- Assessore Fortini, la Campania ha tra i più alti tassi di desertificazione scolastica. I riflessi sono gravi. Come si oppone a questo trend?
La conoscenza della realtà delle scuole della Campania maturata in questi anni di sfide mi spinge ad evidenziare la preziosa e irrinunciabile funzione educativa che vede coinvolti migliaia di studenti, ragazze e ragazzi, ogni giorno protagonisti di un progetto educativo condiviso con i loro insegnanti e dirigenti scolastici. Questo lavoro così attento e competente contribuisce a rendere le comunità scolastiche più forti e coese benché non manchino i problemi. Ci sono fenomeni complessi e difficili da affrontare, esistono criticità importanti in alcune aree territoriali, nelle periferie dei grandi centri urbanizzati e nelle aree interne della regione ma, le scuole rappresentano il principale presidio culturale e sociale nelle comunità e svolgono un ruolo imprescindibile. I problemi si affrontano con un impegno comune tra centro e periferia dello Stato, con il concorso di tutte le Istituzioni, Governo, Regioni, Comuni, e richiedono visione e investimenti: servono più strutture sicure e accoglienti, servono più programmi didattici e docenti attrattivi, servono iniziative e spazi di apprendimento capaci di generare interessi e coltivare tra i giovani passioni e talenti. Servono meno tagli sicuramente ma non è soltanto un problema di risorse; è necessario rimettere al centro del dibattito politico e pubblico il ruolo e le funzioni delle istituzioni scolastiche nella società.
- Non si trovano maestre di sostegno nelle scuole. La Campania che sta facendo?
Non mancano le insegnanti di sostegno. C’è un crescente progressivo esodo dalle posizioni del sostegno a quelle di posto comune che, da un anno all’altro – spesso anche in corso d’anno scolastico -, rende vacanti e sprovviste molte classi con allievi con bisogni educativi speciali. Da un lato, permane una eccessiva burocratizzazione nei percorsi di analisi, emersione dei fabbisogni degli allievi, condivisione delle problematiche con le famiglie. Dall’altro, va ripensato l’intero sistema di reclutamento dei docenti perché non è pensabile considerare il sostegno come una missione temporanea in attesa di una supposta migliore condizione lavorativa. Il docente di sostegno svolge una funzione fondamentale e centrale nello sviluppo personale e culturale dell’allievo a cui è assegnato e non può essere considerato, ad oltranza, come impegno episodico o estemporaneo in vista di altra collocazione nel modo della scuola. Considerata la delicatezza e importanza del ruolo dell’insegnate di sostegno è fondamentale che gli stessi posseggano competenze trasversali a tutte le discipline per rafforzare la funzione educativa di ogni classe.
- Dilagano fenomeni di baby gang e bullismo. É solo un problema di educazione familiare?
Credo che gli episodi di prevaricazione, sopraffazione o violenza siano così diffusi anche per l’accelerazione e la moltiplicazione che videochat e social consentono molto più che in passato. La disgregazione di valori ideali nella convivenza civile e la superficialità delle relazioni sociali, in tutte le fasce sociali, ma con riferimento particolare alle generazioni più giovani, si combattono con la riscoperta della centralità della persona e con l’affermazione delle sane relazioni sociali costruite sulla conoscenza, sull’informazione, sullo scambio di esperienze, sulla condivisione di opportunità, sull’impegno civile. Le famiglie vanno aiutate con un grande lavoro di prevenzione che può anche contribuire ad abbattere, nel medio termine, il costo sociale di bullismo e cyberbullismo.
- Cosa chiederebbe al Ministro Valditara per la Campania?
