Malessere, disagio giovanile e bullismo: la scuola, specchio di una società in crisi - di Mario Sorrentino

Mario Sorrentino • 21 ottobre 2024

Pensare di sconfiggere il bullismo fra le pareti scolastiche è una pura illusione. D’altronde quante volte, in questi anni, abbiamo dovuto sentire o leggere i commenti di genitori che parlando di comportamenti violenti (ma anche assurdi) di ragazzini di 12-13 anni hanno usato termini come “ragazzata” o “bravata”? Lasciamo stare i genitori (anche illustri) che difendono il pargolo di famiglia accusato di stupro dicendo che tutto sommato la ragazza era vestita in modo provocante, ma ci è toccato persino leggere di ragazzi che hanno scaraventato da un ponte 4 gattini malconci con genitori che hanno minimizzato (“veramente i poveri micetti erano già morti”).V ogliamo dire che il bullismo sta fuori della scuola, nelle famiglie e in altri contesti sociali. E non sempre è collegato a situazioni di disagio sociale, tanto che le cronache sono piene di “rampolli” di “buona famiglia” che finiscono davanti al giudice per comportamenti anche gravi, compresi i reati contro la persona.

di Mario Sorrentino (già dirigente scolastico)


La vicenda del ragazzino suicida di Senigallia è talmente drammatica che si fa davvero fatica a scrivere e a commentare.Possiamo solo dire che in ogni caso per esprimersi sulla questione sarebbe necessario avere qualche dato in più e conoscere più a fondo il contesto e i contorni di quanto accaduto.


Ogni suicidio è un caso a sé e decifrarne le ragioni è lavoro che possono e devono fare solo gli esperti. Ora, sul fatto che il bullismo vada eradicato non ci sono dubbi, così come non ci sono dubbi che la cultura della violenza e la pratica dell’insulto e del dileggio vadano contrastate.Ciò che non è chiaro è invece come si possa concretamente intervenire. Secondo quanto detto più volte dal Ministro le nuove regole sul voto di condotta e le Linee Guida sulla educazione civica dovrebbe servire a ripristinare quel senso di ordine e rispetto che “il Sessantotto” aveva spazzato via.Francamente ci sembra una lettura molto semplicistica della realtà: come ben sanno gli uomini che sono stati ragazzi negli anni 60 e 70, bullismo e nonnismo erano pratiche pressoché normali nelle caserme italiane e molto spesso erano persino tollerate dagli Ufficiali.


Diciamo questo per significare che pensare di sconfiggere il bullismo fra le pareti scolastiche è una pura illusione. D’altronde quante volte, in questi anni, abbiamo dovuto sentire o leggere i commenti di genitori che parlando di comportamenti violenti (ma anche assurdi) di ragazzini di 12-13 anni hanno usato termini come “ragazzata” o “bravata”?Lasciamo stare i genitori (anche illustri) che difendono il pargolo di famiglia accusato di stupro dicendo che tutto sommato la ragazza era vestita in modo provocante, ma ci è toccato persino leggere di ragazzi che hanno scaraventato da un ponte 4 gattini malconci con genitori che hanno minimizzato (“veramente i poveri micetti erano già morti”).Vogliamo dire che il bullismo sta fuori della scuola, nelle famiglie e in altri contesti sociali.E non sempre è collegato a situazioni di disagio sociale, tanto che le cronache sono piene di “rampolli” di “buona famiglia” che finiscono davanti al giudice per comportamenti anche gravi, compresi i reati contro la persona.


