È piuttosto difficile pronosticare quanta influenza potrá avere la vittoria di Giorgia Meloni sul risultato che fará la destra pomiglianese alle prossime amministrative. Il vento di destra nella cittá delle fabbriche ha sempre spirato debole. Giá alle ultime politiche il dato percentuale raccolto ha sfiorato il 10 per cento, ben lontano dalla media nazionale. Ma quando si vota per il comune, si sa che è tutta un’altra cosa. E a Pomigliano il feeling elettorale con la destra vera e propria non è mai stato troppo.
A rendere l’incognita ancora piú vasta è soprattutto il fattore legato al personale politico cittadino di Fratelli d’Italia. Uno zoccolo duro, un manipolo di uomini che resiste, nonostante lo scorrere del tempo, rappresentato da militanti storici che hanno attraversato l’era del Movimento Sociale di Almirante, sono passati per la svolta di Fiuggi di Fini, e ora si ritrovano con la riscossa della Giorgia. Sempre loro, una pattuglia sulla cui coerenza certo non c’è da dubitare. Ma proprio per questo, la cui capacitá attrattiva si è giá dimostrata, nel corso di molti lustri e campagne elettorali. E senza che sia mai assurta al ruolo di massa critica, quella cioè che in fisica si definisce come in grado di determinare la reazione.
A ciò si aggiunge una certa pigrizia di iniziativa rispetto ai temi politici di rilievo nazionale. A Pomigliano, anche dopo la vittoria parlamentare delle destre, non c’è stata alcuna iniziativa pubblica che abbia visti impegnati esponenti di rilievo centrale, per fungere da traino politico e capitalizzare anche a livello periferico il risultato di stare alla guida della nazione.
Insomma, questo per dire che il dibattito della destra locale non si è giovato del fatto di aver conquistato il governo, né dello storico primato femminile a palazzo Chigi.
Orfani da tempo di una propria rappresentanza in consiglio comunale, i seguaci pomiglianesi di Giorgia Meloni negli ultimi anni si sono limitati a far sentire la propria voce attraverso qualche manifesto, la forma più tradizionale e antica di comunicazione con il potenziale elettorato.
La loro capacitá di competizione alle prossime elezioni comunali perciò dovrá fondare tutto o quasi sulla validitá della scelta di chi mettere in lista. Ma su questo terreno di confronto il rischio di arrivare molto dietro gli altri è concreto. Perché la composizione delle liste per le comunali risponde a logiche e segue schemi strategici che gli altri competitors conoscono troppo bene e sanno manovrare ancora meglio.
Poi c’è l’incognita delle alleanze. Con chi potrebbero fare cartello i Fratelli d’Italia pomiglianesi? È anche questione di omogeneitá politica, ma non solo. Da punto di vista strettamente pratico, la Lega Nord, tradizionale spalla nazionale, qui da noi è in fase calante, senza nemmeno aver mai raccolto granché in passato. Alle passate consultazioni, quelle vinte da Del Mastro, erano andati nel gruppo di liste a sostegno di Maurizio Caiazzo sindaco, più per diritto di tribuna che per un vero e proprio ruolo di spinta.
Oggi sarebbe lecito aspettarsi di vederli stringersi a coorte con un candidato loro espressione diretta. Cosa non facile, perché servirebbe uno che metta in conto, come nell’inno nazionale cui è ispirato il nome stesso del partito, di essere anche pronto alla morte (ovviamente politica), nello scontro con le corazzate dei voti avversarie che si profilano all’orizzonte. Insomma, viste da destra le prossime consultazioni cittadine si presentano nient’affatto facili, parallelamente ad aspettative mai tanto elevate come oggi.
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