Era il momento di rinnovare, di risorgere dalle ceneri forgiando col tempo una degna classe dirigente, mentre invece è un lemma anonimo che si tiene assieme solo se rifornito di potere. Questa sinistra non è in grado di reggere alle spinte della democrazia. È una disfatta che entrerà negli annales della città. Oggi a Pomigliano la democrazia è mutilata.
Quando due dei principali partiti della città che assieme hanno vinto le elezioni circa 3 anni fa, non presentano nemmeno un candidato di bandiera, ritirando i simboli e attirando lo sconcerto del proprio elettorato, siamo dinanzi ad un quadro democratico mutilato, se dall’altra parte c’è un candidato sindaco che in nome del riformismo presenta ben 11 liste.
Viene da dire che non ci sarà partita anche se Lello Russo fa sapere “io voglio giocare”, se non fosse per quella lucerna sempre accesa di Rinascita a caricarsi sulle spalle il fardello di un fallimento annunciato, figlio dell’ ottundimento di una sinistra arrivata col fiatone all’appuntamento che conta. Ciò fa dedurre, qualora non fosse ancora chiaro, che il Laboratorio, il campo giallo-rosso, era terra arida di prospettive. Un vuoto cosmico da far impallidire anche i vertici alti del Pd e dei 5 stelle, che con l’aratro del confronto sudavano per mettere assieme una squadra dignitosa e consegnarla ad un candidato spendibile.
Non era male l’idea di Marco Iasevoli, a corto di politica politicante, il quale poteva rappresentare quel riformismo cattolico caldeggiato in altre sedi da Bergoglio. Ma la riottosità acerba di qualche recalcitrante ha fatto scemare un costrutto che poteva alimentare di argomenti la campagna elettorale. Che ora sarà più povera, meno accesa, meno entusiasmante al punto da far spuntare l’alito della disillusione.
E la disillusione in politica vuol dire astensionismo. Uno dei pericoli, appunto, è l’astensionismo di chi crede che la partita sia chiusa e dunque sia inutile partecipare. Spetterà a chi è in campo volgere i riflettori della campagna elettorale sull’importanza della partecipazione elettorale per non sminuire quella che doveva essere la festa della democrazia, la festa dell’alternanza conquistata a pari armi.
Fa specie che proprio l’unico partito italiano organizzato non si presenti ad un confronto di idee e le faccia prevalere con la forza della persuasione e della partecipazione, proprio quella con cui Elly Schlein ha battuto Bonaccini alle primarie. Ed invece il Pd locale appare come una testa posata sul patibolo. È pur vero che l’astuzia di Lello Russo ha fatto in modo che il centrosinistra si sparpagliasse in più atomi. Una buona parte degli ex Pd sta con lui, a cominciare dal suo segretario Eduardo Riccio.
Era il momento di rinnovare, di risorgere dalle ceneri forgiando col tempo una degna classe dirigente, mentre invece è un lemma anonimo che si tiene assieme solo se rifornito di potere. Questa sinistra non è in grado di reggere alle spinte della democrazia. È una disfatta che entrerà negli annales della città.
Oggi a Pomigliano la democrazia è mutilata.
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