Quel vellutato e nominato segretario metropolitano e deputato del Pd di Marco Sarracino lo ha presagito pare nel corso di un pour-parlèr con un senatore di Azione che gli aveva proposto un candidato a sindaco un pò solipsista: “A Pomigliano si perde e preferisco perdere con uno dei miei piuttosto che col tuo”.
Sarracino è attaccato al grembo materno del Laboratorio, il suo pezzo di artigianato migliore della sua segreteria, vorrebbe riproporre in vitreo quel campo largo 2.0 a cui sta lavorando a livello nazionale la sua segretaria Elly Schlein. Manda un facilitatore, nuova figura mitologica del Pd, appartenente alla Chiaia bene, col mandato di rimettere assieme i cocci derivanti dall’implosione del governo giallorosso di Del Mastro, che ha svelato gli altarini delle contraddizioni, spaccando sia il Pd che i 5 stelle. Oggi gli esuli di quell’ameno esperimento si sono sparsi un po’ ovunque: il segretario Riccio sta con Lello Russo, così come l’ex assessore Salvatore Esposito, i followers di Di Maio si sono dispersi in parte nei Verdi.
Insomma la fusione a freddo tra figuri che non avevano niente da dirsi ha generato caos e disillusione. Il nuovo Movimento 5 stelle poi è alle prese con una ricostruzione interna che la vedrà in difficoltà a proporre una squadra degna del dato numerico nazionale. Riproporre come pare lo stesso schema appare essere un lockdown della ragione che conduce quest’assemblaggio coatto verso il disonore al cospetto delle potenzialità che potrebbero avere se avessero una guida che faccia sintesi ma sopratutto che sia in grado di oscurare 27 mesi di totale inerzia rappresentati dall’ex Gianluca Del Mastro, vincitore per errori altrui delle elezioni scorse.
Micillo pensa alla squadra, Sarracino al perdente di successo. Sarracino ne è consapevole, ne ha parlato anche con Lello Russo assieme a Mancuso quando c’era sul patibolo la testa da segretario del “rinnegato” Eduardo Riccio. Così come lo sa Salvatore Micillo, coordinatore regionale dei 5 Stelle in Campania: ripetersi è un’impresa senza elementi che hanno un borsino di consensi da portare o gente che scaldi i cuori con le idee. Senza contare che stavolta non ci saranno carillon ministeriali nè influssi da Roma. C’è poi il blocco della cinghia di trasmissione dei consensi dal nazionale al locale. C'è scarso rincalzo nella lista tale da obnubilare i fasti recenti.
Il Movimento sui territori ha fatto spesso figure barbine. C’è poi il rischio di avventurieri dietro l’angolo che si alabardano di stelle per concorrere in futuro alle europarlamentarie. Ma ciò che fa più riflettere è la mancanza di una classe dirigente a sinistra che possa uscire dall’imbuto dell’ irrilevanza e contare su un plafond di nomi importanti. Neppure il Prodi locale, Aniello Cimitile ne vuole sapere più, disamoratosi davanti alla negletto Laboratorio, che si teneva in piedi per il collante del potere piuttosto che per chiara azione programmatica. E ci sarebbe da evellere l'idea condivisa che Del Mastro non sia stato prigioniero consenseziente di ordini dall'alto.
C'è da considerare poi Rinascita che col Pd ha stretto il vade retro ai congiurati nelle liste, anche se non ce n'era bisogno perchè si sono accasati altrove ancor prima. Rinascita è consapevole che si sta andando incontro ad un Tir a fari spenti senza una guida autorevole che contrasti quel Moloch messo in piedi da quel mefistofelico Lello Russo e soci?
C’è dunque una prateria a sinistra, scoperchiatasi con le ultime vicende, e che probabilmente l’elettorato pomiglianese non tornerà a solcare.
La sinistra sembra ancora una crisalide. un mero artificio pre-elettorale, un agglomerato di forze sparse ideologicamente distanti.Ció ci fa pensare che si potrebbe ricorrere di nuovo a Del Mastro con i suoi dardi complottistici da scagliare a destra e a sinistra nella speranza vacua di perdere bene. Sarà dura vita. Deus ex machina della novità non ve ne sono più.
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