Liberali e ambientalisti: due figure conciliabili oggi

Giovanni Passariello • 3 aprile 2023

È solo in tempi recenti e soprattutto in Italia che l’ecosistema ha perso valore quasi fosse un nemico del mercato: Adam Smith parlava di Capitale Naturale, uno stock che genera flussi e servizi ecosistemici, Ricardo e Mill vedevano il Capitale Naturale come crescita decrescente per risorse che diminuiscono, Boulding addirittura considerava un sistema chiuso a navicella spaziale a risorse esauribili.


Dopo i disastri di Seveso, di Three Mile Island, di Bhopal, di Cernobyl, di Deepwater Horizon e di Fukujima, non possiamo ignorare che l’industrializzazione, il progresso tecnologico, l’opulento stile di vita di una minoranza della popolazione mondiale abbiano contribuito ad accelerare il degrado ambientale: desertificazione, salinazione, cambiamento climatico, aumento globale della temperatura, avvelenamento graduale delle falde acquifere, dei fiumi e dei mari, distruzione dello strato di ozono, piogge acide, perdita della biodiversità, contaminazione ambientale per guasti agli impianti chimici e ai reattori nucleari. Dalla risposta a tutte queste questioni dipende non solo la visione del mondo per gli anni a venire ma anche la concezione che gli esseri umani hanno di sé in rapporto al tutto, cioè ad un ambiente con cui il legame di interdipendenza non è più negabile.


Si è molto discusso e ancora si discute molto se si possa parlare di una effettiva crisi ecologica, rilevabile scientificamente. La controversia sul riscaldamento globale e sul cambiamento climatico è una disputa che riguarda le cause, la natura e gli effetti dell'aumento della temperatura media dell'aria a livello globale.

Coloro che hanno sempre avuto una forte sensibilità ecologica non ha mai avuto impedimenti nel diventare liberisti economici e testimoniare che non c’è alcun contrasto tra le due attitudini.

Bisogna ricordare che il Ministero per l’ambiente fu fortemente voluto dal PLI, che il primo ministro per l’ambiente fu Alfredo Biondi, seguito da Valerio Zanone e Francesco de Lorenzo.


È solo in tempi recenti e soprattutto in Italia che l’ecosistema ha perso valore quasi fosse un nemico del mercato: Adam Smith parlava di Capitale Naturale, uno stock che genera flussi e servizi ecosistemici, Ricardo e Mill vedevano il Capitale Naturale come crescita decrescente per risorse che diminuiscono, Boulding addirittura considerava un sistema chiuso a navicella spaziale a risorse esauribili.


Noi sappiamo che non è così, o meglio che alcune risorse naturali possono essere sostituite da quelle artificiali (Capitale artificiale): la tecnologia e la scienza hanno aiutato a fare in modo che campi non coltivabili lo siano diventati o a formare nuovi prodotti commestibili più resistenti alle malattie, abbiamo scoperto energie rinnovabili praticamente eterne, per cui l’elemento chiave rimane ora il grado di sostituibilità tra i due capitali. Ovviamente ci sono soglie critiche che riguardano le diverse tipologie di Capitale Naturale, il quale però era e rimane parte del mercato e come tale ne deve fare parte attiva.


L’approccio liberale al mercato richiede un mercato anche dei mali o esternalità negative, che può funzionare tramite regole o tasse, oppure tramite privatizzazione di tutti i beni ambientali o, ancora, mercati dei permessi d’inquinamento trasferibili, o con altri nuovi strumenti. Ma deve funzionare, pena un suo fallimento.


Anche chi non ha competenze per parlare di inquinamento o di Co2, deve comunque avere totale fiducia nella scienza affidandosi ad essa. Ma un liberista vuole un mercato che funzioni, un mercato dove chi danneggia gli altri individui li ricompensi con il dovuto, perché fa parte dei valori fondamentali del liberismo. Il tema ambientale non va contro il mercato, va incorporato nello stesso con strumenti che riducano le esternalità negative, come raccomandano anche FMI e OCSE.


È fondamentale che chi si professa politicamente liberale abbia un progetto di protezione ambientale, nell’ambito del mercato, della scienza e della razionalità che contraddistinguono questi valori, anche per non lasciare uno spazio immeritato a chi sfrutta strumentalmente sane e diffuse istanze giovanili.

 

di Giovanni Passariello


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