Quanto l’Italia sta investendo nelle nuove frontiere dell’energia come ci indica il PNRR?
L’Italia sta investendo abbastanza ma siamo lenti nelle autorizzazioni, per cui ci sono tanti progetti bloccati. Quindi la questione è quanto potrebbe investire di più se le autorizzazioni fossero più semplici e più veloci. Progetti in vista ne abbiamo tantissimi ma sono bloccati. Tant’è vero che adesso il governo emana il decreto “Aree idonee”, la legge che deve stabilire i paletti con cui Le Regioni determineranno appunto le cosiddette aree idonee, cioè aree in cui il processo autorizzatorio sarà estremamente semplice. Il governo dovrà fissare alcuni criteri in base ai quali le Regioni fanno una mappa fisica delle aree dove installare le energie alternative. Noi del M5S stiamo sollecitando il governo perché è uno dei tanti decreti in ritardo come lo è quello sulle comunità energetiche.
Il presidente di Symbola, Ermete Realacci, dice che l’Italia sta recuperando il gap energetico. Qualcosa si muove insomma
L’Italia per forza sta recuperando il gap energetico ma è la velocità con cui si recupera il gap che conta. Se io deve andare dal punto A al punto B e ci vado ad 1 km all’ora, posso dire che mi sto muovendo ma lo faccio come una lumaca. Abbiamo due grandi battaglie: le fonti rinnovabili per produrre energia e l’efficienza energetica per fare le stesse cose con meno energia, cioè mantenere la stessa qualità di vita con meno energia, ed è il percorso che è stato avviato con il Superbonus.
Secondo recenti stime di Elettricità Futura serviranno 85 gigawatt aggiuntivi di rinnovabili, da ripartire essenzialmente tra eolico e fotovoltaico, da qui al 2030. E questo comporta una media annuale di 10-12 gigawatt di nuove installazioni dal 2025 in poi. Siamo in grado di farlo?
Siamo assolutamente in grado di farlo, è un dato di fatto, basta andare a recuperare i dati sulle installazioni del triennio 2008-09-10, quando grazie al conto energia ci fu il famoso boom delle rinnovabili. In un anno solare arrivammo a installare 10 gigawatt in un anno solo. Con la tecnologia di allora e con i costi più alti di allora. Se 13 anni fa, con costi superiori e un’efficienza minore, riuscimmo ad installare 10 gigawatt, oggi potremmo fare 20 gigawatt all’anno. Il problema è meramente politico-burocratico.
Il dato scende se si guarda all’agricoltura dove sono ancora poco usate le rinnovabili
Sono stato tra i primi a scrivere dell’uovo di Colombo. L’agrifotovoltaico, cioè mettere i pannelli 5 metri sopra il terreno in maniera che sotto ci possa passare un trattore e si possano coltivare uva, grano, pastorizia, allevamento. Non è una tettoia coprente ma è a buchi, così il sole passa e le colture crescono ugualmente. Dunque sì, sull’agricoltura siamo indietro. Tutti hanno la convinzione che le rinnovabili consumino il terreno, mentre se il progetto è fatto bene aumenta la produzione agricola. Una parziale ombreggiatura aiuta la crescita agricola.
Un dato di cronaca: i frati cappuccini di Pietralcina sono contrari alle pale eoliche, ma non solo loro…
Certo, non vogliamo mettere le rinnovabili dentro al Colosseo, abbiamo tanti altri posti dove metterle! Se le pale eoliche sono in un posto sacro bellissimo si potrebbe dire che hanno ragione. Sta di fatto che c’è da chiedere ai frati: lo sanno che l’energia che usano gli viene fornita da impianti a fonti fossili che fanno molto più danno delle rinnovabili?
Perché le maggiori imprese dell’energia pulita sono tutte concentrate al Nord? Non potrebbero essere un volano di sviluppo per il Sud che può vantare il sole?
Certo che sì: le rinnovabili hanno come primo vantaggio che sono democratiche. Non è che il sud è tagliato fuori, anzi è il contrario, essendo quelle regioni più irraggiate. Sono sviluppate più al Nord perché il Nord è da sempre più organizzato dal punto di vista industriale, ma ci sono casi al Sud come ad esempio Catania dove le rinnovabili stanno prendendo piede
Essere energeticamente autosufficienti quanto ci protegge dalla Russia?
E’ ovvio che se sei autosufficiente sei protetto contro gli scherzi dei fornitori, non solo dalla Russia ma anche dall’Algeria, dalla Tunisia, dal Marocco e da tutti quelli che ci vendono energia, compresa la Francia, che ci vende energia nucleare che peraltro è in crisi per problemi di manutenzione.
Ci sono fattori geopolitici che concorrono alla primazia delle fonti rinnovabili?
Ovviamente sì, da sempre il pianeta è geopoliticamente conteso, parliamo qui di interessi enormi. Chi produce petrolio vuole continuare a farlo, stessa cosa per il gas o per il nucleare. Da una parte abbiamo quelli che guadagnano dallo status quo attuale e non vogliono che si cambi, dall’altro ci sono quelli che vorrebbero venderti nuovi prodotti come i pannelli fotovoltaici o le pale eoliche o le pompe elettriche di calore. Qual è l’approccio più giusto? Comprare prodotti che ti rendano indipendente. L’Europa deve farsi le sue filiere del fotovoltaico, delle batterie etc.
L’Italia come si posiziona?
E’ messa a macchia di leopardo, ci sono imprenditori che stanno facendo cose fantastiche, però la politica sta facendo un passo indietro, il governo è ancora ancorato alle fonti fossili e ha utilizzato 8 mld di PNRR che l’Europa ci ha dato in più per rigassificatori e metanodotti. Il M5S è fortemente contrario.
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