Brulicano le prime frizioni personali, dopo una falsa e cerimoniosa “stretta di mano” sul riconoscimento reciproco dell’avversario. C’è da aspettarselo in una competizione monca che non farà né vittime né eroi, ma solo contrapposizioni giacobine tese a taglieggiare la moralità dei competitor. Diceva Don Luigi Sturzo che la politica è di sua natura divisione, ma ciò che potrebbe urtare le coscienze è la radicalizzazione delle parti in campo basata sull’oltraggio personale, e non sulla lealtà espositiva basata sugli argomenti e sui temi programmatici. Sono almeno venti anni, per esempio, che “qualche giovane” imputa a Lello Russo di essere anziano, e costui vince sempre facendo leva su idee fresche quanto la Generazione Next.
O gli si addita che ha dalla sua parte liste portatrici di interessi privati, e sono 20 anni che questi interessi scemano nel rigore morale di un “vecchio capitano” che mette al centro il cittadino prima che l’interesse singolo. Gli si imputa ancora di non avere una visione, ma i dati dicono che il balzo economico di Pomigliano c’è stato sotto il suo influsso. Poco prima che tornasse in campo, Pomigliano era un cupo paese illuminato da qualche lucerna pubblica, un territorio cisposo, perduta la sua vocazione industriale prima che arrivasse Marchionne. Ed è stata la sua intelligenza politica immaginativa, assieme al comparto dei commercianti, a ridisegnare un volto socio-economico alla città, facendola prosperare almeno fino all’arrivo del Covid.
Per come ci ha dimostrato di saper costruire le squadre elettorali con la sagacia di un trentenne, viene da dire che il notabiliato castale sia in altri conventi di sinistra, ripiegati su stessi con teorie astruse e viziate di vampirismo ideologico e soprattutto cacciatori di un obiettivo da abbattere moralmente con i loro smaglianti panegirici che incitano ad un dizionario della lotta vetusto. Altro che goliardica gioventù: questa è gente tallonata da un passato che li ha travolti. Non è sintesi di fermenti e frenesie di gioventù, ma orientamento all’odio. Ben venga la convinzione personale ma essa deve essere accompagnata dall’autodisciplina e anche dall’indignazione ben calibrata. Invece si cerca di anestetizzare la contrapposizione democratica sotto l’egida gregale di principi malsani.
Gioventù non è sinonimo di idee convincenti. Diceva Amintore Fanfani che se uno è bischero, lo sarà anche a 20 anni. E non è nemmeno libertà d’irriverenza, perché prima bisognerebbe liberarsi della propria doppiezza. L’anima della democrazia è la scelta libera, l’anima della demagogia è l’insulto facile. E i M5S hanno fatto scuola. Non è ipertensione ideologica, è odio viscerale. L’ideosincrasia verso l’avversario contamina il campo della libera democrazia, non indirizza al gioco delle fazioni e a traiettorie programmatiche differenti, ma divide il campo di gioco in due parti tra chi ha guardato la luna e chi ha guardato il dito.
Testata Giornalistica con iscrizione registro stampa n. cronol. 1591/2022 del 24/05/2022 RG n. 888/2022 Tribunale di Nola