I lavoratori giovani in Italia sono una rarità? "Io partirei dalle famiglie" dice il sen. grillino Luigi Nave

Felice Massimo De Falco • 3 marzo 2023

I lavoratori giovani in Italia sono una rarità? "Io partirei nell'aiutare le famiglie" dice il senatore grillino Luigi Nave

Secondo i dati raccolti dal Censis: "Nel decennio 2012-2022 gli occupati 15-34enni sono diminuiti del 7,6% e quelli con 35-49 anni del 14,8%"

 

- Onorevole, vale il detto “L’Italia non è un Paese per giovani?


Di certo possiamo dire che è un paese invecchiato che reclama più azioni stimolanti per i più giovani.


- I lavoratori invecchiano e in futuro ce ne saranno sempre meno: si stima che nel 2040 le forze di lavoro nel complesso saranno diminuite dell'1,6%, come esito della radicale transizione demografica che il Paese sta vivendo. Come cambiare tendenza?


Io partirei dalle politiche per la famiglia, bisogna creare misure e condizioni favorevoli a tutela e a supporto delle coppie difficilmente il trend cambierà, credo che dallo scenario disegnato dai dati CENSIS quello di mettere su famiglia sia l'ultimo dei pensieri dei nostri giovani.


- Si legge nel Rapporto Censis che sottolinea che il 64,4% degli occupati dichiara di lavorare solo per ricavare i soldi necessari per vivere e fare le cose che piacciono, senza altre motivazioni esistenziali. Questo vale in particolare per il 69,7% dei giovani.


Si lavora senza passione ma per automatismo…


- Per il 65,0% degli occupati le opportunità di avanzamento professionale sono insufficienti. In secondo luogo, le retribuzioni insoddisfacenti: il 44,2% degli occupati considera lo stipendio percepito non adeguato alle proprie esigenze.


C’è un Paese inquieto.


- C'è poi la paura di perdere il posto di lavoro: teme di potersi ritrovare disoccupato nel prossimo futuro il 42,6% dei lavoratori.


In Italia manca la certezza del posto di lavoro.


- L’innovazione tecnologica farà aumentare questa tensione sociale?


È questa certamente la fotografia non di un paese ma di una generazione inquieta i cui limiti imposti da un sistema paese tradizionale stanno stretti. l'innovazione tecnologica imporrà certamente dei paradigmi differenti dove sempre di più sarà richiesto meno impegno personale ed è per questo che torna imperante una discussione sul reddito di base universale e una valutazione sul rapporto guadagno / benessere dell'individuo.Penso all’intelligenza artificiale o all’industria 4.0


- Molti dicono che sia più produttivo lavorare 4 giornate alla settimana. È conciliabile coi conti pubblici?


Se è vero che è più produttivo non vedo l'aggravante per i conti pubblici


- Migliaia di lavoratori hanno abbandonato la tessera del sindacato. Questo non svolge più oggi la sua primaria funzione di tutela del lavoratore. Di questo scompariranno le parti sociali o si reinventeranno?


I lavoratori hanno bisogno di essere tutelati e pertanto ci sarà sempre chi svolgerà questo ruolo, magari sotto forme e rappresentazioni diverse da quelle attuali ma i sindacati restano uno dei pilastri fondamentali.

 

In un anno circa mezzo milione di nuovi posti di lavoro in più. L'Istat segnala che a gennaio il numero di nuovi occupati arriva a superare 23 milioni e 300 mila. Si tratta di 459 mila posti in più rispetto allo stesso mese del 2002. Un sospiro di sollievo?


È chiaro che parte di questi aumenti sono dovuti anche alla spinta che il superbonus aveva dato al comparto, ora si attende di capire quali siano le misure che questo governo vuole mettere in atto per il futuro.

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