Un Del Mastro che non sia Gianluca Del Mastro. Questo sembra il profilo adatto a essere candidato a sindaco, per il Movimento 5 Stelle di Pomigliano. Una formazione da non sottovalutare, che alle ultime elezioni politiche è comunque risultata la prima forza in cittá, avendo raccolto la maggioranza dei consensi, con un 35% che ha portato all’elezione di Carmela Auriemma alla Camera, e un 37% per il Senato, dove è risultato eletto Raffaele De Rosa.
Certo, si tratta di numeri ben diversi da quelli della precedente consultazione, quando la lista del Movimento era ancora quella di Luigi Di Maio, che raccolse il 63% dei voti, letteralmente surclassando lo sfidante di centrodestra, Vittorio Sgarbi, fermo a poco più del 20%. E poi, si sa, le comunali sono un’altra cosa. Ma in ogni caso, ce n’è abbastanza per dire che a Pomigliano di spazio politico per i grillini ce ne sarebbe ancora.
Il condizionale è d’obbligo, perché il Movimento è alle prese con una serie di criticitá non da poco. Innazitutto, andare da soli o in coalizione con altri? A quanto pare, il nodo delle alleanze non è stato ancora sciolto. Ma di spazio di manovra sembra essercene poco. Il dialogo è aperto con il PD, il cui facilitatore inviato da Napoli ha posizionato il partito sulla sponda opposta a quella dei firmatari della sfiducia a Del Mastro. Una alleanza PD – M5S sul modello Napoli, dove l’asse ancora regge nonostante l’intero quadro circostante sia cambiato, potrebbe essere proposta anche qui a Pomigliano, magari corroborata da qualche lista espressione del civismo locale, sempre di matrice progressista. Si aspetta di capire cosa fará Rinascita.
L’alternativa al cartello di sinistra sarebbe correre da soli, ma significherebbe mettere in conto un magro risultato, nella migliore delle ipotesi un seggio che assicurerebbe solo un diritto di tribuna in consiglio comunale.
Poi, c’è il nodo degli ex. Perché, tramontata la stella Di Maio con la sua Insieme per il Futuro, qualcuno dei seguaci orfani del ministro pomiglianese non nasconde il desiderio di voler rientrare nei ranghi del Movimento. Ma riprenderseli sarebbe una scelta ai limiti del suicidio, col rischio di essere impallinati a ogni confronto pubblico, tacciati di fare sponda a chi si è rivelato un opportunista.
Anche sui programmi il problema è serio. Le argomentazioni legalitarie, ai limiti del giustizialismo, tradizionale cavallo di battaglia dei pentastellati, rischino ora di inserirsi in un dibattito avvelenato da un teorema, quello della cittá dove esisterebbe un potere dei clan e in mano agli speculatori edilizi, che sta via via sgonfiandosi, a colpi di provvedimenti dei giudici di merito. Il fatto però è che non è facile ora mettere l’abito dei garantisti, e magari qualcuno nemmeno lo vuole, convito di restare su una strada giusta.
Ma il punto più dolente è il fattore umano: chi candidare? Partendo dalla lista degli aspiranti consiglieri, che è difficile comporre, perché dei vecchi che avevano un pacchetto di preferenze ma che comunque cosi’ ne portavano anche alla lista, non c’è rimasto più nessuno. Ma soprattutto, chi proporre per la sfida alla carica di sindaco? Il profilo di cui i Movimento è in cerca corrisponde a quello di un esponente della societá civile, che non abbia alle spalle un passato di militanza politica, perché questo, per come la pensa l’elettorato-tipo del Movimento, finirebbe per offuscarne la credibilitá.
Una persona di cultura, immune da beghe locali e faziositá locali, politicamente vergine ma non a digiuno di politica. E soprattutto, uno che sappia ancora rappresentare quella aspirazione al voltare pagina, che poco più di due anni fa fu il cavallo di Troia per la conquista dello scranno di primo cittadino. Insomma, un Del Mastro che però non sia lui. Impresa ai limiti dell’impossibile, e il tempo stringe. Al punto tale che, alla fine, qualcuno si domanda se non sarebbe meglio accontentarsi di rimettere in gioco proprio il papirologo maranese.
di Francesco Cristiani
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