Chi crede alla fossilizzazione ideativa ed intellettuale della Meloni, intrisa di conservatorismo primitivo, non sta seguendo i suoi rimescolamenti liberali e atlantisti e la sua campagna elettorale composta e volta a delineare una destra accreditabile presso il pensiero unico e spendibile sul piano istituzionale italiano ed europeo. Non è il conservatorismo come un'ideologia che diffida dai mutamenti improvvisi e sostiene l'opportunità di preservare un determinato stato istituzionale, religioso, sociale, avversando o ritardando il progresso (e la trasformazione) di idee, forme e istituti. È un liberalismo conservatore. Predilige un efficiente modello di libero mercato, propugna la necessità del taglio delle tasse, del taglio della spesa pubblica, del pareggio di bilancio, delle privatizzazioni mirate, dell'alleggerimento del welfare, dell'eliminazione di barriere protezioniste, delle scelte di deregolamentazione. Quella che ha in mente è una Destra moderna, europeista, istituzionalizzata, al passo coi tempi. Un superamento di quello che provò vanamente Gianfranco Fini, che tentò di fare suoi temi prettamente di sinistra. È il superamento della Le Pen, è la rivalutazione della Thacter, risoluta, pragmatica e rispettosa del ruolo che le spetterebbe. E quando ricalca il valore della famiglia tradizionale dice la cosa più innovativa che c’è. La frammentarietà sessuale è lecita, ma porta alla lunga ad una dispersione di valori primordiali su cui si regge la società. Non è discriminazione, che sia libera la sessualità. Non sottovalutate Giorgia Meloni, nè vi chiedo di amarla. E poi mi piace il suo concetto di nazione, il rafforzamento di un’identità dai contorni riconoscibili al mondo. In un’Europa frammentata e senza radici, è importante avere una nazione con un codice genetico rilevabile al mondo. Alcuni autori, come Jürgen Habermas, considerando obsoleta la nozione tradizionale di nazione, si riferiscono a essa come a un libero contratto sociale tra popoli che si riconoscono in una Costituzione comune. Tale concetto, in questo caso, si estenderebbe anche a quello di patria e il patriottismo nazionale verrebbe così rimpiazzato dal “patriottismo costituzionale”. La nazione è tale dal punto di vista politico. Ciò prevede un forte senso del Noi. Gettarle bile bruciata addosso, farne un simbolo d’odio, allarmare la gente sul pericolo nero è la mossa dei perdenti, di chi non ha nulla da dire. Non è becero populismo, ma attaccamento viscerale al popolo. Non è una stupida carezza a idee respinte dalla storia. Non c’è alcuna connessione culturale per un partito insediato nella democrazia a pieni voti. Chi ricalca con malizia o cattiverie presunti legami con un passato archiviato dai tempi, ha una visione corta o è in malafede. Dice un comune elettore: “ Se riesce a dare un crisma di concretezza e serietà alle proposte tipo presidenzialismo, pnrrr, infrastrutture materiale e immateriali,atlantismo e riforma europa, non la ferma nessuna” Dice Giorgia, che un pò gioca di rimessa contro un Pd liquido: “Questa Nazione ha un disperato bisogno dei giovani: un ragazzo vuole sentirsi dire che potrà studiare, che potrà lavorare con uno stipendio adeguato e che potrà avere una casa di proprietà. Il nostro compito è quello di renderli protagonisti, non di dare loro le mance.” E frena gli entusiasmi puerili di Salvini e Berlusconi sulla flat tax: “si fa solo quello che permettono i conti dello Stato”
P.s. Sto ancora pensando chi votare, ma sicuramente sarà un “voto utile”, volto alla stabilità di un governo
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