Le nuove prospettive dell'immigrazione negli impegni europei
Le nuove prospettive dell'immigrazione negli impegni europei

La Francia ha avviato negli ultimi anni una nuova politica sull’immigrazione fondata su un rafforzamento del “governo” dei flussi migratori quale necessario presupposto di una ambiziosa politica d’integrazione. Il tema dell’immigrazione è stato affrontato sotto i diversi aspetti riguardanti il “governo” dei flussi migratori, dalla politica dei visti e dal rilascio dei titoli di soggiorno, alla politica a favore dell’immigrazione professionale, alla lotta all’immigrazione irregolare (a livello nazionale e nella sua dimensione europea e internazionale), alla disciplina del diritto di asilo, alle modalità di acquisizione della cittadinanza. Nell’ambito della politica d’integrazione degli immigrati legali nella società civile portata avanti dalla Francia sono state promosse importanti iniziative, quali il contrat d’accueil et d’integration(CAI).
Nello stesso tempo il governo dei flussi migratori ha portato anche ad una rigorosa politica di sostegno al rimpatrio nei Paesi d’origine. Il legislatore francese ha dettato già nel 2003 la disciplina di base con la Legge n. 2003-1119, successivamente riformata dalla Legge n. 2006-911, mentre nel 2007 ha precisato e completato il quadro giuridico già in vigore con la Legge n. 2007-1631, senza introdurre riforme sostanziali (le norme sono attualmente contenute nel Code de l'entrée et du séjour des étrangers et du droit d'asile– CESEDA). Dal 1° gennaio 2008 è stato istituito il Ministère de l’immigration, de l’intégration, de l’identité nationale et du développement solidaire che ha unificato le competenze relative ai singoli aspetti del percorso di uno straniero immigrato in Francia: dall’accoglienza presso il consolato all’integrazione nella società civile fino all’eventuale acquisizione della nazionalità francese o, viceversa, al rimpatrio verso il Paese di origine.
Un Comité interministeriel de contrôle de l’immigration fissa gli orientamenti della politica governativa in materia di controllo dei flussi migratori e presenta ogni anno al Parlamento un Rapport sugli orientamenti pluriennali della politica governativa in materia di immigrazione. Nel solco di queste basi anche il nostro Paese sulla scia europea di solidarietà, non sempre rispettata pur nella sussistenza di strumenti come innanzi rappresentati, intende con determinazione promuovere la cittadinanza e i diritti fondamentali, attraverso: il reale godimento delle libertà sancite dalla Carta dei diritti fondamentali e dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, sviluppando una politica migratoria europea articolata, fondata sulla solidarietà e la responsabilità e basata sul Patto europeo sull'immigrazione e l'asilo con l’obiettivo principale di: istituire un sistema comune che garantisca alle persone bisognose di protezione un accesso garantito a procedure giuridicamente sicure ed efficaci; nel controllare e contrastare l’immigrazione clandestina, anche in considerazione della crescente pressione esercitata sugli Stati membri alle frontiere esterne, tra cui quelle meridionali, garantendo un accesso all’Europa più efficiente attraverso le politiche di gestione integrata delle frontiere e le politiche in materia di visti; sviluppando una strategia di sicurezza interna che affronti la criminalità organizzata, il terrorismo e altre minacce rafforzando la cooperazione.
Quello che sta accadendo di recente non è altro che una volontà di consentire il massimo della solidarietà europea nelle fattispecie critiche. Commissione e Stati membri devono potenziare la cooperazione, prevedendo tra l'altro l'istituzione di centri comuni per la presentazione delle domande , ove necessario su base volontaria; la Commissione tenga regolarmente aggiornato l'elenco dei paesi terzi i cui cittadini sono o non sono soggetti all'obbligo di visto, secondo adeguati criteri concernenti l'immigrazione clandestina, l'ordine pubblico e la sicurezza pubblica, che tengano conto degli obiettivi politici interni ed esterni dell'Unione. la Commissione intensifichi gli sforzi per garantire il rispetto del principio della reciprocità dei visti ed evitare che sia (re)introdotta l'esigenza del visto da parte dei paesi terzi nei confronti degli Stati membri, nonché a reperire le misure che potrebbero essere applicate prima di imporre il meccanismo della reciprocità dei visti nei confronti di tali paesi terzi.

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