On. Gelmini cosa pensa della riforma fiscale che si appresta a varare il governo?
“Sul fatto che sia urgente e importante riformare il fisco non abbiamo alcun dubbio. Il Governo sta predisponendo una legge delega in cui ci saranno i principi generali; il parlamento la dovrà votare; dopodiché l’esecutivo avrà 24 mesi di tempo, due anni cioè, per scrivere le norme di attuazione di dettaglio, i decreti delegati. Stiamo parlando cioè di misure che andranno a regime non prima del 2026 (a essere ottimisti). Non si capisce per quale motivo si sia deciso di buttare a mare – nella fase finale della precedente legislatura – la legge delega sul fisco che era stata predisposta dal governo Draghi, tanto più che molte parti di quella legge saranno riproposte dal governo Meloni. Si sono persi, solo per ragioni di tornaconto elettorale, da un minimo di sei mesi ad un anno, e adesso in Parlamento si ricomincia tutto da capo. Siamo appena all’inizio di un percorso lungo e complesso”.
Si parla di semplificare le norme confliggenti con lo Statuto del contribuente. È la scelta giusta da parte del governo?
“Nelle slideS del Governo sulla riforma pare che si intenda dare maggiore efficacia allo Statuto del contribuente. Una delle leggi più disattese della storia! Ebbene noi siamo talmente favorevoli che abbiamo predisposto, e l’ho depositata al Senato, una proposta di legge per inserire in Costituzione i principi fondamentali dello Statuto del Contribuente. Se hanno intenzione di fare sul serio, possono appoggiare questa proposta”.
In buona sostanza quali sono le novità e quali novità avrebbe inserito Azione/Italia Viva?
“Una parte delle misure annunciate sono nel solco della delega fiscale ‘quasi’ approvata durante il governo Draghi. I problemi cominciano sempre quando il governo Meloni si discosta da quanto fatto dal precedente esecutivo. Per esempio continuare a raccontare agli italiani che la flat tax sarà legge per tutti entro fine legislatura è una balla. Sono favorevole alla flat tax, ma costa. Molte delle misure annunciate sono ovviamente onerose. Pensare di finanziare tutto con la revisione delle tax expenditures è irrealistico. E poi le tax expenditures (che vanno sicuramente riordinate) sono misure di agevolazione fiscale: ogni volta che ne cancelli una, aumenti la pressione fiscale. Un governo che voglia fare una seria riforma fiscale deve pensare a mettere mano alla spesa pubblica: pensare di ridurre le tasse, mandando tutti in pensione quando vogliono o alzando le pensioni minime a mille euro significa mandare a rotoli i conti pubblici. E non ce lo possiamo permettere.
Per quanto riguarda le nostre proposte le abbiamo dettagliate nel programma elettorale: pensiamo a una generale semplificazione dell’Irpef, con misure di detassazione specifica per i giovani, di riorganizzazione delle tax expenditures in un sistema a rimborso diretto, con l’eliminazione dell’Irap e la detassazione completa degli utili trattenuti in azienda, il passaggio ad un sistema a due aliquote per l’Iva e con misure di riduzione e razionalizzazione della tassazione sul risparmio. Ma tutto questo va fatto in quadro di sostenibilità dei conti pubblici”.
Confesercenti stima che le imprese hanno pagato 5 mld per il Pos. Una cifra enorme. Cosa andava fatto?
“Per alcuni mesi – durante l’esame della legge di bilancio – siamo stati costretti a discutere della soglia dei pagamenti per il Pos. Poi il governo si è accorto che quella norma confliggeva con lo stesso Pnrr e ha stabilito di aprire un tavolo con banche ed esercenti per ridurre il costo delle commissioni. Stiamo ancora aspettando i risultati… Ma la strada giusta è quella di azzerare le commissioni per le micro-transazioni. Circa il costo dell’acquisto dei lettori Pos con il governo Draghi abbiamo stanziato delle risorse per chi doveva ancora dotarsene”.
I maggiori problemi derivano dai contenziosi, abbiamo tante norme e processi lenti. Cosa va fatto?
“Intanto diciamo quello che di buono è stato fatto: con il governo Draghi abbiamo varato una profonda riforma della giustizia tributaria che ci consentirà di ridurre il contenzioso, con giudici specializzati e misure di semplificazione. È appena entrata in vigore e dovremo valutarne gli effetti, ma sono certa che i risultati si vedranno. Ovviamente il contenzioso è l’ultimo step di un processo che va interrotto a monte, semplificando il fisco e rendendo conveniente agli italiani pagare tasse sostenibili”.
Ha una proposta per recuperare l’evasione che vale almeno un punto di Pil interno?
“L’evasione si combatte riducendo e semplificando le tasse. E poi occorre puntare sulla digitalizzazione: dal 2014 al 2019, come conseguenza dell’introduzione del fisco elettronico, il tax gap fiscale (cioè l’evasione in pratica) si è ridotto di 10 miliardi di euro. Quel risultato può essere esteso continuando l’investimento sulla digitalizzazione e al contempo semplificando e riducendo gli adempimenti. Servono poi nuove regole per la gestione del magazzino dei crediti fiscali, che oggi conta 1100 miliardi, la maggior parte dei quali non esigibili. Occorre far partire una “rivoluzione manageriale” nella riscossione, abbandonando l’approccio formalistico a vantaggio di uno rivolto all’efficienza”.
Che idea ha del rapporto tra fisco e contribuente tartassato e in debito?
“L’Italia è un Paese complicato e non c’è l’esatta percezione della situazione generale. La metà della popolazione italiana non paga un euro di Irpef. Abbiamo un sistema di welfare fra i più avanzati del mondo che assorbe tutto il gettito delle tasse dirette e larga parte delle indirette. C’è una parte, eroica, del Paese che paga tasse troppe alte e finanzia spesa pubblica e welfare per tutti: è un ceto medio sempre più spolpato e sempre più arrabbiato. È a loro che dobbiamo pensare quando ci proponiamo di riformare il fisco. Altrimenti il sistema salta”.
Ad ogni modo siamo il Paese che paga più tasse di tutti fra i Paesi Ue. Non è giusto onorevole.
“Ha ragione, ed è per questo che servono riforme equilibrate e non annunci demagogici. Questo governo non è partito con il piede giusto e con la sua prima legge di bilancio ha pensato più a contentare i partiti che la generalità degli italiani. Vedremo se con la riforma fiscale cambierà verso, ma devono dire la verità agli italiani e non fare promesse che non possono mantenere”.
Presenterete un vostro testo in aula?
“Intanto dovremo leggere e valutare il testo del Governo. Lo faremo senza pregiudizi, come è nel nostro modo di fare opposizione. Dopodiché, visto che siamo di fronte ad un disegno di legge delega del governo, presenteremo i nostri emendamenti e ci confronteremo sul merito.
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