- Dott. Manzo, lei ha affermato che il Mezzogiorno sia il traino del Paese. Con l’eventualità dell’autonomia differenziata cosa cambierebbe per il Sud?
In primo luogo dobbiamo vedere il testo finale della riforma che al momento mi sembra molto contrastata anche all’interno del governo con posizioni molto differenti. Ovviamente non è accettabile la versione che vede il Sud completamente penalizzato, anzi bisognerà fare fronte comune con le istituzioni per evitare che ciò accada. Oggi per colmare il gap Nord Sud ci vorrebbero 100 miliardi (fonte Svimez) ma noi siamo convinti che con la forza delle tante idee progetto in campo siamo già pronti a essere la nuova locomotiva del paese con le aziende innovative, con i settori del turismo è dell’enoagroalimentare in forte espansione e con un manifatturiero specializzato per esempio nel settore aeronautico e aerospaziale che non a casa sta attirando grandi imprese a fare ricerca e innovazione nei nostri territori, penso a Blue origin di Jeff Bezos, ma non solo.
- A cosa destinerebbe i fondi del PNNR?
Sono già destinati perché il piano è stato presentato e al massimo si potranno fare piccole variazioni soprattutto in termini di adeguamento ai costi dovuti all’energia. È chiaro che il Sud paga un deficit in termini infrastrutturali e migliorare strade e ferrovie come la Napoli Bari rappresentano una priorità. Poi ci sono alcune questioni importanti per la vita dei cittadini come gli asili nido e direi anche una maggiore cura e attenzione al verde urbano che migliora la vita quotidiana e soprattutto di aiuta in un percorso di tutela dell’ambiente che è necessario. Vorrei aggiungere un elemento chiave per il nostro territorio, ma anche per il resto del paese in realtà: la manutenzione del territorio per evitare i gravi problemi pisoli dovuti al dissesto idrogeologico comm purtroppo abbiamo visto di recente ad a Ischia e come accade spesso in Costiera con frane e smottamenti troppo frequenti.
- L’inflazione alta attacca il risparmio e fa crescere i tassi dei mutui. La sua banca come sta reagendo?
Molto bene. In effetti noi avremmo voluto congelare i tassi e quando possibile lo facciamo nel pieno rispetto della concorrenza e delle normative vigenti. Quella dell’inflazione è il terzo step di una guerra ha cominciato a gravare sui cittadini, prima il Covid, poi il conflitti in Ucraina , e infine la crisi energetica con l’inflazione alle stelle. Le prospettive sembrano leggermente migliorare ma noi dal primo momento come banca di territorio abbiamo continuato a essere presenti e a rispondere alla cittadinanza.
- Per il caro energia gli italiani hanno bruciato l’anno scorso 41,5 miliardi di euro. Con un trend così, come si può auspicare la crescita di un Paese?
Il governo deve fare la propria parte sostenendo i più deboli ma anche le imprese. Ma il nostro tessuto economico è più forte di quanto si immagini basta dare credito ai progetti validi superando però i semplici calcoli fatti con gli algoritmi.
- Si parla di Umanesimo 4.0 e intelligenza artificiale, elementi che stravolgeranno le abitudini delle persone. Tutto questo la spaventa la gente e il mondo del lavoro. Le banche sono pronte a questa rivoluzione e in che modo serviranno alla gente?
Vede il nostro modello prevede l’uomo al centro del progetto con le sue proposte. Il rating umano, l’algoretica, ovvero una etica non strettamente legata ai calcoli matematici, sono le chiavi per dare credito a progetti che possono funzionare. Noi sul territorio lo abbiamo dimostrato e abbiamo un livello di sofferenze bancarie bassissimo, pressoché inesistente. Ciò dimostra che l’intelligenza artificiale per quanto importante non sempre rappresenta uno strumento vincente. Vedo progetti di successo che secondo quei principi non sarebbero neanche potuti nascere e noi invece, conoscendo il territorio, abbiamo dato credito a queste idee e abbiamo fatto crescere la ricchezza del nostro territorio. Un banchiere deve essere anche un visionario.
- Con la gravosa crisi economica in atto, come sono cambiate le abitudini dei risparmiatori?
Certamente una parte dei risparmi è stata erosa ma assistiamo a una ripresa del risparmio, a una maggiore fiducia che aiuta nuovamente i consumi. Di sicuro ci vorrà ancora un po’ di tempo.
- Sta emergendo in Italia il fenomeno delle dimissioni di massa. Pur nelle ristrettezze, la gente lascia il lavoro. Come se lo spiega?
È un fenomeno che condividiamo con tutto il mondo occidentale. I motivi sono tanti. Certamente incide la volontà di pensare alla propria vita in modo differente, di dare maggiore spazio alle proprie inclinazioni non a caso questo fenomeno si è accentuato soprattutto dopo il Covid perché le persone preferiscono mirare alle proprie aspirazioni. Ma bisogna dire che questo non è necessariamente un male anzi possono nascere tante nuove attività più vivaci e interessanti da persone che magari prima si accontentavano del posto fisso. Dalle crisi, diceva Einstein, possono nascere nuove opportunità. Continuo a pensare che chi vede nel lavoro un “moltiplicatore di energia” continua nel suo percorso conscio del fatto che per emergere ci vuole il “terzo tempo”. Vale a dire un impegno oltre il comune poichè viceversa difficilmente le barriere che la vita ci pone possono essere superate. Per vivere una vita occorre fare qualcosa di importante, viceversa spesso si rileva solo un’esistenza.Io cerco di guardare al futuro in positivo. Il merito è sempre premiato.
- I salari sono in calo del 6.6 per cento, Coldiretti attesta un crollo dei consumi e il credito costa caro. Ha un libretto d’istruzioni per una famiglia che vuole vivere con dignità?
Dipende dalle situazioni, ovviamente ma è chiaro che una razionalizzazione dei consumi è importante e lo abbiamo visto quando le bollette sono schizzate in alto. La resilienza del nostro popolo però è notevole e anche la capacità creativa che spesso è stata la chiave per le famiglie meridionali di superare le difficoltà.
- La finanziaria del governo Meloni secondo lei combatte l’inflazione?
Indubbiamente alcuni passi in avanti sono stati fatti. Credo che il cuneo fiscale sia importante per favorire l’occupazione e dunque la crescita che sono l’unico vero modo strutturale per combattere queste crisi.
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