Le Amministrazioni e le Istituzioni che rappresentiamo dialogano attraverso procedure e strumenti e sono già in atto fattive interlocuzioni con il Governo. Vedremo con il tempo se saranno anche efficaci e produttive. Sono napoletana con cultura, sensibilità e intuizioni proprie di un popolo capace di affrontare i grandi cambiamenti epocali. Pensando al futuro dei nostri giovani e del Paese, penso che al Mezzogiorno sia necessario dare e non togliere e che, in Italia, ci sia bisogno di unificare e non di differenziare. Al Ministro Valditara chiedo di credere di più nella scuola, nei suoi fondamenti, nel suo ruolo primario nel corpo della società e di valorizzare e premiare il laborioso quotidiano impegno di docenti, dirigenti e personale tecnico amministrativo, spesso costretti ad operare in condizioni precarie e davvero critiche.
- Troppi bocciati al primo anno di scuola superiore, la colpa è della scuola media che non boccia e non fornisce la giusta preparazione?
I dati sui percorsi traballanti nella scuola del secondo ciclo di istruzione sono allarmanti perché sfiorano il 40% degli iscritti nelle rilevazioni anche prima della pandemia. Bisogna pensare al miglioramento delle performance scolastiche e al rafforzamento dei cicli di apprendimento e pensare alle competenze in uscita. L’orientamento e il dialogo con ogni studente possono contribuire a consolidare consapevolezza e metodi per la scelta degli indirizzi didattici. Poi, serve impegno, rigore, concentrazione in tutte le discipline, da quelle di base a quelle caratterizzanti. Forse la secondaria di primo grado rappresenta il livello di istruzione più debole e meno interessato dalle riforme dei cicli di istruzione nonché gravato da una eccessiva polverizzazione disciplinare e scarsa intensità di applicazione in singole materie. Su questo ed altro c’è tanto da lavorare.
- Un ragazzino passa fino a 7 ore sullo smartphone e ritiene la scuola un ripiego. Stiamo crescendo una generazione di zombie?
I nativi digitali hanno strumenti e opportunità di informazione e conoscenza che le passate generazioni potevano sognarsi. Se utilizzati in maniera esclusiva possono fare danni. I viaggi, lo sport, il contatto, gli abbracci tra coetanei hanno fatto sempre un gran bene a bambini, adolescenti e giovani. Anche agli adulti, naturalmente, che possono dare l’esempio.
- Stipendi bassi, a km da casa, incertezza sul futuro: è la dura vita di docenti e ATA
Docenti e ATA sono le gambe che fanno camminare il sistema di istruzione del nostro Paese e vanno dunque valorizzati i loro sforzi e i loro stipendi, al momento significativamente troppo bassi nel confronto con quelli dei colleghi europei. Penso che il ripensamento del sistema di reclutamento degli insegnanti – non soltanto le competenze disciplinari ma anche le capacità didattiche e dello stare in aula – possa contribuire fortemente a rafforzare i compensi e le condizioni di carriera a tutti i livelli. I concorsi dovranno essere in grado sempre di più di assicurare la copertura dei posti di ruolo vacanti, di ridurre progressivamente il numero dei docenti precari a tempo determinato, di rafforzare gli organici per rispondere ai nuovi fabbisogni emergenti.
- Cosa farà coi soldi del PNRR?
Il PNRR è uno strumento a carattere eccezionale che vede coinvolte le Regioni in maniera indiretta o marginale perché i meccanismi di utilizzo dei fondi sono fortemente accentrati. Ciò nondimeno confido siano così efficaci e solidi gli investimenti a farsi da lasciare un’eredità preziosa alle future generazioni, fatta di infrastrutture, materiali e immateriali, capaci di generare crescita culturale, sociale, produttiva ed economica.
- Molti ragazzi professano una sessualità immatura, promiscua, talvolta pericolosa. Sarebbe d’accordo ad introdurre nelle scuole un corso di sessuologia?
Penso che serie campagne informative, opportunità di conoscenza ed occasioni di confronto, con il pieno ed autentico protagonismo di adolescenti e giovani, possano davvero rafforzare il bagaglio di esperienze e l’intero sistema delle scelte delle nuove generazioni.
I consigli di istituto - l’organismo collegiale che coinvolge le famiglie – possono, nel contesto peculiare di ogni singola realtà scolastica, intervenire e decidere sull’introduzione di specifici percorsi di educazione sessuale rivolti alla platea scolastica.
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