On. Di Donato che idea si è fatto a poco meno dei 100 giorni del governo Meloni?
Pochi errori. In economia la continuità con Draghi ha salvato il Paese. Non aumentare il debito pubblico è stato un punto chiave. Finanziaria modesta, ma la strada era stretta. Giustizia, Pnrr, Autonomia regionale e semipresidenzialismo, banco di prova. La destra deve abbandonare populismi sovranismi, deve liberarsi dalle scorie del passato e continuare nella profonda revisione iniziata. Se lo fa dura. E alle opposizioni sulle riforme, più che muro contro muro, conviene proporre- correggere- integrare. L’Aventino sarebbe un errore fatale.
- Quanto resisteranno Salvini e Berlusconi in condizioni di subalternità alla Meloni?
Alle regionali nel Lazio e in Lombardia rischiano il cappotto. Masticheranno amaro ma non hanno alternative. Almeno per ora.
- Intanto la premier gode della fiducia dei sondaggi. Alla lunga sarà in grado di preservare questo patrimonio elettorale?
Dipende. Se il suo obiettivo è di trasformare una destra reazionaria antieuropea filo Putin in una moderna forza conservatrice e riformista, durerà a lungo. Ma deve superare molti ostacoli. Serve una strategia di lungo respiro. Non so se sarà in grado. L’incipit però va in questa direzione.
- Sarà una stagione di riforme?
Potrebbe esserlo. Dovrebbe esserlo. Di una modernizzazione radicale dello Stato e di un rafforzamento della vita democratica si discute da quando all’inizio degli anni ’80 noi socialisti ponemmo il problema: semipresidenzialismo, Repubblica delle autonomie, ampia e profonda sburocratizzazione, tutela dei diritti e politiche di supporto al merito ed ai bisogni. A Rimini c’era già tutto. Muoversi in quella direzione con gli adattamenti necessari, significherebbe avviare una stagione di riforme, sia pure con enorme ritardo. E dovrebbe far riflettere che a riparlare di questi temi, oggi, sia la destra, con la sinistra contro. Ma qui il discorso ci porterebbe lontano
- Come sarà il Partito della Nazione?
Come dovrebbe essere secondo me. Atlantista ed europeista senza cedimenti sulla sovranità, sviluppo sostenibile, diritti e doveri, sicurezza, formazione, educazione, unità del Paese, competitività per produrre lavoro e ricchezza da redistribuire in modo equo. Concretamente: più istruzione e formazione meno assistenza, più opportunità meno “bonus”, riforma fiscale e lotta all’evasione, alle mafie, alle illegalità diffuse, senza eccessi ma senza distrazioni. E lotta alle diseguaglianze con il lavoro e adeguate politiche salariali.
- La riforma della giustizia, per ora solo annunciata, fa molto discutere. Sarà abile il governo a non imbracciare una sfida con la magistratura come fu con Berlusconi?
Non contro i magistrati ma per una giustizia giusta. Che significa non politicizzata, equa, efficiente ed efficace.
- Lei che idea ha sulla regolamentazione delle intercettazioni?
Vanno regolamentate non abolite. Ha ragione il dr Alemi, magistrato di cui ho stima, ma Nordio non le vuole abolire non solo per mafia e terrorismo anche per i reati collegati come quelli contro la pubblica amministrazione. Nordio vuole vietare quelle “a strascico”, evitare abusi e soprusi e credo che anche il dr Alemi sia d’accordo. Poi dopo il “caso Palamara” si può ancora accettare la politicizzazione del Csm, le “correnti” veri e propri partiti, la crescente connotazione corporativa, l’Ordine giudiziario trasformato in un “potere” che tiene sotto scacco il legislativo e l’esecutivo e quindi la politica? Che senso ha oggi l’”obbligatorietà dell’azione penale” e la separazione delle carriere potrebbe servire a riportare la Magistratura fuori dal filo spinato del corporativismo e, ancora, accantonare il “panpenalismo” e moltiplicare riti alternativi potrebbe velocizzare la giustizia? Io credo di si, pronto ad ascoltare altre campane a patto che si eviti la solita litania strumentale dell’autonomia ed indipendenza della Magistratura che non sono in discussione e mai lo sono state in questi ultimi quarant’anni. Piuttosto quelle della politica, dimezzate se non cancellate. Sarebbe utile su questi temi far parlare i magistrati piuttosto che i loro vertici, le loro “correnti”, la loro Associazione. Sentiremmo opinioni diverse da quelle ufficiali.
- Un cenno al Pd alle prese col congresso: servirà a sanare i mali di questo partito?
Il Pd deve scegliere una strada, o quella populista o quella liberal socialista. Deve “capire” la modernità, interpretarla, correggerla, finalizzarla alle persone alla società. Allo stato c’è solo una gara. Idee nuove e innovative ancora no.
- Chi è più indicato e perché secondo lei a portare il partito fuori dal guado e a dargli una direzione?
Sicuramente Bonaccini
- Dopo il congresso molti verranno da voi?
Probabile, se vince la Schlein.
- Intanto Conte gongola: è lui l’anti-Meloni?
Conte è tutto ed il suo contrario, dunque è il nulla. occupa uno spazio di protesta ed il suo programma è una scatola piena di “bonus” e assistenzialismo. Non è lui il futuro.
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