Benvenuti e bentrovati nella mia fiorita rubrica, uno spazio virtuale che, non potendo essere propriamente fisico, non vuole però rinunciare ad essere carnale e familiare. Eh sì, perché «Io sono tra coloro i quali credono che il tutto stia nel poco. Il bambino è piccolo, ma racchiude l’uomo; il cervello è limitato, ma ospita il pensiero; l’occhio non è che un puntino, ma abbraccia le miglia» (1). E così, mi bastano poche righe scritte con l'entusiasmo di giungere a voi per annullare le distanze che sembrano dividerci. La Primavera zufola sull'uscio, tessendo pizzi chantilly tra nuvole di organza e sogni di cotone a tombolo su un cielo di lino delavé. «I fiori spruzzati / di colore alle fontane / occhieggeranno come / donne divertite: / le scale, le terrazze, le rondini / canteranno nel sole» (2).
Poi c'è la Camelia, oh sì, lei sì che sa sempre come farsi guardare: perfettamente in piega nonostante la pioggia, sempre ben vestita nonostante il freddo, lei, con le sue gote profumate e il suo ombrellino di seta, impettita come un'amante che genera piacere già al primo sguardo, consapevole come deve essere la più bella di tutte, sempre. Alcuni studiosi lo hanno definito come il fiore geneticamente nato per non morire, la cui bellezza sembra non farsi intaccare dalle falci rovinose della senescenza. La camelia, quell'eterna fanciulla, così delicata nei tratti eppure così ben ancorata alla terra, salda, robusta, terribilmente affascinante e sapientemente rassicurante al tempo stesso. Lo sapeva bene Margherita che «mai era stata vista con altri fiori che camelie, tanto che Madame Barjon, sua fioraia, aveva finito per chiamarla \"Signora delle camelie\", soprannome che le era rimasto» (3).
È da «La signora delle camelie», il celebre romanzo scritto da Alexandre Dumas fils nel 1852, divenuto poi anche un'opera teatrale che lo stesso realizzò in seguito alla pubblicazione del suo primo libro, che prende vita la Traviata, un'opera lirica in tre atti di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave, e rappresentata per la prima volta al Teatro La Fenice di Venezia nel 1853. “Violetta Valéry è una giovane donna che a Parigi conduce una vita facile nel lusso e nelle feste consapevole del fatto che, essendo gravemente ammalata, la sua vita sarà breve. A una delle feste conosce Alfredo Germont, che, da tempo innamorato di lei, si dichiara. Violetta è colpita dal suo ardore e quando lui le chiede di rivederla, gli dona una camelia, che lui dovrà riportarle quando sarà appassita.
Dopo il successivo incontro, Violetta e Alfredo vivono il loro idillio d'amore vero, in campagna. Annina, la fedele domestica di Violetta, rivela ad Alfredo che Violetta, per mantenerli, ha venduto i suoi averi. Violetta riceve la visita del padre di Alfredo, Giorgio Germont, che le chiede di lasciare il proprio figlio, perché i suoi trascorsi gettano discredito sulla famiglia. Violetta, disperata, per amore di Alfredo parte lasciandogli una lettera di addio in cui gli spiega che sta tornando da un precedente amante, il barone Douphol. Durante una festa Alfredo, sconvolto dopo il rifiuto di Violetta di tornare con lui, le getta addosso il denaro con cui voleva ripagarla per aver dilapidato i suoi beni. Violetta sviene e il barone Douphol sfida a duello Alfredo. Dopo alcuni giorni, sul letto di morte Violetta riceve una lettera da Giorgio Germont, nella quale l'uomo le dice di essersi pentito di aver causato con il suo gesto tanto dolore e di aver rivelato ad Alfredo tutta la verità e che questi sta andando a ricongiungersi con lei.
