Carlotta Galmarini è nata a Livorno, ma vive a Roma fino al Diploma di Liceo Classico – Linguistico. Studia a Parigi e si laurea alla Sorbona in Letteratura e Storia. A Parigi continua gli studi di recitazione in lingua francese e recita il suo primo spettacolo teatrale in lingua francese nel ruolo di Ermione in Sogno di una Notte di Mezza Estate.
Rientrata a Roma continua a frequentare corsi di recitazione e perfeziona la dizione in lingua inglese anche a Londra e New York con le coach Susan Batson, June Jasmine Davis e Cloe Xhauflaire. Dal 2012 lavora in numerosi spettacoli teatrali, film, serie Tv, cortometraggi e Video commerciali e musicali ricoprendo ruoli di primo piano. Posa anche come modella per noti studi fotografici.
Nel 2016 compare sul grande schermo in “Maria per Roma” di Karen Di Porto, nel ruolo di Nina, successivamente nel film Death Party del regista Salvatore Metastasio nel ruolo di Lise, film horror girato interamente in lingua inglese, nel film Giulia di Ciro De Caro presentato al festival di Venezia nel ruolo di Sandra e nel lungometraggio “Racconti per il cuore e per la mente” nel ruolo di una giovane donna in cerca di se stessa.
Riceve numerosi premi internazionali come miglior attrice per il cortometraggio “The mirror” diretto dal regista Massimiliano Mauceri.
E’ stata tra le protagoniste del tanto discusso spot dietorelle dove si scambia un bacio saffico con un’altra donna. Attualmente l’attrice si trova a Roma, dove continua a formarsi e a perfezionare anche lo studio del canto. Carlotta parla fluentemente oltre all’italiano anche l’inglese, il francese e lo spagnolo; tra i suoi hobbies troviamo la danza, la fotografia, lo yoga e un profondo interesse per le discipline olistiche.
C’é l’Europa nelle tue vene: quale cultura ti appartiene di più?
Amo l’Europa , la sua storia e le sue origini hanno un certo fascino nel mio subconscio. Ho vissuto molto tra Roma, Parigi e Londra. Quando ero piccola ero appassionata dì storia celtica. Diciamo che ho integrato molto bene la cultura francese e ovviamente quella italiana dato che sono orgogliosa delle mie radici. Non saprei quale scegliere effettivamente perché ormai fanno parte dì me. Quello che cerco dì fare ogni volta che vivo in un determinato luogo è assorbire il più possibile le loro usanze e i loro comportamenti a volte integrandoli nella mia vita.
Che differenza c’é tra il teatro francese e quello italiano?
Diciamo che il linguaggio teatrale è unico e universale soprattutto se si tratta di testi classici, ed e’ collegato molto al corpo e alla capacità di esprimersi attraverso i sensi e le azioni.
La diversità tra il teatro francese e italiano potrebbe essere notata nella sceneggiatura oltre che dalla lingua usata. Noto queste distinzioni soprattutto nei testi contemporanei, definiti da slangs specifici, intercalari, comportamenti dei personaggi più accessibili e comprensibili da una determinata cultura o dall’utilizzo di un certo tipo d’ironia e humour. Ovviamente il teatro rispecchia la realtà che viviamo per questo ci sono palesemente delle diversità espressive usate nel teatro francese e quello italiano. Ma la difficoltà primaria è data sempre dalla ricerca di originalità per descrivere i tratti di un paese senza cadere nei vari clichés semplificativi che molto spesso categorizzano una determinata cultura.
Cosa hai imparato dallo stile British?
Gli attori inglesi sono tra i migliori al mondo. Lo stile British e’così elegante e delicato ma allo stesso tempo dirompente e caldo nella sua forma espressiva. Sicuramente ho rubato l’essenzialità e la non gestualità. Si sente molto e si fa poco. La camera legge tutto quello che gli occhi vogliono comunicarle, quindi tutto ciò che è in più deve essere eliminato, anche perché si cadrebbe nella letteralità o nella descrizione forzata dì un qualcosa che non deve essere detto esplicitamente. Less is more come dicono gli anglosassoni.
Sei un’artista completa, spazi dal teatro alla Tv, alla moda fino alla danza. Ma qual é il cruccio artistico di cui senti la mancanza?
E’ inutile dire che come ogni artista ovviamente vorrei lavorare ai massimi livelli , scegliere le sceneggiature che più mi rispecchiano, recitare assiduamente in set nazionali e internazionali … “ e poi perché no recitare con Leonardo Dì Caprio, cosa che ovviamente succederà “.
Quale maestro ti ha lasciato un’impronta forte sul tuo talento?
Tra i miei insegnanti non posso sceglierne uno in particolare perché tutti quanti a modo loro mi hanno lasciato impronte importanti. In generale prendiamo ciò che siamo pronti ad assimilare in quel determinato momento. A volte dopo molto tempo mi capita di comprendere il senso di alcune cose che mi avevano detto anni prima. Diciamo che sono stati tutti molto importanti nel mio processo di crescita. E poi ci sono anche altri maestri da citare che sono quelli che pur non conoscendomi hanno segnato la mia infanzia e la mia adolescenza magari lasciandoci la loro eredità artistica e parlo dì registi come Bergman, Bertolucci, i neo realisti per nominarne qualcuno o attori e attrici come Vivien Leigh, Gian Maria Volonté, Charlie Chaplin, Anna Magnani , Eleonora Duse.. così tanto per citarne qualcuno.
Chi é l’artista brava?
Colei che si mette sempre in gioco e si sfida. Colei che continua a creare e a sperimentare.L’arte e’ qualcosa che si ha l’esigenza di esprimere e l’artista e’ una sorta di esploratrice , di nuovi generi , di nuovi forme di comunicazione e pensiero. Mi vengono in mente attrici come Jessica Chastain, Charlize Theron, Anne Hathaway, oppure cantanti come Madonna, Whitney Houston, Patty Smith.. pronte a stravolgersi sempre.
Cos’é la femminilità ?
La femminilità e’ legata alla consapevolezza di se. Si parla di femminilità più erotica o più sessuale proprio per questo. Ma è sprigionata dalla nostra intimità , fluida e non costruita. Per me è quella spontaneità legata all’accettazione del proprio essere , senza artifizi mentali, fisici, o concettuali, senza sovrastrutture. Mi viene in mente la scena dì Le Mépris dì Godard con una sensuale Brigitte Bardot.
Si raggiungono sentori orgasmici recitando?
Dipende da quanto siamo aperti a livello sensoriale, dipende dal testo e dal regista con cui si lavora , dalla fiducia che si crea coi colleghi. E un po’ come in una relazione amorosa, ci sono dei partners con cui vai più d’accordo e altri un po meno. Personalmente sento quando raggiungo una certa sintonia col personaggio e con ciò che voglio comunicare.
Che relazione bisogna avere col pubblico?
Un rapporto vero, reale e onesto. Se al pubblico trasmetti verità , lui si rispecchia in quello che vede e sente e ti apprezza.
Qual é il tuo vero orizzonte artistico?
Diciamo che ognuno ha i propri obiettivi, io ne ho uno in particolare ma non metto limiti perché voglio andare oltre i miei sogni. Magari mi succederà qualcosa che non ho ancora immaginato.
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