. Pomigliano ha bisogno di una guida salda.
Si respira aria di ballottaggio da tutti i pori. Considerando anche l’outsider Movimento 5 Stelle, ripulito dai gangli di Di Maio, è facile pensare che nessuno avrà i numeri per vincere al primo turno. La campagna elettorale ci dirà molto, per chi la saprà fare. Sposterà molti equilibri e pacchetti di voti. Arrivare al secondo turno in equilibrio vorrà dire che sarà vincente il candidato che più è gradito al popolo, perché le sovrastrutture partitiche e i candidati delle liste non saranno in grado più di influenzare il voto. Ecco che più “a destra” che a sinistra, dove è concentrato il Moloch del potere, servirà l’uomo del popolo, l’uomo che conosce Pomigliano e i Pomiglianesi meglio della propria moglie.
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