La tutela dell’ambiente ha acquistato un’importanza dirompente nel dibattito pubblico internazionale. La lotta al cambiamento climatico è stata infatti assunta a scopo primario dell’agenda 2030 promossa dalle Nazioni Unite.
Il tredicesimo dei 17 obiettivi previsti dal piano riguarda proprio il contrasto dei cambiamenti climatici, con una serie di azioni conseguenti. Dall’inserimento delle strategie ambientali nelle politiche nazionali alla spesa di risorse per promuovere la transizione ecologica e alleviarne gli effetti.
Sono 193 i paesi che hanno sottoscritto l’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Un obiettivo condiviso dai governi e da cuidi conseguenza partono una serie di politiche pubbliche e accordi internazionali, non sempre semplici da raggiungere data la complessità della materia e i diversi interessi contrapposti in gioco. In questa cornice, un ruolo fondamentale è svolto dai giovani di tutto il mondo nelle mobilitazioni di massa a custodia dell’ambiente. Un impegno diventato lapalissiano e oggetto di dibattito pubblico negli ultimi anni, a partire dalle manifestazioni dei Fridays for future. Manifestazioni che tuttavia non sono altro che la punta dell’iceberg di un interesse verso questi temi molto ben radicato nelle giovani generazioni.
Nelle più recenti indagini condotte da Eurobarometro su iniziativa del parlamento Ue, è uscito fuori proprio come i giovani europei considerino l’ambiente una delle principali priorità per le politiche pubbliche dei prossimi anni. Alla domanda su quali questioni siano più urgenti, al primo posto a livello Ue c’è la lotta alla povertà e alla disuguaglianza (43% dei rispondenti). Al secondo posto vi è proprio la lotta al cambiamento climatico e la tutela ambientale, con il 39% dei rispondenti che la indica tra le 3 priorità principali.
Ma sono i giovani italiani tra i più attaccati alle questioni climatiche: il 44% pongono tra le priorità la lotta al cambiamento climatico (media Ue: 39%). Quasi la metà di loro (44%), più della media dei coetanei Ue (39%), indica nella tutela dell'ambiente e nel contrasto ai cambiamenti climatici una delle principali priorità. A pari merito con la lotta alla povertà (44%) e inferiore solo alla disoccupazione (considerata prioritaria dal 53% dei giovani italiani contro il 37% di quelli Ue). La partecipazione dei giovani italiani è cresciuta fortemente: lo testimonia la crescente adesione e partecipazione ad associazioni ecologiche, per i diritti civili e per la pace. Tra 2017 e 2020 la quota di giovani impegnati in questo tipo di attività è cresciuta in modo generalizzato. Nella fascia 18-19 anni in particolare è aumentata di 2,5 punti, passando dall'1,9% al 4,4%.
Questi numeri sottolineano non solo un maggior interesse dei giovani verso il cambiamento climatico e la protezione dell'ambiente, intesi nel senso di una generica adesione a questa causa. Rispetto al resto della popolazione, il coinvolgimento delle nuove generazioni sembra andare oltre il sostegno formale, concretizzandosi in forme partecipazione, organizzazione e attivismo per sollecitare un cambio di mentalità e incoraggiare politiche in questa direzione.
È anche dalla riuscita di questo tipo di processi partecipativi che si determineràla riuscita della transizione ecologica. Sia perché l'interesse concreto della popolazione è il vero grimaldello per l'adozione di politiche pubbliche attente alla sostenibilità. Ma anche perché la crescita effettiva di tali politiche ha bisogno di condivisione da parte dei cittadini.
Oltreché di sensibilità nel farle proprie individualmente, anche nei comportamenti e nelle scelte quotidiane.
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