Quando Alfredo finalmente arriva i due si promettono amore e felicità, ma Violetta muore tra le braccia di Alfredo”. (4) Come si può vedere, questo incredibile fiore, la camelia, ha saputo fare breccia nell'animo e nella creatività di molti. Lo sapeva bene anche Gabrielle Bonheur Chanel, nata nel 1883 e fondatrice del celebre marchio, che, amandolo particolarmente, lo indicò come rappresentativo, in modo simbolico, della sua Maison. Ancora oggi lo possiamo ritrovare, protagonista indiscusso, nei motivi delle sue collezioni, dall'alta moda alla gioielleria di lusso e come ingrediente principale nelle sue preziosissime linee skincare. «Le cure di bellezza devono iniziare dal cuore, o i cosmetici non serviranno a nulla», diceva Coco e non possiamo che darle ragione.
Dal 2009, essendone state accertate le importanti proprietà idratanti grazie ai preziosi polifenoli in essa contenuti, la camelia è infatti fiore all'occhiello della linea di trattamenti Hydra Beauty di Chanel. Già a partire dagli anni settanta, per merito di interessanti studi condotti da alcuni scienziati giapponesi i quali riuscirono a isolare un particolare lievito presente sulle foglie, \"siamo riusciti a sviluppare un principio attivo particolarmente efficace\", racconta Nicola Fuzzati, direttore del Dipartimento innovazione e sviluppo degli ingredienti cosmetici Chanel. Questo estratto ha dimostrato proprietà in grado di rafforzare e proteggere la barriera cutanea, paragonabili a quelle che i lieviti Pichia operano sulle piante. \"La varietà Czar di camelia japonica, con i suoi acidi concentrati in acido protocatecuico, ha invece una molecola attiva mai osservata prima, capace di preservare la vitalità cellulare, intervenendo al primo stadio dell'invecchiamento\". Tale Czar è il principio attivo cardine della linea di bellezza N°1 De Chanel che promette di proteggere la vitalità cellulare, intervenendo al primo stadio dell'invecchiamento. Non solo, con il guscio del seme di camelia utilizzato nelle formulazioni cosmetiche, viene realizzato anche parte del packaging, come il coperchio della confezione.
Adesso però sedetevi per terra, toglietevi le scarpe, stendetevi su una bella coperta in tricot, indossate degli occhiali 3D e preparatevi a immergervi in un quadro impressionista. Nel comune di Gaujacq, nel sud-ovest della Francia, tra le colline lussureggianti del Béarn e le rive dell’Adour e a pochi passi da Biarritz, Chanel porta avanti dal 1998 un progetto a km zero interamente incentrato sulla camelia. Il programma è stato avviato in collaborazione con Jean Thoby, esperto internazionale di camelie, che da diversi decenni cura il Botanical Conservatory Garden, un giardino-santuario dedicato alla conservazione delle piante. Qui è possibile osservare 2.000 varietà di camelia provenienti da tutto il mondo, tra le quali due cespi nati dalle piante madri che sarebbero state ordinate dalla stessa Gabrielle Chanel più di un secolo fa e che, forse, anche grazie a lei non si sono estinte.
Un luogo che è possibile visitare dal 1993 e che ospita varietà orticole molto rare. Il merito va alla famiglia di Jean Thoby, che si occupa di botanica da cinque generazioni e che ha importato negli anni circa 3000 piante. «La vita è deliziosa, mio caro, tutto dipende dalla lente attraverso la quale la si guarda». (5) E allora svegliatevi di buon mattino, indossate le galosce e una mantellina antipioggia, eh sì, perché le camelie vanno raccolte a mano appena si asciugano le gocce di rugiada. Mettete su un bel paio di guanti lunghi in velluto, prendete un binocolo per guardare un poco più in là del vostro naso, schiaritevi la voce e intonando una melodia a voi cara, con una cesta di vimini a spalla, preparatevi a raccogliere poesia. Sipario. Dalla mia rubrica sTRUtto & parruCCO per oggi è tutto. Vi ricordo che potete seguirmi sulla mia pagina Instagram (@mariannamarramakeupartist), dove avrò piacere di accogliervi. Come sempre, grazie per essere stati in mia compagnia e a presto.
●1 Fonte "La dame aux camélias" di Alexandre Dumas fils
●2 Fonte "La luna e i falò" di Cesare Pavese
●3 Fonte "La signora delle camelie" di Alexandre Dumas figlio
●4 Fonte TRECCANI
●5 Fonte "La signora delle camelie" di Alexandre Dumas figlio
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