- Prof. la vicenda dei nominati nelle liste elettorali sta facendo parlare. Ció potrebbe alimentare l’astensionismo. Che messaggio arriva agli elettori?
“Non mi sembra una novità e non mi pare che nelle precedenti elezioni abbia inciso sul risultato elettorale. Certamente, la riduzione del numero dei parlamentari ha aggravato questa abitudine perché se è necessario garantire ai maggiorenti dei partiti l’elezione in collegi sicuri, si riduce lo spazio per gli esponenti della società civile e per le nuove leve della politica. Più che in passato abbiamo assistito a candidati imposti su collegi diversi dalle proprie origini a scapito delle leadership locali. Questo potrebbe portare i quadri politici di alcuni territori a disimpegnarsi o impegnarsi in modo limitato, ma bisogna dire che al di là delle polemiche raramente accade. Tutti sono consapevoli, comunque che con questa legge elettorale non si poteva fare diversamente e i più anziani ricordano anche le distorsioni prodotte dal sistema con le preferenze.
- Come reputa il restyling culturale di Giorgia Meloni?
L'operazione comunicativa di Giorgia Meloni rappresenta la principale novità di questa campagna elettorale. I toni bassi, la scelta di alcune interviste misurate sui quotidiani, l'attenzione al contesto internazionale sono in linea con il tentativo politico di Fratelli d'Italia di portare per la prima volta nella storia italiana la destra a Palazzo Chigi. Meloni dovrà dimostrare in questa campagna, oltre alla sua leadership indiscussa, di avere una classe una classe dirigente pronta a governare. Era un processo che sarebbe stato meglio fosse iniziato tempo fa.
- Chi sta comunicando meglio in questa fase e perché?
E' presto per dare un giudizio sulla campagna elettorale che di fatto non è partita, se si esclude la cosiddetta campagna permanente che va in onda senza sosta. Vedremo nelle prossime settimane, soprattutto come i leader affronteranno il palco televisivo. Certamente sarà una campagna veloce, dura e molto televisiva. Non c’è tempo per organizzare tour e comizi. A destra, Fratelli d'Italia per il momento sta mostrando caratteri interessanti, la campagna "credo" della Lega mostra alcuni elementi di valore e da Berlusconi ci dobbiamo sempre aspettare sorprese. Il centrosinistra in questa fase mostra la sua vitalità discutendo di liste e candidature e nei prossimi giorni potremo valutare meglio la sua capacità comunicativa, lo stesso credo valga per il terzo Polo e i Cinque stelle. Certo che i primi giorni di campagna hanno mostrato il Pd all’inseguimento di Fdi, farebbe meglio a sviluppare propri temi.
- Quali temi andrebbero veicolati meglio e in che modo?
Come detto l’ideale sarebbe che ciascuno portasse il proprio punto di vista su temi e sul futuro del Paese. Quando i partiti si limitano solo a delegittimare gli altri finiscono per dare una tribuna all’avversario.
- La sovraesposizione di Calenda è un bene per lui?
Dovendo ritagliarsi un ruolo fra i due grandi schieramenti e un movimento con uno zoccolo duro di elettori, la visibilità è un elemento chiave. Certamente il rischio di eccedere esiste e dovrà essere attentamente considerato. Ma ora la priorità è ridurre il gap di notorietà rispetto a Letta e Meloni.
- Che scenario prevede ex post?
Se parliamo dello scenario dopo il voto i principali istituti demoscopici ci mostrano un chiaro successo del centrodestra, ed è l'esito più probabile, ma ogni elezione riserva qualche piccola sorpresa, vedremo in che direzione. Speriamo non ci siano le ingerenze esterne alle quali abbiamo assistito nelle campagne per la Brexit o per le presidenziali americane. Il dopo voto, comunque, si presenta lungo e incerto.
- Letta è un buon comunicatore?
Meno empatico di altri, ma si apprezza il suo stile concreto e competente. Nel confronto può battere gli slogan con le idee.
- Come si convince l’indeciso?
