Sarà stata amaro come gocce di veleno aver dovuto ingerire una sconfitta elettorale nel 2020 contro l'accozzaglia-laboratorio che gli sembrava a portata di mano, ma, abbagliato dalle lusinghe di cattivi consiglieri (strano che se ne sia fatto qualcuno), si lasciava andare a considerazioni di civettuola convinzione. Lanciare una donna, la più gradita ai peones, senza calcolare l'effetto rebound che la storia gli ha consegnato, cioè la fine della sua storia. Lello Russo è un capitano di calcio non un manager all'inglese e per vincere deve stare in campo e guidare passo dopo passo ogni dettaglio, ogni schema, ogni rapporto frontale con la gente della sua città, che conosce meglio di sua moglie. Ma si ritirò lanciando un'avvisaglia a chi gli addossava la sua Waterloo: "E' la sconfitta di Pomigliano, non mia, e ve ne accorgerete".
E così è stato, predizione azzeccata: 27 mesi di sperpetuo, penuria, bugie, immobilismo, trame culminate nel defenestramento di Del Mastro a favore, pensano essi, di un Moloch di sinistra imborghesita capeggiata dall'architetto del diavolo (si scherza) Eduardo Riccio, che tenterà di monetizzare la disfida a Del Mastro, essendo convinto al contempo di essersi levato di torno quell'animale politico rognoso di Lello Russo, magari prendendosi pure quelche suo ex figliol prodigo. Ma storia ha voluto che questa penosa congeria di fattacci intorno alla sfiducia del sindaco, lo abbiano rimesso in carreggiata, non sappiamo a che livello, ma comunque in una posizione di potersi giocare le sue carte. Dalla sua ci sono l'autorevolezza, il carisma, la capacità politica e il bene della gente che sussurra il suo nome centelliando un caffè nei bar.
La situazione è ancora fluida, ogni ipotesi potrebbe essere azzardata, ma non conosciamo miglior azzardo di Lello Russo per scompaginare i piani di un ex factotum politico di Michele Caiazzo, bravo avvocato, meno avvezzo di politica. Michelino, personaggio fiabesco del potere che conta, nel 2010 gli preferì Onofrio Piccolo, affermando: "Eduardo è un bravo avvocato". E chissà se Riccio se la sia legata al dito contro chi l'ha sostuito di recente ai seggi per le votazioni del segretario dem. Tant'è che non tutto il Pd è entusiasta di Riccio, reo di non aver manco avvisato i suoi delle sue intezioni di dimettersi. A Napoli è partita un'istruttoria che porterà chissà a commissariare il circolo di Pomigliano. Poco importa. Le velleità di Riccio sono manifeste, resta da mettere nero su bianco.
Ma non ha fatto i conti col redivivo animale politico, l'uomo più capace politicamente della città di Pomigliano (senza tema di smentita), nonostante il suo carattere arcigno e tignoso. L'uomo non rivela quasi mai ciò che ha in testa. Aspetta serafico l'evolversi della situazione e intanto compone le liste elettorali. Carezza i suoi alleati escludendosi dal paniere dei candidati, valuta la sostanza dei pretendenti e si fa le sue deduzioni, ma sa di essere l'uomo più autorevole e capace per giocarsi forse l'ultima partita della vita, il suo happy ending.
Al di là di come andrà, resterà negli annales della città, sia per il suo cursus politico, ma specie per la sua innata capacità di saper entrare nella volontà del suo popolo, primo suo giudice. Un'uomo che non smette mai di esser giovane e di avere riserve auree di linfa vitale e politica. E' l'uomo con tre spanne in più sopra gli altri: lo sanno gli avversari, fieri ingenuamente di essersi liberati di lui, lo sa chi gli vuole bene o lo stima senza chiedere nulla in cambio.
Sarà un fenomeno da studiare se da 50 anni è sulla scena politica da incontrastato e “spietato"protagonista. Lo dico anche ai suoi avversari. C'è da imparare, oggi che nessuno ti insegna il mestiere della politica. Non sono lusinghe, ma un attestato di stima ad uomo che ha saputo fare delle sue intuizioni i suoi principi cardinali verso il successo. L’uomo è un pozzo di sapere e di difetti: o lo si ama o lo si odia. Come i grandi leader. Carisma da Prima Repubblica.
È un generatore di passato e futuro per cui non sai mai in quale epoca ti porti. È un continuo divenire così come la politica, quel tarlo che gli scortica la pelle sin da ragazzino. Finirà i suoi giorni nell’agone. Fosse un libro, sarebbe sicuramente il Principe di Machiavelli, la volpe e il leone assieme. Un conducator di razza pregiata.
E' un uomo che sa racchiudere i suoi cento difetti in un’unica virtù: sapere di averli. Un uomo che conosce il suo popolo meglio di sua moglie.
Questo è un attestato di stima non richiesto all’uomo che non morì mai e che non concluderà la sua carriera con un segno negativo.
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