Allora, quella di sconfiggere la cultura della violenza e del dileggio usando il 5 in condotta o, peggio ancora, con una “tesina” sul significato dell’articolo X della Costituzione è davvero una idea da “anime belle”.E' del tutto evidente che la famiglia ha una responsabilità incancellabile, da abbinare a quella dell’intero insieme collettivo.Il bullismo è il prodotto dei messaggi diseducativi che arrivano dalla società.Se la famiglia è il contesto che forgia il soggetto e l’individuo, il web è il grande amplificatore che oggi viene utilizzato con enorme disinvoltura dagli adolescenti e preadolescenti.Il tema centrale è l’assuefazione al web, ad internet, ai social che provocano una stortura nel loro stesso utilizzo, spingendo i ragazzi a fare di tutto (esasperando i propri comportamenti) per rincorrere una maggiore visibilità.I nativi digitali hanno, come in ogni epoca, l’obiettivo di mostrare la propria esistenza tramite azioni eclatanti, di cui non conoscono la misura.


Mostrare la propria azione nella realtà è quanto di più tipico e normale possa accadere nelle fasce di età in cui il bullismo ha esordio. Orbene,alla luce di quanto sopra, la scuola, in quanto apparato di socializzazione, non può ignorare tale disagio e deve essere in grado di affrontarlo dal punto di vista psicologico, sociologico e pedagogico.La scuola deve riappropriarsi del suo ruolo, e quindi della sua autorevolezza. Il bullismo endo-scolastico segna il fallimento della scuola.

E fa riflettere che si sia progettato di affidare ad un automatismo la concessione della cittadinanza, il cosiddetto “ius soli ”. Quella stessa scuola che non è in grado di formare le coscienze, di produrre integrazione, di fare formazione civica, dovrebbe poi diventare la nuova fabbrica della cittadinanza, quasi che l’avere seguito un ciclo continuativo di istruzione scolastica possa essere “ipso facto” garanzia di fedeltà repubblicana.


È assurdo.E' chiaro,poi, che la famiglia deve connettersi alla funzione pedagogica della scuola, supportandola, e non già delegittimandola, schierandosi acriticamente con i propri figli quando gli stessi vengono ad essere rimproverati o puniti.La connessione tra genitori e scuola integra uno snodo vitale nell’incontro tra individuo e Stato, e con tale consapevolezza deve essere realizzato questo incontro.A tal fine,è necessario organizzare programmi di prevenzione nelle scuole, che promuovono l’empatia, la gestione dell’ira e la comunicazione positiva.Interventi psicologici individuali per bulli e vittime, come la terapia cognitivo-comportamentale, possono essere utili nel modificare i comportamenti e affrontare le cause sottostanti.


Affrontare il bullismo, pertanto, richiede un approccio multifattoriale che coinvolga genitori, insegnanti, professionisti della salute mentale e la società nel suo complesso. Gli interventi psicologici possono concentrarsi sulla sensibilizzazione, sull’educazione emotiva, sull’insegnamento delle abilità sociali e sull’implementazione di strategie anti-bullismo nelle istituzioni scolastiche e comunitarie.La prevenzione del bullismo dovrebbe iniziare precocemente, con programmi di sensibilizzazione che promuovono il rispetto, la tolleranza e l’inclusione. Inoltre, è essenziale fornire sostegno alle vittime e alle famiglie colpite dal bullismo, offrendo loro risorse e un ambiente sicuro in cui esprimere le proprie esperienze.

