Quanto la Fede influenza la Politica
Attualmente la fede politica è alimentata non dal pensiero intrinseco dell’organo e del soggetto rilevante, ma dalla verità che si forma continuamente per l’attività svolta e i progressi acquisiti.
La verità oggettiva intanto ha valore in quanto diventa la nostra verità e genera la certezza di essere nel vero. Nel presente è proprio la ricerca di questa verità che genera in politica un senso di appartenenza non stabile e contribuisce ad alimentare l’adesione partitica in un modo incerto e ondivago.

Nel vangelo si parla della famosa parabola del seminatore. Come spiega lo stesso Gesù, il seme è metafora della Parola e il terreno – nelle sue varie forme – è metafora dell’anima di chi ascolta. Scrive san Paolo, infatti, che la fede nasce dall’ascolto della Parola. Questo brano evangelico è dunque strettamente connesso al concetto di fede. Viene però da chiedersi se conosciamo a fondo il significato di questo concetto apparentemente semplice: la fede è la credenza piena e fiduciosa che procede da intima convinzione o si fonda sull’autorità altrui più che su prove positive.
La credenza è quindi la prima delle virtù teologali, per la quale, con l’aiuto del pensiero astratto l’umo crede vere le cose rivelate dal trascendente e dal divino, non in ragione della verità prima, ma con l’aiuto della grazia e della speranza, il cristiano crede vere le cose rivelate da Dio non in ragione della verità intrinseca delle cose stesse, ma per l’autorità del Dio rivelante.
L’intima convinzione è sinonimo di persuasione che infonde certezza circa la verità di un fatto, un evento, una liturgia, e della relativa simbologia e non mostra dubbi e incertezze perché il credo diventa oggettivo e non più soggettivo.
L’ideologia politica, come la fede, è sicuramente influenzata dal credo di riferimento e diventa l’attività mediante la quale un determinato soggetto aderisce al complesso di credenze, valori, opinioni e rappresentazioni che orientano un determinato gruppo sociale di riferimento.
La Democrazia Cristiana, come partito politico, aveva come riferimento i valori morali della civiltà cristiana, ma un credo sociale dove i lavoratori fossero non solo elettori, ma economicamente protetti da leggi sociali e messi in condizioni di parità con i datori di lavoro per mezzo di sindacati riconosciuti e legalizzati. Senza la partecipazione completa della società non c’è vera democrazia

Il Cristianesimo, elevando gli uomini a fratelli, ha preparato il passaggio dallo schiavo al cittadino, per cui ogni democrazia moderna ha qui la sua radice.
Analogamente anche il partito comunista, alle sue origini, orientò intrinsecamente la sua visione del mondo e della politica su fede e simboli “messianici”: l’ascesa del comunismo avrebbe liberato gli uomini dalla schiavitù del capitalismo.
Il potere comunista avrebbe dissolto la società capitalista e la proprietà privata, dando ad ognuno ciò che necessitava ed il lavoro sarebbe diventato espressione delle proprie capacità e non merce di scambio. In tempi moderni si è sviluppata la tendenza a interpretare la concezione messianica come perfezionamento progressivo dell’umanità.
Sconsacrato e laicizzato il mondo che sempre più rapidamente perde la sua porzione di mistero, la società è diventata più pragmatica e la visione politica più “fluida”. L’esperienza politica individuale e le relazioni sociali sono segnate da caratteristiche e strutture che si vanno decomponendo e ricomponendo rapidamente, in modo vacillante e incerto, fluido e volatile.
Attualmente la fede politica è alimentata non dal pensiero intrinseco dell’organo e del soggetto rilevante, ma dalla verità che si forma continuamente per l’attività svolta e i progressi acquisiti.
La verità oggettiva intanto ha valore in quanto diventa la nostra verità e genera la certezza di essere nel vero. Nel presente è proprio la ricerca di questa verità che genera in politica un senso di appartenenza non stabile e contribuisce ad alimentare l’adesione partitica in un modo incerto e ondivago.



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