- Qual è lo storytelling di Giorgia Meloni in questi primi giorni di governo?
E’ il suo viaggio di riposizionamento, una mutazione da ferma e unica esponente dell’opposizione a leader nazionale senza una vera opposizione, ma tenendo a bada come una domatrice i suoi alleati di governo. Serve in tavola agli italiani un piatto morbido e croccante da vera chef stellata. Ciò le permette di esprimere in scioltezza un mix di atteggiamenti che oscillano tra umanità (componente emozionale) e forza decisionale (componente pragmatica); il tutto senza perdere né il sorriso né occasioni di visibilità internazionale utili per creare un “frame” differente dai suoi predecessori
- Quali sono le aspettative della gente?
La gente ha perso quasi totalmente la voglia di costruirsi aspettative, per cui basta poco per essere nuovi e un po’ speciali. La favorisce la sua immagine di piccola, giovane donna bionda al comando di una grande e, a suo modo, straordinaria nazione. Questo suo profilo in azione, nuovo rispetto al passato, produce un particolare consenso emotivo quando la si vede stringere le mani e dialogare alla pari con i grandi del mondo.
A lei la gente concederà, più che ad altri che l’hanno preceduta, il tempo di dimostrare l’efficacia del suo operare, concedendole anche errori veniali.
- Salvini e Berlusconi quanto dureranno nel ruolo di subalterni?
Dureranno, dureranno, perché progressivamente la Meloni incorporerà i caratteri degli altri partiti della sua coalizione per far capire alla gente che è meglio avere una portata unica che piace a tanti che una serie di portate piccanti. Il problema di questi due partiti non sono comunque i loro temi bandiera, ma chi quelle bandiere le sventola. Lega e Forza Italia potranno forse domani ricostruire una loro identità appetibile solo cambiando i propri leader, invecchiati di colpo dalla presenza di una biondina che bagna loro il naso.
- Qual è il messaggio lanciato all’Europa in tema di migrazione con la visita in Libia della Meloni?
Il messaggio, più che all’Europa - che sarà nel merito un muro di gomma - è rivolto agli italiani per confermare il suo abito di patriota, alimentando così il suo articolato profilo.
- Quali saranno i primi ostacoli per il governo?
Il più rilevante sarà l’autonomia differenziata, un negoziato ad ostacoli contrario al dna di FdI. La lega aspetta la Meloni al varco. Prevedo che non verrà attuata nei tempi e nei modi sperati da Salvini e soprattutto da Zaia, producendo mal di pancia che potrebbero mettere in dubbio definitivamente la leadership di Salvini nel proprio partito.
- Il Pd appare impotente: troppo preso dal congresso o esercizio di vacuità dei suoi membri?
Il perdurare di una classe dirigente orfana di un leader ha prodotto l’inesorabile arrivo in un binario morto. Nella morsa dello Zelig Conte a sinistra e del terzo polo a destra, l’ultima speranza è riposta nella barba e nella visione Ray-Ban di Bonaccini (occhiali scelti da sua moglie) e nel cambio di look e nel riposizionamento del suo partito, non ultimo cambiare nome e logo.
Parafrasando Marshall McLuhan (il media è il messaggio), oggi il Leader è il programma, per cui la coraggiosa resistenza degli elettori PD sarà comunque ancora una volta messa a dura prova
- Chi ha il messaggio vincente ai militanti dei 4 candidati alla segreteria?
Vincente è una parola grossa, non ho visto spunti né nuovi né interessanti. Salverei Cuperlo, un politico di rara qualità. Consiglio il nuovo Segretario di averlo al suo fianco.
- Bonaccini sembra in testa: si è capita la sua visione del Paese?
Io non l’ho capita bene, se non che intende portare il partito oltre la ZTL.
- Un certo movimentismo c’è anche al centro col cd. Partito della Nazione. A chi parla questo soggetto e quali ambizioni ha?
Ho parlato prima di un “piatto unico” cucinato per piacere a tutti. Il “partito della nazione” (attenzione: è omonimo di un partito politico nazionalista e islamico del Sudan!), è un progetto “da predellino” che ha l’ambizione di servire agli italiani un cocktail di destra-centro con retrogusto Democrazia Cristiana.
Se Vianello e la Mondaini fossero ancora tra noi direbbero sicuramente “Che barba che noia”.
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