La segretaria Schlein sposa “il passamontagna” di Grillo, ricerca l’organicità ancor più di Letta con Conte e sposta l’asse del Pd verso sinistra-sinistra. Cosa ne pensa?
La partecipazione della segreteria nazionale alla manifestazione del M5S non ha nulla a che vedere con le provocazioni di Grillo o le farneticazioni sulle responsabilità della NATO per il conflitto ucraino. La scelta di stare in quella piazza voleva significare che sulla lotta alla precarietà il Pd c’è e che si possono e si devono costruire convergenze su obbiettivi comuni anche con le altre forze politiche di opposizione. Mi pare oggettivamente che si stia caricando di troppi significati quella partecipazione.
Emulando il M5S, non pensa che il Pd rischia di fare il caratterista di Conte e Grillo?
Nella direzione nazionale scorsa abbiamo ribadito la necessità di una agenda del Pd e la segretaria ha delineato una piattaforma programmatica su cui il partito dovrà mobilitarsi nei prossimi mesi. Il Pd dovrà essere il baricentro delle forze di opposizione e siamo pronti per questo ad offrire un ventaglio di obbiettivi politici su cui costruire convergenze e battaglie comuni.
Di solito, tra l’originale e la copia, la gente sceglie il primo. É un rischio che corre il Pd?
Il Pd è profondamente diverso dal M5S poiché affonda le proprie radici nelle migliori culture politiche del centrosinistra italiano che hanno deciso di unirsi consapevoli della propria parzialità e insufficienza. Noi non siamo né populisti, ne’ antisistema. Noi siamo un partito che ha una forte cultura democratica e una lunga tradizione di governo nazionale e locale. Nessuna emulazione o subalternità al M5S. Abbiamo l’orgoglio di essere l’ultima forza politica in Italia che si qualifica come partito.
Alcuni segretari sui territori non l’hanno presa bene. Si rischia di spaccare il partito?
Durante la direzione nazionale più voci hanno segnalato il disagio che una parte del gruppo dirigente sta manifestando sui territori. Dobbiamo aprire una fase di maggior condivisione delle responsabilità e di maggior ascolto delle sensibilità che si ritrovano nel progetto del Partito democratico, nessuna esclusa. È compito di noi riformisti organizzare uno spazio politico ed offrirlo a tutti coloro che credono nel progetto del PD e vogliono portarlo nel futuro.
Vede qualcosa di funzionale in questa alleanza così ravvicinata? Non si abdica alla propria identità?
Le alleanze, per poter competere con la destra, sono assolutamente necessarie e di questo siamo tutti consapevoli soprattutto dopo i risultati delle elezioni politiche e delle ultime amministrative. Le forze politiche dell’opposizione sono diverse tra loro, come anche quelle che compongono il centro-destra, ed è assolutamente necessario trovare punti comuni per costruire un programma per contendere il governo del paese. Ognuno ha la propria identità e fare un’alleanza non significa annacquarla. Significa mettersi a disposizione per un progetto volto al bene comune.
Come sarete riconoscibili tra il vostro popolo?
Il popolo del Pd nonostante le scissioni dolorose di questi anni è rimasto fedele ad un progetto politico che si caratterizza per avere come pilastri la libertà, l’uguaglianza e la giustizia sociale. Il pd è un partito che, a differenza di altri, negli anni più difficili che ha attraversato l’Italia non si è mai sottratto all’onere del governo e questo credo sia un nostro tratto distintivo. C’è qualcuno che lo chiama governismo, a me piace definirlo responsabilità.
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