Senatore Centinaio, a chi giova l’autonomia differenziata?
A tutti i cittadini, da Nord a Sud, che potranno contare su servizi più efficienti grazie a più risorse, dove ce n’è bisogno, e una loro collocazione più efficace, nelle Regioni che ne faranno richiesta.
Molte regioni del Sud sono in subbuglio. Si aumenta il divario tra Nord e Sud?
Il divario tra Nord e Sud purtroppo esiste già, bisogna vivere sulle nuvole per non vederlo. Il disegno di legge sull’autonomia differenziata proposto dal ministro Roberto Calderoli prevede che siano finalmente stabiliti i Livelli essenziali delle prestazioni. In questo modo, le regioni più in difficoltà potranno iniziare a colmare questo divario e garantire servizi più efficienti e di qualità ai cittadini. Al di sopra del livello standard fissato dai Lep, conterà poi la capacità della classe politica locale di amministrare il territorio.
Ci vorranno almeno 80 mld per questo provvedimento. Da dove li prenderete?
Non capisco da dove venga questa stima, che ritengo infondata. L’attribuzione di ulteriori funzioni alle regioni che le chiederanno non comporta costi per lo Stato. Nuove risorse andranno invece indirizzate a finanziare i Lep, cioè a migliorare i servizi laddove è necessario, ma non è possibile attualmente quantificare un impegno di spesa. In ogni caso, si tratta di un obiettivo sacrosanto e da tutti sostenuto, la cui realizzazione anzi arriva in ritardo.
Il rischio è di una privatizzazione della sanità?
No. Le regioni che assumeranno più poteri in materia sanitaria potranno individuare le esigenze dei relativi territori e intervenire con maggiore efficacia per soddisfarle. Finora questo non è stato del tutto possibile.
L’autonomia è lo stendardo che dovevate portare ai vostri elettori?
L’autonomia è nel DNA della Lega sin dalla sua nascita, non l’abbiamo certo inventata adesso. Il fatto che i nostri elettori abbiano apprezzato con il loro voto alle elezioni regionali l’approvazione del disegno di legge in Consiglio dei ministri certamente ci fa piacere e ci spinge a proseguire con ancora più convinzione su questa strada.
La Lega conferma Fontana e si aggiudica la palma del buon governo in Lombardia, anche se Fontana prende meno delle liste d’appoggio. Lo stesso avviene in Lazio. È anche la cifra che solo uniti si vince?
Fontana ha ottenuto un milione e 774mila voti, circa 150mila in più rispetto alla somma delle liste che lo sostenevano, e ha raggiunto la straordinaria percentuale del 54,7 per cento. Significa che il centrodestra vince se è unito, se ha governato bene nei cinque anni precedenti e se presenta un candidato che abbia anche un buon consenso personale.
Queste elezioni erano un derby con le liste alleate?
Erano più che altro un termometro per misurare il consenso del centrodestra dopo i primi mesi di governo. E sono state un successo, per la coalizione e per ciascuna delle liste. Superata questa prova, la maggioranza e il governo potranno proseguire nel loro lavoro con più serenità e maggiore stabilità.
L’ondata lunga della destra si fa sentire. La Lega resta un po’ in sordina. In che modo intendete recuperare il rapporto coi vostri elettori?
Al contrario, la Lega ha già iniziato ad aumentare i propri consensi rispetto alle elezioni politiche. L’unità del centrodestra, dopo un lungo periodo di divisioni, fa bene a tutti. Finalmente possiamo realizzare un programma condiviso e non dobbiamo subire, come in passato, i veti di alleati improvvisati che la pensavano diversamente da noi, né adeguarci a scelte tecnocratiche, che non sempre riescono a rispondere alle esigenze dei cittadini.
Vi sentite subalterni alla Meloni?
È chiaro che gli equilibri della coalizione possano essere di volta in volta differenti e nessuno nega che Fratelli d’Italia in questa fase abbia più consensi. Sono certo che la presidente Meloni saprà fare la giusta sintesi tra le istanze di tutti i partiti di maggioranza, così come faranno i presidenti Fontana e Rocca nelle due regioni che sono andate recentemente al voto. Sopraffazioni o subalternità non sono logiche ammissibili in una coalizione di alleati leali.
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