Share

Tutti gli articoli

Autore: Marianna Marra 14 novembre 2025
L’incantesimo si è svolto in un bignami di vite vissute che hanno fatto la storia della tradizione e tuttora fanno scuola all’innovazione.
Autore: Redazione 6 novembre 2025
Comunicato Stampa: LINA E LE ALTRE
Autore: Felice Massimo De Falco 3 novembre 2025
Anna Poerio Riverso non scrive una biografia: tesse un arazzo familiare dove ogni filo è un documento inedito, ogni nodo un’emozione trattenuta. Con rigore accademico e pudore affettivo, l’autrice ci guida tra lettere autografe, poesie manoscritte, atti processuali, fino a farci toccare la carta ingiallita su cui Carlo, incatenato, annotava: «La catena è pesante, ma più pesante è il silenzio di chi sa e tace». In sole 128 pagine, dense come un distillato di storia vissuta, il volume si articola in capitoli che si intrecciano come i rami di un ulivo secolare, radicato nel suolo meridionale proteso verso l’epica nazionale. Ma un solo luogo accoglie per sempre i resti di una Famiglia di Patrioti: Pomigliano d’Arco. Potremmo chiamare Pomigliano in mille modi: Stalingrado del Sud per le sue lotte operaie, città di solerti lavoratori, terra di grandi figli come il presidente della Repubblica Giovanni Leone e tanti altri. Ma quando il sole tramonta dietro il Vesuvio e il vento passa tra le croci del cimitero, Pomigliano d’Arco resta la città dei Poerio e degli Imbriani. Perché qui non è sepolto solo il loro corpo: è sepolta la parte migliore di noi.
Autore: Giovanni Amitrano 23 ottobre 2025
"Chi come me ha attraversato grandi difficoltà mi affascina perché dentro di sé custodisce un sapere che non si trova nei libri: quello di chi ha sofferto, ha resistito e, nonostante tutto, ha continuato a vivere".
Autore: Valentina Manon Santini 23 ottobre 2025
Mercificare il dolore significa offendere tutte le donne che hanno subito davvero violenza — nelle mura domestiche, negli affetti, sul posto di lavoro. Anche chi, come me, ha conosciuto la violenza psicologica: la minaccia di isolamento, il tentativo di ridurti al silenzio, il ricatto sottile che ti vuole annientare, di chi ti dice “ti faccio terra bruciata, non lavorerai più. Questa è pornografia del dolore.
Autore: Felice Massimo De Falco 22 ottobre 2025
In un mondo che corre affannosamente verso l’oblio, dove il tempo divora le tracce dell’esistenza umana come un fiume in piena, Vera Dugo Iasevoli emerge come una guardiana della memoria collettiva. In questo libro, la professoressa non solo documenta fatti, ma infonde un’anima esistenzialista: il cimitero è “un silenzio che parla”, un “dormitorio” in attesa dell’alba eterna, un monito contro l’oblio. Valorizzando Pomigliano d’Arco – terra di patrioti, fede e resilienza – e i suoi avi, l’autrice ci invita a camminare tra le lapidi non come visitatori, ma come eredi di un’eredità immortale. Un’opera avvincente, essenziale per chi cerca radici nel flusso dell’esistenza: sì, si può fare, e si deve leggere.
Autore: Felice Massimo De Falco 5 ottobre 2025
In un’epoca in cui l’essere umano si riduce a un curriculum di successi effimeri, Vincenzo Siniscalchi emerge dal racconto di Domenico Ciruzzi non come un avvocato illustre – il “Maradona del codice penale” , potremmo definirlo con un’immagine che evoca dribbling geniali tra le maglie intricate della legge –, ma come un’esistenza autentica, un Sisifo napoletano che spinge il suo macigno non su per la collina del Palazzo di Giustizia, ma attraverso i vicoli della condizione umana, senza la paura di rotolare giù.
Autore: Redazione 19 settembre 2025
«Io non so perché mi sta succedendo questa cosa, so soltanto che ogni volta che guarisco qualcuno perdo un senso».
Autore: Marianna Marra 30 agosto 2025
Il film non si limita a rappresentare un caso isolato, ma dispiega inevitabilmente il racconto di realtà drammatiche più ampie che, con minuzia di particolari e sfumature emozionali, si fanno corpo e carne attraverso lo schermo.
Autore: Redazione 7 agosto 2025
Sorella Morte è un romanzo che sfida il lettore a confrontarsi con il mistero della vita e della morte, intrecciando il razionale e l’irrazionale in una narrazione avvincente. Il romanzo lascia una domanda esistenziale che risuona oltre le sue pagine: Se il male è un’eredità che scorre nel sangue, possiamo davvero sfuggire al nostro destino, o siamo condannati a ripetere gli errori dei nostri antenati?
Altri post