Berlusconi aveva idee molto nette sul conflitto in Ucraina. E non perché semplicemente fosse amico di Putin. La sua posizione era ben argomentata, in rete è possibile reperirla facilmente, cercando l’intervista rilasciata il 12 febbraio 2023, all’uscita dal seggio per le regionali della Lombardia, quando ancora appariva piuttosto bene e, soprattutto, mostrava una luciditá e una chiarezza poco comuni.
Berlusconi arriva cosi’ ad affermare che lui con Zelensky nemmeno si sarebbe incontrato, giudicando molto negativamente il comportamento “di questo signore” (cosi’ si riferisce al presidente ucraino), ritenendo che per fermare la guerra con la Russia sarebbe bastato che l’esercito di Kiev avesse smesso di attaccare le due repubbliche russofone di Lugansk e Donetsk.
Per arrivare alla pace, poi, Berlusconi pensava che la chiave fosse nelle mani del presidente USA, tagliando i flussi di dollari e disinnescando il conflitto in un batter d’occhio.
Il Cavaliere esprimeva comunque il proprio senso di disvalore per un presidente, quello ucraino, insensibile alla distruzione del suo paese e al massacro migliaia di persone.
Sará per queste sue idee che, negli ambienti governativi ucraini, Berlusconi era assai impopolare, e lo resta da morto, al punto che il presidente Zelensky non ha inviato nemmeno un messaggio di cordoglio al governo italiano, come pure nessun rappresentante ufficiale alle esequie di stato celebrate al duomo. Anzi, i media ucraini, oggi sottoposti ad uno stretto controllo ministeriale in virtù della legislazione speciale di guerra, piuttosto che lodare qualche qualitá del defunto, ne hanno ricordato gli scandali, i comportamenti privati discutibili, le inchieste giudiziarie e ovviamente l’amicizia con Putin. Un sito considerato emanazione dei servizi di sicurezza di Kiev, Myrotvoretz, che lo aveva messo in una black list di personaggi ritenuti sgraditi, alla notizia del decesso ha messo la scritta “liquidato” sulla foto di Berlusconi.
Insomma, sembra proprio che la regola non scritta, per cui dei morti o si parla bene o non si parla affatto, per Zelensky e i suoi non valga. E fin qui, ci potrebbe anche stare.
Quale sia invece la ragione per cui nessuno, del governo e dei politici del centrodestra, abbia ritenuto di dover invitare Kiev a un maggior rispetto per il Cavaliere, non è dato sapere. Fatto sta, però, che né la premier Meloni né il ministro degli esteri Tajani, quest’ultimo letteralmente allevato sotto l’ala protettrice di Berlusconi, hanno espresso pubblicamente una sola parola, per stigmatizzare questo atteggiamento, ai limiti del dileggio verso l’illustre (e apparentemente caro) defunto. Ma non è solo il loro silenzio a risaltare.
Perché, a quanto pare, tra una lacrima e l’altra tutti hanno abbozzato e lasciato correre.
Nel commemorare l’amico scomparso, Putin, che lo conosceva bene, ha detto che la dote più apprezzabile di Berlusconi era che diceva sempre quello che pensava. L’intervista del 12 febbraio ne è prova evidente. I suoi eredi politici probabilmente o non sono come lui, o in questo caso non hanno pensato proprio nulla, il che sarebbe assai peggio.
di Francesco Cristiani
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