Cosa vuol dire essere riformisti oggi?
Questo termine fu per primo coniato da Filippo Turati, il padre del riformismo italiano, era in carcere a Milano e Anna Kulushoff, la sua compagna scrisse a Filippo Turati perché preoccupata dagli scioperi selvaggi che c’era a Milano e l’anarchismo potesse spazzare via l’istanza socialista. Turati rispose dicendo: “Dobbiamo trovare la via breve, quella delle riforme”. Da allora, anche nel Psi, il termine riformismo è stato per lungo tempo minoranza rispetto al massimalismo e rispetto a quella visione subalterna al PCI di allora. Il riformismo è la contrapposizione a metodi rivoluzionari, con la rivoluzione c’è la presa diretta del potere, mentre il riformismo è un metodo, una cultura, una visione graduale per cambiare le condizioni di partenza. Oggi il riformismo ha vinto anche rispetto al Pci, tutte le forze si richiamo al riformismo e sta diventando annacquato perché è un po' in bocca a tutti. Riformismo è mettere al centro l’uomo con i suoi valori e i suoi principi in fin dei conti.
Quali sono i temi più cari ai riformisti?
Il progresso, l’evoluzione del cittadino, portare avanti gli ultimi, portare equilibrio dove ci sono divari come Nord e Sud, l’ambiente, la salute del cittadino, essere riformista è creare condizioni di solidarietà e prosperità per la comunità
Come riformereste Pomigliano?
Mi auguro che il prossimo sindaco riformatore di Pomigliano sia capace di dare alla città quello spirito di progresso e di solidarietà che è mandato. Bisogna ridare alla città la possibilità di prosperare, di rimettere al centro il cittadino, di far crescere i bambini in sicurezza e allegria, di fare una vita gioiosa ai giovani dove possono sognare di nuovo, di dare agli anziani la possibilità di vivere tranquillamente gli ultimi anni della propria vita. Bisogna fare di Pomigliano il fiore all’occhiello della città metropolitana. C’è bisogno di una grande cultura, di grande spessore e di una grande squadra di governo e di un consiglio comunale all’altezza. Compito di un sindaco riformatore è quello anche di far tornare la politica, di aprire le porte dei partiti per creare una nuova classe dirigente. Io chiederò al prossimo sindaco di mettere a disposizione dei locali per una fondazione politica affinchè i giovani possano conoscere la storia del 900’. Pomigliano non è una città qualunque, ha dato i natali ad illustri politici. Oggi la politica è dispersa, frantumata. Anche le industrie facciano la loro parte affinchè i migliori talenti della città possano ampliare le loro conoscenze, viaggiare, imparare nuovi mestieri, scoprire. Una cosa voglio dirla sulle scuole, non solo perché andrebbero migliorate esteticamente, ma perché siano dotate dei migliori docenti, perché la scuola è il fondamento di una nuova società. Poi insedierei una facoltà universitaria di rilievo, non quello del vino, ma un polo che abbia un rapporto stretto col mondo scientifico e del lavoro
Come dovrà essere la transizione ecologica ed energetica di Pomigliano?
La prima cosa da fare è quello che facemmo nel 75’, spazi verdi attrezzati, impiantare moltissimi alberi e utilizzare tutte le forme di energia alternativa. Il governo cittadino deve incentivare le fonti rinnovabili, sfruttando i fondi comunitari e del PNRR ad esempio per attrezzare le scuole con pannelli solari. Poi tanto verde anche sui balconi attrezzati. Poi bisogna avere un legame stretto con il mondo delle fabbriche per far in modo che inquinino di meno. Poi bisogna dotare tutta la parte vecchia di Pomigliano di un’edilizia sana e compatibile con l’ambiente. Poi avere una viabilità scorrevole che abbassi lo smog e riduca il traffico. Servono spazi organizzati vivibili dalla comunità, io chiuderei gran parte delle strade della città e metterei un taxi sociale
Per fare questo c’è bisogno di una macchina amministrativa che funzioni però…
Infatti per fare queste cose non basta un sindaco capace e riformatore, ma bisogna avere una giunta all’altezza di questo momento storico, un consiglio comunale che dialoghi con l’amministrazione e nello stesso tempo organizzare la macchina comunale. Noi oggi perdiamo molti fondi europei ordinari, la mia grande preoccupazione è che Pomigliano non riesca a spendere i fondi del PNRR. Io penso che il sindaco si debba dotare di un direttorio di alte personalità che affronti due temi: la transizione energetica e la riorganizzazione della macchina comunale.
Avete una proposta per le fasce più deboli?
Io penso che il bilancio debba pendere sempre vero le fasce più povere, va ricostruito lo specchio sociale che è frantumato e che ingoia anche il ceto medio. Io ricordo che l’ex sindaco Russo non prendeva lo stipendio, credo che tutto quello che è possibile lo dobbiamo accumulare e darlo ai deboli. E’ un obiettivo del riformismo e la missione del socialismo. Io penso che possiamo costruire una Pomigliano solidale all’altezza del passato.
Pomigliano è una comunità aperta: fanno bene i sindaci a registrare i figli di coppie gay?
Un sindaco deve essere apertissimo alla società variegata, nella coppia quello che deve esserci è l’amore che è il cemento di una coppia che sia etero o gay. Il Comune è di tutti, deve servire tutti, Pomigliano darà a tutti i diritti fondamentali senza se e senza ma.
I riformisti guardano ad Italia Viva?
Non so ancora se i principi riformisti che professo siano in Italia Viva, bisognerà vedere, oggi c’è una nuova voglia di socialismo, dopo oltre 30 anni, per la prima volta i socialisti si sono riuniti di nuovo superando la diaspora. Poi vedremo l’evoluzione del Terzo Polo, però i vedo contrapposizioni tra Renzi e Calenda così come non so ancora se Elly Schlein abbia idee riformiste, finora ha mostrato solo movimentismo. L’Italia ha bisogno di un grande fronte riformista, alla Meloni non la si combatte con populismo e demagogia dei 5 stelle o del massimalismo, si combatte con l’alternativa rifomista. Il primo appuntamento sarà quello delle Europee.
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