Le statue di Cristo Deposto e della Addolorata in San Felice

Vera Dugo Iasevoli • 7 aprile 2023

Questo tipo di opere, tanto fortemente legate alla devozione popolare, si diffondono particolarmente a partire dal XVI secolo, per poi protrarsi in epoca barocca e tardo barocca, unendo al fervore religioso popolare, la teatralità tipica di quel periodo. Queste sculture, che tendevano ad enfatizzare il sentimento della “pietas”, per sollecitare nel fedele quello della compassione e dell’allontanamento dalla vanagloria, volevano farlo riflettere sulla caducità della vita. Esse potevano essere realizzate sia in legno policromo che in cartapesta, materiali nei quali si specializzarono alcune botteghe napoletane a partire dalla fine del Cinquecento, inizi Seicento.


Questo tipo di opere, tanto fortemente legate alla devozione popolare, si diffondono particolarmente a partire dal XVI secolo, per poi protrarsi in epoca barocca e tardo barocca, unendo al fervore religioso popolare, la teatralità tipica di quel periodo. Queste sculture, che tendevano ad enfatizzare il sentimento della “pietas”, per sollecitare nel fedele quello della compassione e dell’allontanamento dalla vanagloria, volevano farlo riflettere sulla caducità della vita. Esse potevano essere realizzate sia in legno policromo che in cartapesta, materiali nei quali si specializzarono alcune botteghe napoletane a partire dalla fine del Cinquecento, inizi Seicento.


Anche nella Chiesa di San Felice di Pomigliano d’Arco vi è “la statua di Cristo Deposto dalla Croce”, realizzata in cartapesta policromata e racchiusa in una teca dorata con piedi a zampa di leone e pareti trasparenti, che la fanno apparire agli occhi dell’osservatore come una bara di cristallo, riuscendo a rendere il pathos del momento. Infatti, chi ha realizzato l’opera, probabilmente ascrivibile alla metà dell’Ottocento, ha cercato di provocare nell’osservatore un forte impatto emotivo.

Il Cristo, secondo l’iconografia tradizionale, è a grandezza naturale, disteso, esangue, con tutti i segni tipici del martirio, quali la ferita al costato, le stimmate agli arti e la corona di spine ancora sul capo.


E’ appoggiato su di un cuscino di seta rossa, così come lo sono anche i piedi leggermente sollevati. Le braccia sono invece distese lungo i fianchi, cinti da un perizoma. Il volto è incorniciato dai lunghi capelli, dalla barba alla nazzarena a due punte e dai baffi. La posizione è distesa, ma tutto il corpo segue ancora l’atteggiamento assunto sulla croce, con la testa reclinata e le ginocchia piegate, mentre il torace sembra colto in un ultimo sussulto, che lo ha fatto contrarre spasmodicamente e immobilizzare così nel “rigor mortis”. Il colorito del Cristo è cereo, tipico della morte; dalle ferite, rappresentate molto crudamente, gronda il sangue a rivoli o a gocce, il volto ha gli occhi ormai privi di sguardo, le labbra sono dischiuse, il pallore è mortale e l’espressione è tipica di chi ha esalato l’ultimo respiro.


Il culto della Madonna Addolorata, conosciuta anche col titolo di Madonna dei sette dolori, in latino “Mater Dolorosa”,  si è estrinsecato nel tempo attraverso la esecuzione di un notevole patrimonio di statue che, spesso, si caratterizzano per il vestito molto sfarzoso, generalmente nero e oro, da lutto, il fazzoletto in una mano, il volto ovale, raramente solcato da lacrime, lievemente inclinato e rivolto verso il cielo, gli occhi grandi, la bocca piccola e le mani giunte.

“La statua della Madonna Addolorata”, che si trova nella Chiesa di San Felice di Pomigliano d’Arco, è racchiusa in un elegante scarabattolo di legno bianco e oro, con arco superiore a schiena d’asino, all’interno del quale ve ne è un altro trilobato, con guglie ai lati. La Vergine segue la classica iconografia. Si presenta in posizione eretta e frontale e reca sul capo la classica corona riccamente intagliata e dorata, tipica della tradizione.


La statua poggia i piedi su un drappo di broccato dorato, ha le mani e il capo di legno dipinto, mentre il corpo è vestito con abiti di stoffa. Le braccia sono allargate verso il basso, in segno di un dolore contenuto e rassegnato e sulla mano destra è appoggiato uno splendido fazzoletto bianco ricamato, a testimonianza delle lacrime versate, mentre dalla sinistra pende il rosario. Il bellissimo volto, dall’espressione soave, dal perfetto ovale e dai lineamenti delicati è leggermente reclinato sulla spalla destra. Presenta un pallore virginale, smorzato soltanto dal leggero colorito delle guance appena rosate, le labbra sottili ed esangui sono un poco dischiuse e gli occhi, dallo sguardo intensissimo, accentuato dalle sottili sopracciglia, sono rivolti al cielo, in segno di accettazione del volere divino.


La Vergine indossa un ricchissimo abito di seta nera con scollo rotondo e maniche lunghe, formato da un corpetto stretto in vita che scende a punta sulla gonna arricciata e lunga fino ai piedi. Sia il corpetto che la gonna sono bordati in oro e presentano ricchi decori ricamati a rilievo con filamenti dorati. Sulla gonna trionfa al centro una sorta di calice dal quale si dipartono racemi floreali, che si ripetono sul corpetto, su cui spicca il grande cuore argentato trafitto da sette spade e sovrastato dalla fiamma. Al di sopra dell’abito la figura della Addolorata porta un lungo e largo mantello, trapuntato di stelle color oro e circondato da un bordo dorato, che le copre anche la testa e che scende dalle spalle fino a terra. Al di sotto del mantello, anche esso nero, il capo della Vergine è completamente avvolto in uno stretto copricapo di stoffa bianca, con ricami e merletti, che le cinge anche il collo a mo’ di soggolo, facendola apparire, data anche la purezza e soavità dei lineamenti, simile ad una Madonna rinascimentale.


Questa rappresentazione della Addolorata, per la sua eleganza e sobrietà, per il naturalismo pacato e contenuto e per l’equilibrio formale, potrebbe essere stata realizzata verso gli inizi del Settecento, secolo questo, d’altronde, in cui maggiormente si diffondono tali stereotipi.

Le opere raffiguranti il Cristo deposto dalla croce e quelle raffiguranti la Madonna Addolorata avevano fortissimo carattere devozionale, essendo legate ai riti del venerdì Santo, che presero piede specie nell’Italia meridionale, come tradizione ereditata dalla dominazione spagnola. In Spagna, infatti, la popolazione maggiormente sentiva forte il senso religioso, inteso anche come “pathos”, “rappresentazione” e “rinnovo” della sofferenza. Per tale motivo, sia ieri che oggi, era ed è ancora in uso esporre o portare in commoventi processioni, durante i riti pasquali, l’effige del corpo di Cristo deposto dalla croce, assieme alla statua della Madonna Addolorata.

 


di Vera Dugo Iasevoli

 

 

 

 

 


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