L’Italia è un Paese perdutamente clericale nella fede ma anche nell'ateismo, che non rispetta la verità, ma il potere del clero, cioè la forza e l'involucro. Un Paese non devoto ma servile, che si genuflette non alla verità ma al clero che ne impone il monopolio.
“Una delle conseguenze di una cattiva formazione che più mi preoccupa è il clericalismo. Non c’è dubbio che sia una delle perversioni più gravi della vita consacrata”. Questa affermazione proviene direttamente da Papa Bergoglio nel libro-conversazione “La forza della vocazione. La vita consacrata oggi” con Fernando Prado (Ed. Dehoniane). “In generale è una perversione della vita della Chiesa e per questo bisogna porre molta attenzione a tale aspetto nella vita consacrata e nella formazione dei seminaristi nelle diocesi”, aggiunge il Pontefice, che spiega il suo pensiero: “È una perversione in quanto perverte quella che è la natura della Chiesa, del santo popolo fedele di Dio”.
Nelle parole del Papa la convinzione che “non c’è bisogno di essere chierici per essere clericali”. Esiste un clericalismo che si manifesta nelle persone che vivono con atteggiamenti da ‘segregati’, con la puzza sotto il naso. Sono quelli che vivono una specie di atteggiamento aristocratico rispetto agli altri. Il clericalismo è un’aristocrazia. Poi, Francesco presenta una contrapposizione: “Quando c’è clericalismo, ‘aristocraticismo’, ‘elitarismo’, non c’è il popolo di Dio, che è quello, in definitiva, che ti dà una collocazione. Il religioso clericale invece non è inserito. E il clericalismo è l’opposto dell’inserimento”. Infine, il Papa indica “il clericalismo” come “la radice di molti problemi”. “Anche dietro ai casi di abusi, oltre che ad altre immaturità e nevrosi – spiega -, si trova il clericalismo. Occorre fare molta attenzione a questo durante la formazione. Bisogna discernere e aiutare a chiarire le immaturità e ad accompagnare in una sana crescita”.
In realtà, 'ipocrisia clericale è fingere scandalo, mostrarsi indignati perché improvvisamente la giustizia, il buon governo, l'onestà sono spariti in un Paese che vive da svariati decenni con una giustizia da schifo, con governi brevi, storti e malcavati, e con una disonestà intellettuale ma anche politica e giudiziaria come regola di vita.
Della verità non frega nulla ai clericali, è quasi un ingombro e una distrazione; conta l'osservanza alla Cupola, la conformità a un codice di ipocrisie e salamelecchi. Per clero non s'intende per forza quello della Chiesa cattolica, ma un blocco di potere, fosse pure un clero di atei, un partito intellettuale, un gruppo di potere. Un clero laicissimo, massonico, intellettuale, mediatico o affaristico. Siamo sottomessi al clero dei magistrati e al clero della finanza, al clero dei partiti e al clero dei poteri culturali. E sacrifichiamo la verità al potere.
Clericale è il ceto di potere in carriera, anche quello religioso, come ha osservato giustamente Bergoglio, ma non solo quello. Se hai la possibilità di fare lobby e partito, di imporre una verità di comodo o una bugia organizzata, meriti la devozione clericale. Quel che si traduce in complotto o più modestamente in conformismo è affiliazione clericale. Poi dei meriti veri o presunti, se sei bravo o sei una nullità, non conta nulla. Conta la tua collocazione, se non sei funzionale all'Operazione in corso vai bruciato. Questo è un Paese clericale, che di Dio, dell'anima e della fede non sa che farsene, ma che di servitù, menzogna e apparenza si nutre. Che brutto vivere in un Paese di clericali senza Dio.
di Giovanni Passariello
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