Il termine "populismo" viene sempre più nominato, non sempre appropriatamente, per connotare in senso negativo il pensiero e l'azione di partiti politici.
Storicamente, il concetto che la parola determina, è stato usato per indicare genericamente un atteggiamento e una prassi politica che mira a rappresentare il popolo e le grandi masse esaltandone valori, desideri, frustrazioni e sentimenti collettivi o popolari.
Analizzando semanticamente il linguaggio usato oggi dalla politica per definire il populismo, ci si accorge che nel corso del tempo la relazione tra la parola, la frase e il linguaggio stesso hanno cambiato significato.
Nell'attuale campagna elettorale il termine populista è stato monopolizzato dalla sinistra contro la destra e in particolare contro Giorgia Meloni, ma anche la sinistra. nelle sue diverse componenti, utilizza metodi e idee populiste, trascendendo dal concetto storico, con atteggiamenti demagogici volti ad assecondare aspettative popolari non sempre coerenti rispetto all'amministrazione complessiva dello Stato, indipendentemente da ogni valutazione del loro contenuto e della loro opportunità economica e sociale.
La retorica consiste spesso in sentimenti antiliberisti, opposizione alla classe dirigente e alle sue scelte. Infatti la campagna elettorale della sinistra procede in modo caotico, con proposte qualche volta bizzarre anche dal punto di vista economico, con attacchi anche a casaccio contro gli avversari mentre scarseggiano serie proposte economiche, sociali e culturali.
A supportare la mia tesi valgono sia le affermazioni di Rachele Scarpa, esponente del PD, sia gli atteggiamenti e le azioni di Gianluigi Paragone.
Infatti la giovane dem sostiene di fatto che andare a lavorare, sostanzialmente, è inutile. Per lei è necessario interrompere il circolo vizioso per cui il lavoro è l'unico mezzo di sostentamento per le persone.
Paragone ha chiamato a raccolta Casapound e i centri sociali, e lo ha fatto spiegando che destra e sinistra ormai non esistono più: il parlamento si compatta nel prendere le stesse decisioni e non si può parlare di destra o sinistra ma di idee e di persone.
Nel bailamme attuale la voce di Mario Draghi a riportato un po' di luce e a sbugiardato i populismi: Non è più il tempo di spinte populiste che portano solo all'isolamento, di immaginare fughe dall'Euro, dall'Occidente e neppure dalla Nato, "l'Ucraina va difesa ad ogni costo"
Con queste parole Draghi ha chiarito la sua posizione: non bisogna seminare il panico nè usare toni denigratori. Il premier quindi vuole consegnare la sua agenda e metterla a disposizione di chi vincerà le elezioni non senza qualche istruzione per l'uso assoluto di buon senso
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