L'indeciso in assoluto non esiste più, oggi le campagne elettorali non si giocano sul convincere chi non sa cosa votare ma, in un contesto ad alto tasso di astensionismo, il lavoro della comunicazione politica deve portare al voto chi ha già votato in passato la propria parte politica o chi sta considerando di votarla ma potrebbe astenersi. A tal proposito sicuramente è necessario un messaggio chiaro, con tratti identitari forti. Da un punto di vista degli strumenti le campagne più efficaci sono quelle che prevedono un contatto diretto dei candidati, anche al livello locale o con il lavoro dei volontari. E' il metodo che nella prima Repubblica era la norma e che oggi è diventata l'eccezione. Un'eccezione però che può fare la differenza.
- Come si riporta al voto la gente disillusa?
Su questo tema si potrebbe e si dovrebbe discutere a lungo. Ma per essere brevi suggerirei tre elementi chiave. Candidati credibili, proposte chiare e una novità politica evidente.
- Gli italiani cosa vogliono sentirsi dire?
Sbagliato parlare di italiani. In comunicazione politica, come nel marketing, i cittadini vanno studiati per classi di età, geografie, stili di vita e a ciascun cluster vanno indirizzati i messaggi giusti. Gli americani ci hanno insegnato l’uso dei dati per personalizzare il più possibile il messaggio. Questo richiede soldi, tempo e professionalità specifiche. Ingredienti che nessuno ha a disposizione in questa inedita campagna elettorale.
Gianluca Comin nel 2014 fonda Comin & Partners, che si è affermata in pochi anni come una delle maggiori realtà di consulenza strategica nella comunicazione e nelle relazioni istituzionali in Italia. In precedenza ha guidato le relazioni esterne in settori strategici per il Paese, prima in Montedison, poi in Telecom e in Enel. È docente di Strategie di Comunicazione e Tecniche Pubblicitarie alla facoltà di Economia dell’Università Luiss Guido Carli.
Inizia la carriera professionale come giornalista per il quotidiano Il Gazzettino, redattore economico e parlamentare nella sede di Roma. Si è poi occupato di comunicazione in Telecom Italia, in qualità di capo delle Media relations, e in Montedison come Direttore Relazioni Esterne. È stato portavoce del Ministro dei Lavori pubblici nel primo governo Prodi. È stato componente del Consiglio di Amministrazione di Endesa e Managing Director di Enel Cuore.
In un’esperienza lunga 12 anni, come Direttore delle Relazioni Esterne ha accompagnato Enel – la più grande utility energetica italiana e una delle più importanti in Europa – in operazioni finanziarie, tra cui la più rilevante acquisizione italiana all’estero (Endesa), e nella sfida all’apertura del mercato alla concorrenza, fino alla gestione della reputazione e del rapporto con gli stakeholders a livello globale.
Da sempre attivo nella condivisione del know-how e nella crescita professionale dei giovani comunicatori, è impegnato nell’attività accademica come docente di Strategie di Comunicazione alla facoltà di Economia dell’Università Luiss Guido Carli e direttore del programma in Executive Corporate Communication presso la LUISS Business School.
Già presidente FERPI (Federazione Relazioni Pubbliche Italiana), rappresenta il Ministero dei Beni Culturali nel Consiglio di Amministrazione de La Biennale di Venezia. È autore di “2030, La tempesta perfetta” (Rizzoli, 2012) e “L’impresa oltre la crisi” (Marsilio, 2016).
Nel 2019 ha curato la pubblicazione di “Comunicazione Integrata e Reputation Management” (Luiss University Press, 2019), volume che punta a rispondere alle evoluzioni della società, dei consumatori e delle imprese attraverso nuove strategie e strumenti di comunicazione integrata, alla cui stesura hanno contribuito anche numerosi professionisti ed esperti del settore. Nel 2021 ha pubblicato, con Gianluca Giansante, “Tu puoi cambiare il mondo. La reputazione personale: promuovere il talento, condividere il valore”, edito da Marsilio.
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