Tralasciamo la definizione Gramsciana del concetto di "nazional popolare" e soffermiamoci sugli aspetti contemporanei che il significato ha assunto in politica, economia e nella sfera sociale.
I nazionalismi ideologicamente sono ispirati all'esaltazione del concetto di nazione che si esprime nell'autoritaria affermazione di valori che trascendono le esigenze della realtà politica e sociale dei paesi stranieri, mentre la politica economica mira a rendere completamente autosufficiente la nazione mediante il potenziamento delle risorse interne e l'adozione di misure protezionistiche da parte dello stato.
Con riferimento a livello sociale populismo indica qualsiasi movimento diretto all'esaltazione demagogica delle qualità e capacità delle classi popolari.
La vittoria elettorale di Orban in Ungheria e di Alexandar Vucic in Serbia oltre all'affermazione elettore della Le Pen in Francia ha fatto rinascere ed evocare in modo ecclettico i concetti sopra descritti.
La globalizzazione non ha mantenuto le promesse di benessere diffuso e libertà universale e anzi ha allargato il divario fra ricchi, sempre più ricchi, e poveri sempre più poveri. La colpa è senza dubbio addossabile alle istituzioni politiche e alle scelte economiche e non meno agli schieramenti politici sempre più attenti al consenso e meno agli interessi generali.
Il consenso dovrebbe essere espressione di un atto positivo libero e non condizionato con il quale si manifesta il libero pensiero, ma nel mondo attuale dominato dal web, chi detiene le leve economiche tende anche a controllare il pensiero, la politica, le mode creando volutamente caos ideologico espresso in una torre di babele culturale e sociale.
I talk show, con dibattiti scadenti e di scarso valore culturale, sono diventati influencer, termine utilizzato in ambito pubblicitario per indicare quelle persone che, essendo determinanti nell'influenza dell'opinione pubblica, determinano culti e tendenze.
Alla luce di quanto sopra, mi sembra che i concetti di nazional popolare attualmente vengano usati in modo improprio per descrivere la situazione politica e sociale dell'Europa.
Per avere forza e direzione voluta ogni manifestazione ideologica deve avere conoscenza e capacità di comprensione, autonomia di giudizio.
Il mondo già globalizzato, a mio avviso, ha creato sincretismo ed eclettismo: culture diverse si sono incontrate e hanno generato mescolanze, interazioni e fusioni fra elementi politici e culturali eterogenei. La coordinazione sociologica, economica e politica di elementi di popoli di diversa provenienza geografica, anche con valori spregiativi, ha avuto come risultato scelte arbitrarie e senza un criterio preciso.
Il sovranismo e il populismo moderno sono frutto dell'emergenza, dell'arroganza politica e dello scarso valore culturale: la popolazione più debole spinta sempre di più verso la povertà materiale e culturale (usa i media prevalentemente per giochi e attrazioni senza valenza sociale), l'èlite finanziaria ed economica sempre più ricca e potente padrona dei mezzi di comunicazione e di una cultura più sovranazionale.
Dopo il Covid si pensava che l'emergenza necessariamente spingesse tutta la popolazione a stringersi intorno al potere e all'establishment, per avere garanzie di stabilità e competenza, ma se è vero che l'incertezza compatta essa presuppone anche delle aspettative. Tali aspettative non hanno avuto risposte adeguate ai bisogni reali, creando malesseri che hanno trovato sfogo nelle urne.
Da parte occidentale e di alcune organizzazioni politiche Mosca, Pechino, Budapest e Belgrado sono considerate come espressioni del male per sottolineare la spaccatura ideologica che si sta creando tra organizzazione e gestione dello stato e dell'economia.
Puntare sull'immagine dell'uomo di comando forte nel momento di difficoltà globale significa che si è più preoccupati delle difficoltà personali. Per gli occidentali le libertà individuali sono inviolabili, ma altri popoli non vedono tutta questa tragedia nell'essere privati di alcuni diritti, la vedovo come prezzo da pagare per il benessere e nel momento di forte incertezze globali puntano sull'uomo forte al comando.
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