- On. Vanessa Cattoi, qual è l’impatto dei tumori sul sistema sanitario nazionale?
La misurazione dell’impatto di una patologia non è un esercizio semplice, ma è molto importante ai fini di una corretta programmazione della spesa sanitaria e del suo controllo.
Secondo le stime riprese nel Piano europeo di lotta contro il cancro, l’impatto economico del cancro in Europa supera i 100 miliardi di euro annui.
In Italia, le stime più recenti valutano l’impatto del cancro in circa 20 miliardi di euro annui.
Vi è poi una parte non indifferente delle spese del percorso di cura che grava sulle tasche dei pazienti; pazienti che, nonostante le esenzioni, arrivano a spendere in media due mila euro ogni anno per sottoporsi a esami, visite specialistiche e terapie di supporto oltre che per usufruire dall’assistenza domiciliare.
Sono dati che dobbiamo tenere in considerazione e che confermano l’importanza delle strategie di prevenzione e del loro rafforzamento, partendo dall’assunto che la prevenzione è più efficace delle cure e che il 40 per cento dei casi di malattia può essere prevenuto.
- A che livello di qualità siamo per prestazioni in Italia?
I rapporti ci dicono che l’Italia è sicuramente uno dei Paesi più all’avanguardia nella cura dei tumori. Se in Europa la media degli individui che vivono a 5 anni dalla diagnosi è del 57%, il nostro Paese registra una percentuale migliore, il 63%. Segno che la qualità delle prestazioni e delle cure garantite è molto alta. Questo risultato deve, però, essere uno stimolo a fare ancora di più e soprattutto a ridurre, fino all’eliminazione, le disuguaglianze nell’accesso agli interventi di prevenzione e cura. È uno degli obiettivi del Piano oncologico nazionale 2023-2027 approvato in Conferenza Stato-Regioni il 26 gennaio scorso.
- Abbiamo i migliori medici ma le strutture peggiori?
- Cosa ci manca per essere uno dei migliori Paesi nel settore dell’oncologia e nell’accoglienza dei parenti dei malati?
Abbiamo i medici migliori, ma abbiamo anche strutture di eccellenza che figurano stabilmente nelle classifiche dei migliori ospedali al mondo, anche per quello che riguarda specificamente l’oncologia. Dobbiamo lavorare per valorizzare queste eccellenze, supportarle nella loro attività e soprattutto creare una rete attorno di esse per rendere l’accesso alle cure, agli interventi e alle prestazioni di alta qualità più uniforme sul territorio nazionale.
- Oggi si parla di transizione sanitaria in oncologia, le cure diventano sempre più personalizzate. L’Italia a che punto è?
L’oncologia medica si sta muovendo nella direzione della medicina di precisione. In questo scenario in continua evoluzione, assume grande rilevanza l'utilizzo della tecnologia “Next-Generation Sequencing” (NGS). Le linee guida nazionali e internazionali in ambito oncologico sono tutte concordi nel suggerire l’uso delle tecnologie NGS di sequenziamento esteso perché consentono, rispetto alle metodiche standard, la valutazione contemporanea di diverse alterazioni e bersagli molecolari, individuandone alcuni recentemente caratterizzati che difficilmente potrebbero essere rilevati con altri test. A che punto è l’Italia da questo punto di vista? Direi che è sulla strada giusta, anche se è chiaro che bisogna moltiplicare gli sforzi. La legge di bilancio per l’anno 2022 ha istituito nello stato di previsione del Ministero della salute il Fondo per i test di Next-Generation Sequencing. Con la mozione n. 1/00049, firmata dai rappresentati di tutti i gruppi parlamentari, approvata dalla Camera dei deputati in data 1° febbraio 2022, in vista del World Cancer Day, il Governo ha assunto l’impegno a “provvedere al costante finanziamento dei test genetici, dei test Next Generation Sequencing (NGS) e alla formazione dei patologi e degli altri clinici coinvolti oltre all'implementazione regionale dei Molecular Tumor Board al fine di implementare la medicina di precisione e garantire significativi risparmi per il Servizio sanitario nazionale”.
- La parola d’ordine è prevenzione ma le liste d’attesa sono molto lunghe spesso. Come si fa?
- Altro problema è l’assistenza domiciliare del malato oncologico. Il personale è lacunoso.
Sicuramente occorre potenziare l’assistenza domiciliare e il recupero delle liste di attesa. Sono certa che su questi fronti il Governo saprà intervenire in maniera decisa ed efficace anche nella fase di attuazione delle riforme previste nell’ambito del PNRR. Con riferimento al tema dell’assistenza domiciliare, ad esempio, l’investimento previsto all’interno del Pnrr “persegue l’obiettivo di aumentare il volume delle prestazioni rese in assistenza domiciliare fino a prendere in carico, in linea con le migliori prassi europee, entro il 30 giugno 2026, il 10 per cento della popolazione di età superiore ai 65 anni, rispetto all’attuale media di circa il 5 per cento relativa alle diverse regioni italiane”.
- Cosa risponde al Pd e alle opposizioni che dicono che avete tagliato fondi alla sanità nella finanziaria?
Rispondo con i dati. Abbiamo incrementato il Fondo sanitario nazionale (fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato) di ulteriori 2,150 miliardi nel 2023 che si aggiungono ai 2 in più già stanziati dalla manovra del precedente Governo. Il Fondo ha quindi toccato quota 128,211 miliardi, pari a 4,150 miliardi in più rispetto al 2022. Non capisco francamente come si possa parlare di tagli.
Con l’approvazione del decreto milleproroghe, inoltre, è stato istituito il Fondo per l'implementazione del Piano Oncologico nazionale con una dotazione pari a 10 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2023 al 2027, destinato al potenziamento delle strategie e delle azioni per la prevenzione, la diagnosi, la cura e l'assistenza al malato oncologico.
- Attuate l’autonomia differenziata, il federalismo fiscale ma i malati del Sud vanno spesso al Nord a farsi curare. Come si fermano queste storture?
Per ottenere la riduzione dei divari tra le regioni, sarà fondamentale responsabilizzare le classi dirigenti anche consentendo l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia in attuazione dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione. Il disegno di legge sull’autonomia differenziata approvato dal Consiglio dei ministri va esattamente in questa direzione e conferma anche che il Governo sta mantenendo gli impegni presi con gli elettori.
Il centralismo e la mancanza di autonomia hanno depresso la competitività del sistema e hanno contribuito ad alimentare gli sprechi, sottraendo risorse preziose proprio alla sanità e ai settori sociali.
Autonomia quindi per responsabilizzare le regioni e per consentire all’Italia di crescere, valorizzando i modelli virtuosi.
- Non le pare che la pensione d’invalidità per il malato oncologico sia un po’ poca?
È un tema che non riguarda solamente i malati oncologici ma in generale tutte le persone con invalidità parziale e totale. La prima legge di bilancio ha dovuto concentrare gli sforzi nella protezione delle fasce più deboli e delle famiglie dal punto di vista del rincaro economico e delle bollette. Ma sono certa che nell’arco della legislatura ci sarà anche un intervento sulle pensioni di invalidità il cui importo è oggettivamente insufficiente ad assicurare una vita dignitosa a queste persone.
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