di Mario Sorrentino, già dirigente scolastico
C'è stato un tempo in cui non esistevano smartphone, tablet e videogiochi. C'è stato un tempo in cui bastavano due bastoncini o qualche gessetto, un elastico, due biglie, una fionda, delle carte,un pallone e un gruppo di ragazzi spensierati. Momenti in cui bastavano poche cose per rendere ogni giornata speciale. Oggi ci sono gli smartphone, i tablet e numerosi videogiochi che attirano l'attenzione dei più piccoli e inoltre molti bambini passano il loro tempo extrascolastico in palestre o strutture per attività organizzate scelte e pensate dalle famiglie.
Il tempo rimanente viene vissuto per lo più dentro casa e sempre più spesso in compagnia di un mondo virtuale.Dobbiamo inoltre capire come ci sia una grande differenza dei passatempi di una volta, dove i bambini potevano giocare all’aperto e apprendere ogni giorno cose nuove a confronto dei bambini di adesso dove le loro giornate con le varie attività sono già organizzate dalla propria famiglia.ll mondo cambia.Pure noi cambiamo.Del dopoguerra, per esempio, ricordo molti cambiamenti.
Per esempio,i nostri giochi nei cortili, quei cortili chiassosi, pieni di vita che oggi attraverso e li vedo silenziosi; non ci sono più le nostre grida di gioco, le nostre rincorse su scale e ballatoi,non c’è più la “vecchietta” di turno che ci aspettava con la scopa quando ci si nascondeva nel vano della sua porta.C’era chi preferiva la libertà nei cortili,nelle strade e chi, invece, preferiva frequentare l’oratorio.
Per i bambini negli anni Cinquanta e Sessanta, il cortile rappresenta il luogo di ritrovo per eccellenza. Vero che anche il parco giochi e i campi di calcio sono luoghi di socializzazione molto importanti a quel tempo. Ma giocare in cortile dava modo alle mamme di stare tranquille anche se i bambini restano fuori fino a sera. Oggi l’universo giovanile è quanto mai frammentato, magmatico, complesso da comprendere e di difficile definizione, anche perché i giovani stessi non si dimostrano molto interessati a farsi capire dagli adulti.Si dice che i “nuovi giovani” siano violenti, distaccati e non riconoscano più il senso autentico della vita.
Certamente di fronte alle storie di cronaca, come quelle di adolescenti che consumano sempre più alcool e droghe e violentano ragazze della loro stessa età, o di ventenni che rischiano la vita tutti i fine settimana sulle strade dopo una notte passata in discoteca, è facile che nascano interrogativi su quali siano i valori e le motivazioni delle nuove generazioni. Le prime pagine dei giornali rimproverano, criticano, accusano e fanno di tutta l’erba un fascio: è facile per esperti e opinionisti parlare di “generazione vuota”, “generazione priva di riferimenti, di progetti e di scopi”.
In ambito educativo si sente spesso parlare di giovani che non sanno quello che vogliono, che non seguono principi e norme morali. Le notizie di cronaca vengono utilizzate per il classico gioco mediatico della generalizzazione: bastano uno o due episodi e subito si giudica un’intera generazione. Nessuno spazio viene però riservato alle iniziative autonome, all’organizzazione informale che ragazzi e ragazze spesso si danno per realizzare, con spirito di iniziativa e intelligenza, serate, concerti, manifestazioni sportive, luoghi di aggregazione, attività ricreative, momenti di sostegno a coetanei in difficoltà; nessuno o poco spazio viene dato alla generosità che gli adolescenti esprimono nelle associazioni, nelle cooperative, nel volontariato, nell’organizzazione culturale.
Nessuno o poco spazio viene riservato a chi, quotidianamente, nonostante le enormi difficoltà di un mondo che, per la prima volta, prospetta per il futuro un orizzonte peggiore di quello precedente, coltiva i propri sogni, i propri obiettivi, le proprie ambizioni. E’ più facile sminuire la nuova generazione quando quella vecchia fornisce un cattivo esempio ai nuovi giovani. La differenza nei modi di comportarsi, di aggregarsi, di amare, di desiderare, di prefissare obiettivi, non può e non deve divenire un giudizio di valore.
I ragazzi e le ragazze di oggi sono diversi, è vero. Ma un modo di vedere e di pensare differente consente loro di sopravvivere in una società che non fa altro che contaminare con idee, ideologie e modelli di vita utopistici le loro menti. Un po’ di colpe le hanno il progresso della scienza e della tecnica che hanno cambiato la mentalità e il rapporto con i valori umani come l’amicizia, l’altruismo, la fratellanza, la giustizia, la famiglia, il rispetto e la religione.
Ad esempio con l’era di internet, molti giovani, (ma non tutti) preferiscono comunicare tra loro attraverso un messaggio online anziché andare in piazza come facevano un tempo prima della conoscenza dei mezzi di comunicazione informatici. Su internet, inoltre è possibile creare legami con persone che nemmeno si conoscono tramite siti web di incontri online e anche attraverso le chat.
Però,è la scuola e la famiglia che danno le informazioni più importanti, è dalla scuola che si impara a scindere ciò che è buono da ciò che è cattivo, è dalla società che si viene contaminati da idee, ideologie e modelli di vita e, ancora, è dall’appartenenza a confessioni religiose che nascono convinzioni e obblighi morali. E in tutto ciò ogni ragazzo deve compiere delle scelte, deve sviluppare la capacità di stabilire i suoi valori fondamentali, al di là di ogni imposizione.
Un compito non facile che si sono trovati ad affrontare anche i “giovani di ieri”, ma forse con una differenza notevole: oggi, messaggi pubblicitari e società esterna hanno assunto una influenza maggiore che in passato.
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